Era notte fonda, Sara sentiva solo i suoi passi sul marciapiede lucido di pioggia… aveva appena smesso di piovere e lei stringeva in mano l’ombrello bagnato.
La donna indossava un cappotto scuro, elegante, intorno alla vita una cintura che sottolineava la vita sottile, sulla testa un cappello nero, gocciolante di pioggia, con larghe falde…
Sotto le falde uscivano ciocche di capelli scuri. Una donna sola, in piena notte che camminava spedita verso casa.
Le si era scaricato il cellulare…
Si sentiva persa, come quando un giorno da bambina si era allontanata senza trovare la strada di casa: tutto sembrava estraneo ed ostile ai suoi occhi infantili, ogni angolo buio che le passava davanti agli occhi sembrava nascondere pericoli, presenze oscure… finché non vide in lontananza suo padre che la cercava…
Lei gli corse incontro e lui le accarezzò i capelli, la prese in braccio e la portò a casa.
La mente di Sara era tempestata di paure e ricordi. Quella spiacevole serata era iniziata in modo tranquillo:
Aveva raggiunto “Il pianobar delle streghe” con un taxi, un locale conosciuto che si trovava a circa mezz’ora a piedi da casa…
La sua auto era dal meccanico perciò aveva preferito il taxi ad una lunga passeggiata al gelo, nella pioggia….
La festa al pianobar era stata noiosissima: la solita musica e le solite facce che sembravano fatte con lo stampo… niente di diverso.
Sara aveva pensato di prendere il taxi anche al ritorno per non dover sopportare, per un passaggio, qualche collega marpione…
Purtroppo si era accorta tardi, quando tutti ormai erano andati via, alla chiusura del locale, che il suo cellulare era scarico…. era rimasta sola. Conosceva comunque la strada del ritorno e, anche se non vicinissima a piedi, decise di avviarsi.
Gli stivali con il tacco alto non le impedivano di avere un passo agile e veloce. I passi acceleravano come il suo cuore perché, ad un certo punto, aveva sentito qualcosa… i passi di un uomo…
Aveva sempre avuto una paura irrazionale del buio…
Il cuore le esplodeva nel petto, aveva la fronte e le mani bagnate di pioggia e di sudore…
Lo stomaco era stretto in una morsa dolorosa, il freddo era più pungente del solito sulla pelle umida…
Continuava a sentire quei passi… sempre più distinti.
Aveva i brividi lungo il collo e le spalle, le mani tremavano. La borsetta stretta nella mano sinistra e l’ombrello nella destra…
Nell’oscura solitudine di quel quartiere di città, le finestre avevano chiuso gli occhi, ogni angolo era inghiottito dal silenzio… ogni impercettibile rumore sembrava vibrare come un terremoto nella mente di Sara…
Quei passi diventavano vicini, sempre più vicini…
I lampioni accesi dall’altra parte della strada erano una luce lontana: voleva raggiungere quella luce a tutti i costi, come s’insegue una luce in fondo a un tunnel.
Correva, il respiro affannoso per arrivare alla fine di quel tunnel di terrore…
Non si era mai sentita parte della città, di quei palazzi, delle strade gelide e caotiche che vedeva ogni giorno, dei rumori del traffico. Ora, però, quasi rimpiangeva il taxi…
Nel silenzio di quelle strade la solitudine si era trasformata in smarrimento, paura, disperazione…
Voleva urlare ma la voce sembrava intrappolata in gola… non le usciva.
Quei passi diventavano vicini, sempre più vicini….
Non aveva il coraggio di voltarsi, di guardare in faccia chi camminava dietro di lei da pochi minuti…. quei pochi minuti sembravano un’eternità.
Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla… un brivido gelido le attraversò tutto il corpo….
Un contatto che la fece sussultare e voltare con forza. Si trovò davanti un uomo alto, distinto, di una certa età.
Era vestito di scuro e la fissava con un uno sguardo rassicurante, protettivo.
La sua anima era stata sfiorata da un’altra anima: era lui, non ci poteva credere… era proprio lui!
Era suo padre! Quel sorriso familiare illuminava quella notte senza speranza…
Ma tu non sei vivo… cosa ci fai qui papà?
Era così elegante e le sorrideva con quegli occhi verdi che brillavano nell’oscurità. Non le rispose nulla… la invitò con un gesto a mettersi sottobraccio a lui.
Camminarono a braccetto fino casa e poi, giunti davanti al portone, divenne trasparente fino a confondersi con la notte, fino a sparire…
Sara ormai era al sicuro e lui poteva tornare a proteggerla tra le stelle, nell’infinito viaggio senza ritorno.
Rossana De Santis