Girovagando per Palermo, nei pressi del quartiere Albergheria, mi imbatto nella chiesa di San Giovanni all’Origlione , riaperta nel 2018 con importanti affreschi “ritrovati” di Pietro Novelli tra cui il Trionfo di Davide.
La chiesa risale al XII secolo come sede di un ospizio per i Cavalieri Gerosolimitani dipendenti dalla commenda della Guilla e nel XVII secolo fu “trasformato in monastero e affidato a una comunità di suore benedettine” gestito da badesse di origini nobiliari. La struttura inglobava al suo interno la chiesa trecentesca di Santa Maria dello Scutino che, ai tempi del Mongitore, presentava il cappellone col “ quadro raffigurante l’antica immagine dell’Annunziata con le parole dell’Angelo rivolte alla Vergine e quelle della Vergine rivolte all’Angelo, dipinte nella predella in lettere gotiche”.
Tra il 1782 e il 1793 la chiesa venne restaurata sotto la direzione di Giovanni Maggiordomo che ne arricchì la bellezza con importanti stucchi. Come per tutti gli edifici di culto e non la chiesa, sita nel centro storico palermitano, fu bombardata nel 43 venendo distrutto completamente il monastero.
Lazzaro di Giovanni, nel descriverne le bellezze, scrisse: “li (due quadri dei) laterali delle mura, (sotto il coro) all’entrare della porta e la volta sotto il coro sono opera eccellente di Pietro Novelli. La chiesa ha sei (sette) cappelle oltre del cappellone. Nella seconda cappella a man destra dell’entrata si vede la deposizione di Gesù Cristo dalla Croce: ed è un eccellente copia di un quadro di Pietro Paolo Rubens fatta da un suo scolare sotto i di lui occhi. La concezione nella terza cappella è un buon quadro di scuola fiamenga. Il quadro di San Benedetto nella seconda cappella dal lato sinistro è una delle migliori opere del Cavalier Gaspare Serenario palermitano. L’altro dell’appresso cappella del Battesimo di Gesù Cristo è di man di Vito d’Anna”.
La chiesa, restaurata nel 53 fu concessa, per volere dell’allora cardinale Ruffini, alla Confraternita di Maria SS. Di Pompei fondata nel 1891 nella chiesa di S. Demetrio dei Padri Trinitari in Piazza della Vittoria. Quattro anni dopo i confrati si spostarono nella Chiesa dei Benefratelli dove aggiunsero ulteriori capitoli ai primi esistenti, per poi passare nel 1898 prima, a Casa Professa e poi nella chiesa dell’Origlione. Dopo i bombardamenti la confraternita ottenne dimora nella chiesa di San Giorgio la Kemonia, comunemente conosciuta come Chiesa dei Padri Benedettini, e portarono con se il bellissimo trittico della Madonna di Pompei.
La congregazione ha origine da un “gruppo di mercanti e artigiani specializzati nella produzione di piatti i quali avendo stabilito rapporti commerciali con alcuni abitanti di Pompei, furono coinvolti dal fervore religioso verso la Madonna del Rosario di Pompei”.
Il simulacro, realizzato tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, da maestranze siciliane (con riferimento ai Bagnasco o ai Piscitello), è in legno policromo e riprende le caratteristiche iconografiche della Madonna di Pompei tra i santi Domenico e Caterina incoronata di spine.
Dopo un lungo peregrinare, circa venti anni fa, il simulacro fu donato alla confraternita omonima di Bonagia dove oggi è ancora possibile venerarla.
Giusy Pellegrino