Ben tornati nella mia rubrica: “In salotto con Aurora” di Mobmagazine.it. Oggi, miei cari lettori, vorrei fare alcune riflessioni sul ruolo sociale che occupa la donna ai nostri tempi. Ebbene, che ci piaccia o no, fin dai nostri primi vagiti, a secondo se nasciamo “femmine” o “maschi”, siamo tutti destinati a seguire regole imposte dalla nostra società, talmente ben radicate, che risultano difficili da violare anche da quelle donne più coraggiose che cercano di ribellarsi e di mettersi in gioco attraverso le proprie caratteristiche intellettive, gli studi conseguiti e i tanti riconoscimenti raggiunti nelle varie categorie sociali. La disparità di trattamento tra uomo e donna continua ad essere evidente in tutti i vari settori della nostra economia, nonostante i numerosi progressi raggiunti in vari campi da molte donne negli ultimi decenni. In Italia è presente un consistente divario retributivo oltre che di posizionamento nel mondo del lavoro, dove il reddito medio delle donne è solo il 59,5% di quello degli uomini. Le donne guadagnano molto meno degli uomini pur rivestendo lo stesso livello lavorativo. E tra le donne, è particolarmente alta l’incidenza di lavori dipendenti con una bassa retribuzione, rispetto ai loro colleghi uomini. L’Italia risulta essere l’ultimo Paese in Europa per il lavoro femminile, dove il tasso di occupazione delle donne, soprattutto nel sud della nostra Penisola, è pari solamente al 33%. Per non parlare poi dei ruoli di potere, in particolare nel campo politico e manageriale, in cui la presenza femminile è quasi assente. Come mai, allora, nonostante i progressi raggiunti dalle donne negli ultimi decenni, l’obiettivo di avere una parità di trattamento con l’altro sesso resta per noi ancora un miraggio? Per troppo tempo siamo stati abituati a sottovalutazioni che riguardano il ruolo della donna da parte della società che l’ha sempre relegata per lo più al ruolo di moglie e madre, precludendo qualsiasi possibilità di vederla realizzata nel campo lavorativo al pari dell’uomo. In questo modo, la maggior parte delle donne, ha così finito per interiorizzare un’ideologia sessista, tanto da finire per tollerare comportamenti disparitari e una serie di ingiustizie e violenze senza fine, trasformandosi in vere e proprie “discriminazioni”, come ad esempio le molestie sessuali subite dalle donne sui luoghi di lavoro. Ovviamente, se la maggior parte delle donne ha ben chiaro il suo ruolo quasi “istituzionale” di accudire la casa, il marito e i figli, questo “ruolo” ha un senso solo se una tale condizione arriva alla donna come una libera scelta e non come “imposizione” del maschio. Ancora oggi, infatti, nel nostro Paese, la maggior parte delle donne vive una sorta di “prigionia” e di “subordinazione” all’uomo, in cui molte di esse debbono chiedere il permesso per uscire o il denaro per fare la spesa. Si tratta di quelle donne che, in un certo senso, fin dalla loro tenera età, sono state “addestrate” e “programmate” per questo tipo di vita, come se tutto questo rientrasse “nell’ assoluta normalità”. Ed è questa “convinzione” che si deve sradicare se si vuole ottenere una vera parità di ruoli sociali tra uomo e donna, attraverso l’incoraggiamento all’amore di sé, alla stima del proprio essere donna, alla consapevolezza di raggiungere quella indipendenza, soprattutto economica, che rimane l’unica vera chiave per poter arrivare alla vera parità di trattamento in ogni livello.
Aurora d’Errico