Riconosciamo ai porci il diritto di rifiutare le perle! | di Daniela Cavallini

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Amiche ed Amici carissimi, credo sia capitato un po’ a tutti di sperimentare la frustrazione per non aver ottenuto l’adeguato apprezzamento che ci aspettavamo a fronte di un nostro dono, per noi  davvero prezioso, morale e/o materiale che fosse, a qualcuno che non ha manifestato la considerazione che ci aspettavamo? L’istintivo risentimento c’induce a sospirare, pensando:  “eh… dare le perle ai porci…”.

Questo stato d’animo si appalesa in noi a seguito di delusioni procurateci – magari inconsapevolmente – dalle persone che ci circondano, a prescindere dal ruolo che queste ricoprono nella nostra vita, sia esso amicale,  parentale o altro.

Il figlio che non apprezza un regalo o una vacanza preparata con amorevole  cura, il partner che anziché abbracciarci e considerarci meravigliose per qualcosa di straordinario che riteniamo di aver fatto… considera l’aneddoto di ordinaria amministrazione, l’amico che abbiamo aiutato e si mostra indifferente, il vicino di casa che…, i genitori che… il capo che… il collega che… Insomma l’elenco dei motivi per i quali ci percepiamo delusi per mancanza di riconoscimento è lungo.

Non ho difficoltà ad ammettere che quando mi è capitato, ci sono rimasta così male,  tanto da ritenere utile escogitare una “strategia di sopravvivenza emotiva”: sincerarmi sull’effetto, gradito o meno, in assoluto o in funzione del contesto, del mio gesto.

Con grazia possiamo “indagare” silentemente… senza rovinare l’effetto sorpresa.

Partendo dall’assunto che  la delusione si verifica a seguito di un’aspettativa, la citata strategia, pone l’enfasi sull’accettazione della possibile  non coincidenza fra quanto deliberatamente doniamo, le  nostre aspettative ed il desiderio del destinatario delle nostre attenzioni. Offrire non è imporre il nostro desiderio di donare.

Bando alla diplomazia in favore della schiettezza: se siamo state in cucina per preparare il piatto preferito da nostro marito e quando arriva a casa ci dice “scusa, non ho fame”, è comprensibile la nostra delusione, ma… mica ce l’ha chiesto lui di prepararlo… Capisco che sia più indigesta la frustrazione del manicaretto, ma… obiettivamente è stata disillusa la nostra aspettativa di riconoscimento… non è lui ad essere irriconoscente.  Certo, “lui” potrebbe ingozzarsi e sorridere… – qualcuno, uno a caso… mio marito!! -,  ha imparato che è il male minore!!

Scherzi a parte, un altro classico esempio riguarda la tanto proclamata ingratitudine dei figli… La mamma al figlio adolescente: ”Tesoro, ho una sorpresa per te: guarda, ti ho comperato questo bellissimo completo, verde all’ultima moda,  sarai elegantissimo quando scenderai con me e papà nella piscina dell’hotel per l’aperitivo.”(Livello aspettativa di riconoscimento della mamma : elevato) Il figlio: “Va bene…”(deluso, in stato subente, si  esprime a monosillabi) La mamma: “Scusa, non potresti mostrare un po’ di entusiasmo? Ho acquistato in una boutique del centro un regalo per te, ho speso una cifra astronomica e ti sto dicendo che andiamo in vacanza in un albergo esclusivo, mica ti ho comperato uno straccio e ti propongo una vacanza in un ostello. Possibile che non apprezzi quello che faccio per te… sei il solito ingrato!”(Accusa,  delusione e recriminazione). Il figlio: “Uffa mamma, innanzitutto lo sai che il verde piace a te e non a me, anche se è di moda e hai speso una cifra astronomica, non ti ho chiesto io di acquistare quel completo che, sappi, non indosserò mai. Quanto alle vacanze, non sono felice di sapere che hai deciso dove andremo senza neppure consultarmi. Non sono io a chiederti l’hotel esclusivo, quello appaga te! Ti ho detto che vorrei fare una vacanza viaggio, in campeggio con i miei amici.” (Esplosione, delusione, recriminazione).

Banalità di ordinaria vita quotidiana, tuttavia, è inutile negare quanto mortifichino la sensibilità del “donatore”. Purtroppo i miei esempi sono riferibili anche a situazioni ben più rilevanti, come l’eventualità di una donna che insiste nell’offrire se stessa ad un uomo che le ha cortesemente espresso di non corrisponderla. Con tutto il rispetto per lo sgomento di lei… se “lui” non la desidera e si allontana non è un “porco che non apprezza la perla”, bensì è la “perla (?) che s’impone al porco”, assumendo un comportamento – l’insistenza- prevaricante ed invadente. Lo stesso vale per un uomo che si pone alla stregua di un respinto cicisbeo…

Facciamo attenzione alla trappola del soddisfare  un nostro desiderio proiettando  l’appagamento su un’altra persona.

Alle persone particolarmente sensibili ed istintive è opportuno ricordare che talvolta un gesto generoso, sia esso materiale o morale, può addirittura creare disagio nel destinatario, che può percepirsi in obbligo di ricambiare e provvedere senza entusiasmo, ma solo per educazione. A questo aggiungo che così come esistono persone incapaci di donare e donarsi, vi sono persone che non sanno ricevere.

Concludo con un messaggio formalmente non gentilissimo, ma che ritengo incisivo ai fini di una sana presa di coscienza: “anche il porco ha diritto di scegliere la sua perla”.

Un abbraccio

Daniela Cavallini