La vita di ciascuno di noi è un insieme di emozioni e di sentimenti che sono alimentati dal nostro fare , dal nostro pensare e dal nostro dire. L’esistenza diventa più varia e più affascinante se sappiamo alimentare con le passioni il piacere di costruire il mosaico del nostro vivere quotidiano. La creatività è il frutto della curiosità umana e la voglia di mettersi in gioco in obiettivi diversi ed il nutrimento dei nostri pensieri ed anche la spinta per fare quello ci interessa e ci appassiona. Questo ingrediente prezioso è la base della passione che può palesarsi sia nelle attività professionali come in quelle di studio ed allo stesso modo nelle nostre attività ludiche e ricreative. In questo tristissimo periodo che tutta l’umanità sta vivendo e cerca di affrontare questo disastro sia sanitario, che economico e purtroppo con una ricaduta anche sul piano sociale. I nostri pensieri si accavallano e ci manca il nostro fare che non possiamo più costruire e ci rimane solo il dire ed ecco che ci manca a chi dirlo ed allora è la mente che compensa questa solitudine con il pensare, così si arriva a sognare. La nostalgia di quel viaggio o la mancanza di quell’incontro che prima ci sembrava “normale” ora è impossibile. Il piacere di camminare ci regala la tranquillità della riflessione e la possibilità dell’osservazione dei dettagli di quel panorama o di quel monumento oppure di quella pianta in in mezzo ad un prato. Fino allo scorso anno era possibile fare cammini seguendo itinerari ricchi di storia o di luoghi importanti per la nostra fede oppure camminate sui sentieri delle nostre splendide montagne.Papa Francesco ha detto che camminare è proprio l’arte di guardare l’orizzonte, pensare dove io voglio andare, ma anche sopportare la stanchezza del cammino. Questi salutari due passi li possiamo fare anche nelle nostre città, scoprendo un modo di viverle e vederle in una maniera diversa e forse è così la nostra attenzione per i nostri luoghi diventerà una passione di viverli in modo diverso. Anche il pensiero di Italo Calvino credo che possa essere molto attinente alla promozione del cammino e dice :” Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.” Vivere a Firenze e passeggiare ogni giorno per le vie e le piazze ed affacciandosi sui giardini dei vari parchi, che spesso circondano ville importanti è veramente un arricchimento sia per la vista che per la mente.Questo significa arricchire la nostra anima con tanta bellezza.Una di queste passeggiate che amo fare per godermi sia il panorama ed i ricordi di alcuni importanti artisti che lì hanno vissuto è la Via di San Leonardo. Questa è una strada tortuosa che si snoda da Viale dei Colli fino a Porta San Giorgio in prossimità dell’ingresso al Forte Belvedere. La pavimentazione è fatta a pietra e la strada scorre tra tante costruzioni di ville e palazzi, che con la loro antichità ci fanno immergere nella storia di questa città.All’inzio della strada troviamo Villa Piatti e sulla facciata c’è una lapide, che testimonia che il musicista Ciaikovskij, nel 1858 qui musicò una delle sue più conosciute opere teatrali, “La Donna di Picche”. E proprio in questa antica strada contraddistinta da antiche ville, costeggiata da alti cipressi e delimitata da rurali muri di pietra ornati da ottocenteschi graffiti, al numero 49, visse e lavorò dal 1933 al 1957, come ci ricorda una targa, il maestro Rosai. Infatti tra i vari scorci di Firenze immortalati nelle opere di Rosai non possiamo dimenticare che questa via fu dipinta in un suo famoso quadro nel 1935. Sempre camminando in questa via troviamo la piccola chiesa di San Leonardo in Arcetri del XI° secolo, che custodisce al suo interno un pergamo (altare) duecentesco in marmo. Originariamente il pergamo era posto nella chiesa di San Pier Scheraggio, sconsacrata ed inglobata negli Uffizi nel 1782 per volere del Granduca Pietro Leopoldo.Sulla casa accanto vi è una lapide a ricordo di Mario Pratesi scrittore toscano dell’ottocento, che ci ha lasciato alcuni romanzi ed i più famosi sono : Jacopo e Marianna del 1872,In provincia del 1883,L’eredità del 1889,Il mondo di Dolcetta del 1895 e La dama del minuetto nel 1910.Mario Pratesi inserito nel filone letterario del verismo regionale del XIX secolo, per la sua continua attenzione verso i problemi sociali che lo portano ad una viva polemica contro la corruzione della borghesia cittadina. In questo percorso poco dopo passata la Chiesa di San Leonardo c’è una pianta di arancia ed i suoi frutti fanno bella mostra di sé e sembra che si affaccino da quel muro quasi a curiosare.
Questa passeggiata continua fino a Costa San Giorgio ed alla fine di questa discesa si arriva al Ponte Vecchio ed il fiume Arno si snoda attraverso la città. Credo che queste passeggiate liberino la nostra mente facendosi apprezzare le bellezze, che ci circondano e con la loro storia ci facciano riflettere e pensare ed in questa attività non è da escludere che si possa incontrare il volo di un piccione oppure il miagolio di un gatto.Auguro a tutti una buona passeggiata ristoratrice.