Dirsi addio con affetto e dignità. Gian Ettore Gassani: “Vi dichiaro divorziati!” | di Daniela Cavallini

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«Verrà il giorno in cui avrò smesso di cercarti, in cui ti confonderai di nuovo tra miliardi di persone. Ma questo nostro grande amore, e tutto quanto esso ha rappresentato per noi, resterà indelebile, accantonato in una parte nascosta del mio cuore…». (Gian Ettore Gassani) 

Gian Ettore Gassani: “Vi dichiaro divorziati!”

Come si affrontano separazione e divorzio? E l’affidamento dei figli? Qual è la tempistica per ottenere la libertà – o forse dovrei dire  la “liberazione” – dal vincolo matrimoniale? È proprio necessario recarsi in tribunale per separarsi e divorziare?

Dal più noto Avvocato Matrimonialista d’Italia, Gian Ettore Gassani – Presidente AMI – Associazione Matrimonialisti Italiani – che ha trasposto in successo letterario – “Vi dichiaro divorziati” – Diarkos Edizioni –, informazioni e consigli (e non solo…) per meglio sostenere le difficoltà insite in uno dei momenti più critici nella vita.

Daniela Cavallini:

Bentornato Avv. Gassani, che dire… di successo in successo…

Avv. Gian Ettore Gassani:

Bentrovata Daniela, eh sì… un successo che dedico e soprattutto condivido con i miei “Pazienti”… non “Clienti”… “Pazienti”!

Daniela Cavallini:

Un’accezione innovativa coniata per indicare le persone che ricorrono a lei?

Avv. Gian Ettore Gassani:

Lo studio legale di un Matrimonialista non è paragonabile a nessun’altra tipologia di Studio Professionale: è una sorta di pronto soccorso. E’un vero e proprio confessionale che, seppur profano, accoglie le più intime confidenze relative al dolore procurato da sentimenti distrutti, cui si aggiungono la rabbia, la paura dell’indigenza e della solitudine. Non di rado, nell’ambito del primo colloquio, le reazioni della persona seduta di fronte a me assumono manifestazioni che richiedono l’immediato ripristino dell’equilibrio. Va da sé che è mio compito, riportare lucidità per proseguire il dialogo. Per questo motivo, asserisco che l’avvocato matrimonialista, diversamente dal civilista, non può considerarsi sollevato da nozioni di psicologia da porre prontamente in atto. La sofferenza, implosiva od esplosiva che sia, deve essere soccorsa, esattamente come una ferita che sanguina.

Daniela Cavallini:

Più che comprensibile! In ogni capitolo del libro, infatti, sono presentati episodi ascrivibili a differenti livelli di gravità e sensibilità, nonché all’atteggiamento mentale, induttivo di comportamenti attribuibili  all’arroganza, alla ricerca di complicità maschile, alla discriminazione di genere espressa nell’insulto alla sua persona – ritenuta addirittura inabile al comprendimento del  rapporto che lega la madre ai figli, perché uomo.

Avv. Gian Ettore Gassani:

Le sono rimasti impressi i capitoli “La Canaglia” ed “Il bottino di guerra”… In effetti è dai racconti di coloro che si rivolgono a me che traggo ispirazione. Io riferisco pedissequamente l’esposizione dei fatti e  descrivo lo svolgimento di alcuni incontri che ritengo possano costituire un  elemento di riflessione per il lettore. Narro del primo appuntamento con ognuno di loro, unitamente a comportamenti e sentimenti di entrambi. Sì, di entrambi, perché io non sono avulso da sensazioni e reazioni. Certo, il mio ruolo m’impone concentrazione ed oggettività, non escludendo neppure l’impenetrabilità emozionale, tuttavia non può inibirmi le personali sensazioni di sconcerto o commozione a fronte di alcune situazioni, così come non può obbligarmi ad accettare un incarico contrario ai miei valori.

Daniela Cavallini:

Infatti i due casi sopracitati sono stati da lei rifiutati.

Avv. Gian Ettore Gassani:

Certo, ma non solo quelli, rifiuto anche casi in cui capisco che potrei vincere la causa, ma a scapito di innocenti – soprattutto bambini – destinandoli, con la mia arringa di parte avversa, ad un gramo destino.  Non svendo la mia dignità per un bonifico!

Un altro aspetto, talvolta sottovalutato, riguarda il rispetto professionale. A chi mi apostrofa “avvocato, lei deve dire questo e fare quello, ascolti me che so come vanno queste cose”, rispondo che una volta accettato l’incarico, la strategia è mia: ho il dovere di informare il mio assistito, così come lui di informarmi di tutto, eventuali nefandezze incluse, tuttavia, da professionista è mio compito guidarlo verso la risoluzione a lui favorevole.

Spesso, il peggiore nemico dell’avvocato è il suo cliente stesso, che, per l’effetto, diviene nemico di se stesso, quando incapace di controllare i propri impulsi, agisce inconsapevolmente a suo danno, optando per l’autodifesa (mal)supportata dalla sola istintualità.

Daniela Cavallini:

Il capitolo “Eutanasia di un amore” – coinvolgente sino alle lacrime –  costituisce  un estratto di emozioni oltre a lezioni di dignità e rispetto. E’ d’accordo se ci soffermiamo?

Avv. Gian Ettore Gassani:

Certo, volentieri!

Daniela Cavallini:

Prima però non posso esimermi dal riportare la sua premessa al citato capitolo… espressione realistica e struggente, atta a sdoganare il concetto che amare non è esclusività femminile e l’Uomo non è un analfabeta sentimentale… solo i maschi ne sono rimasti palesemente aggrappati e le donne che purtroppo hanno conosciuto solo loro.

“La fine di un amore è in molti casi un dramma senza fine. Un lutto da elaborare. Si muore dentro senza avere la forza di reagire…”

Segue Il riferimento al grande Eduardo “L’amore è un grande dolore” e, come se non bastasse, non l’Avvocato Gassani, bensì Gian Ettore, prosegue rivelandoci…

“Ennio Morricone, invece, compose una memorabile colonna sonora per il film ‘Morire d’amore’. L’ascolto spesso: è una musica struggente che mi ha fatto compagnia mentre scrivevo questo libro nei ritagli di tempo e nelle notti insonni della mia vita incasinata”.

Ed ora, asciugata l’inevitabile lacrima, torniamo al racconto “Eutanasia di un amore”.

Avv. Gian Ettore Gassani:

Gian Ettore Gassani: “Vi dichiaro divorziati!”

Eccomi! Solo in rari casi capita di dirsi addio con dolore, ma senza rancore. Se può essere considerato paradossale che tra gli Anglosassoni sia diffuso festeggiare il divorzio alla stregua di un matrimonio, con tanto di invitati, pranzo, musica e bomboniere, è pur vero che noi Italiani dovremmo imparare a lasciarci rispettando il passato che ci ha uniti. E’ triste rinnegare ciò che è stato, sporcando e stracciando pagine importanti del libro della nostra vita, diffamandoci a vicenda, in tribunale e non solo.

Dovremmo praticare l’eutanasia ad un amore quando ha raggiunto la fase di malato terminale, salvaguardandone la dignità, quando non è intaccato dal disprezzo e sussiste ancora un seppur flebile affetto nella coppia.

Dovremmo altresì toglierci dalla testa che essere divorziati significhi essere falliti, perché è proprio il senso del fallimento che genera guerra e ansia di vendetta.

I veri falliti sono coloro che stanno insieme senza amore: non ascoltate i talebani dello stare insieme ad ogni costo!

Daniela Cavallini:

Infine, riscontriamo uno dei rari casi di divorzio, gestito con emblematica civiltà, risparmiando al già indesiderato finale, l’umiliazione di una grezza chiusura coram populo della durata di 27 minuti, tanto è la durata della devastante procedura – assimilabile ad una catena di montaggio -, subìti nella confusione di un tribunale.

Avv. Gian Ettore Gassani:

Con la Legge 162/14, è possibile in Italia separarsi e divorziare, senza mettere piede in un tribunale. Condizione necessaria è che la coppia sia d’accordo su tutto e che scelga la separazione consensuale o il divorzio congiunto (o anche le procedure per modificare le condizioni di separazione e divorzio).

In pratica, i coniugi, rappresentati ciascuno dal proprio patrono di fiducia, possono sottoscrivere l’accordo di separazione/divorzio (o modifica del precedente), nella riservatezza di uno Studio legale, senza mai vedere un Giudice. In realtà, la procedura si compone di fasi successive, riportate nel libro, ma di competenza  degli avvocati e del PM.

Mi preme segnalare che è vietatissimo ricevere in Studio i figli minorenni della coppia.

Nel capitolo da cui prende titolo il libro… “Vi dichiaro divorziati”, rendo noto di aver gestito una negoziazione assistita.

I due coniugi si rivelarono persone di rara educazione e civiltà. Mai una parola fuori posto, mai uno screzio. In verità, erano entrambi motivati dalla fretta di definire il loro divorzio in quanto ambedue avevano allacciato nuove relazioni sentimentali e non vedevano l’ora di chiudere col passato.

Quando, in seguito alla sottoscrizione dell’accordo presso il mio studio,  risposi alla loro domanda postami con tono ansioso “allora avvocato, abbiamo finito, siamo liberi?” dissipai la loro apprensione e dissi “Signori, vi dichiaro divorziati!”.

Burocraticamente non era ancora esattamente così, tuttavia ritenni importante dirlo proprio in quell’istante.

E… fu così che i due “promessi divorziati” vissero felici e contenti…

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

Daniela Cavallini e Gian Ettore Gassani