Palermo tra sapori e profumi | di Betty Scaglione

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Quel mattino le due ore di lezione trascorsero velocemente.  Con Berenice, la mia collega e coinquilina armena, uscimmo subito dall’aula di storia, avevamo voglia di passeggiare e di andare in giro per la città. La temperatura era piacevole e l’aria profumava di primavera. Con passi svelti raggiungemmo subito piazza Marina nell’antico quartiere della kalsa. Il sole ci riscaldava il viso e cercammo un po’ d’ombra sotto i rami dei giganteschi ficus di villa Garibaldi. Ad un tratto Berenice si fermò e mi guardò con un’espressione talmente seria che mi preoccupò un poco. Trascorsero alcuni secondi, poi sorridendo esordì. < Invece di girovagare senza meta perché non andiamo a Ballarò?> <A Ballarò? A fare cosa?> <A comprare tanta frutta e tanta verdura fresca.> <Possiamo andare alla Vucciria è sulla strada per tornare a casa.> <Dai, andiamo a Ballarò, sai che amo molto quel mercato, mi ricorda la mia terra.> < Va bene, andiamo.>  

Ballarò è il più grande dei mercati storici di Palermo, i forestieri che lo visitano rimangono incantati a guardare le bancarelle con i tettucci in tela colorata gialla, arancio e verde. I tantissimi prodotti come frutta, verdura, carne, pesce, scatolame e spezie ed aromi vari, vengono sistemati in modo artistico ed attraente da sembrare delle sculture. I colori e i profumi di Ballarò trasportano il visitatore in un mondo lontano dal sapore magicamente orientale. Nei pressi delle bancarelle si odono le voci rauche dei “Vanniatura” (banditori) che esaltano la freschezza e la bontà dei prodotti esposti. I forestieri affascinati dal luogo, dai suoni, dai profumi e dalle tante mercanzie, non vanno via senza aver prima comprato, ma soprattutto, senza aver mangiato tutto quello che viene comunemente chiamato cibo da strada. Chi si addentra nei vicoli di Ballarò subisce uno strano fascino, da perdere la cognizione del tempo e del luogo. Capita spesso, a chi visita i mercati di Palermo, di avere la sensazione di trovarsi in una casba nel Maghreb.  

<Ho fame, ci dividiamo un panino con panelle e cazzilli (crocchè)?> Guardai Berenice meravigliata. <Hai fame?> <Si, un po’. Ma, ho anche tanta nostalgia di casa.> <Se hai fame mangia per intero il panino con panelle  e cazzilli, io mangio quello con la milza.> Berenice girò di scatto il capo e mi guardò con gli occhi sgranati. < Tu che mangi un panino intero? Non ci credo! Tu non sei quella delle mezze porzioni eternamente a dieta? > <Già.> Alla mia risposta inattesa, entrambe, scoppiammo a ridere. Poi con tono serio aggiunsi. < Io il panino “cu la meusa” lo mangio intero.> Dopo aver finito, ognuna, il proprio buon panino, comprammo peperoni, zucchine, patate, cipolle, pomodori, alcune spezie e l’immancabile semola; per cena volevamo cucinare un cous cous vegetariano. Dopo avere attraversato buona parte del mercato, ci troviamo in piazza del Ponticello. Pochi passi per attraversare via Maqueda e siamo già in piazza Bellini circondate dalla bellezza delle chiese di Santa Maria dell’Ammiraglia e di Santa Caterina d’Alessandria. Percorso obbligato è Discesa dei Giudici e poi eccoci in via Roma. Ad un tratto Berenice si ferma di colpo. <Visto che siamo qui perché non andiamo alla Vucciria per mangiare un po’ di polipo bollito?> Dissi subito di sì.  Vado matta per il polipo bollito ed alla Vucciria lo sanno cucinare veramente bene.  

Descrivere il mercato della Vucciria non è facile, è un posto fantastico dove rumori, odori e sapori si mescolano insieme e si diffondono nell’aria librandosi lentamente come farfalle innamorate. Moltissime bancarelle espongono una grande quantità e varietà di pesce freschissimo che viene, anche qui, abbanniato (decantato) a squarciagola per esaltarne la freschezza e la bontà. Nei vicoli si trovano dei negozietti dove gli artigiani con i loro lavori sembra che abbiano trovato la formula per fermare il tempo. 

Mentre camminiamo per raggiungere la bancarella del polipaio, le nostre narici si riempirono di un forte e piacevole odore. <Senti anche tu questo profumo?> <Certo, sto svenendo.> Neanche il tempo di un sospiro ed alle nostre spalle si sente la vocetta stridula di un ragazzino che invita la gente a comprare, ma, soprattutto a mangiare lo sfincione che indica orgogliosamente sul suo carrettino  

Lo sfincione è il principe della gastronomia palermitana, viene venduto nei panifici e nelle gastronomie, ma quello speciale che racchiude un sapore unico è senza dubbio quello che si compra nei caratteristici carrettini posizionati negli angoli di tutti i mercati e nelle stradine del centro storico di Palermo. La sua paternità può essere attribuita ai greci: spòngos, ai latini: spongia ed agli arabi: isfang, ma nei secoli è divenuto cibo internazionale. 

Intenta a guardare lo sfincione e il carrettino tutto pitturato con le effigie di Santa Rosalia sento la voce squillante di Berenice. <Dammi due pezzi di sfincione per favore.> La guardo esterrefatta, ma, non ho il tempo di dire una parola perché un odorosissimo ed invitante pezzo di sfincionello è a pochi centimetri dal mio volto. Nonostante fossimo sazie abbiamo mangiato quella delizia con gusto. Le nostre labbra imbrattate di sugo erano la prova lampante del godimento di questo cibo, povero, semplice e amatissimo da tutti i siciliani. Continuammo la nostra passeggiata andando dal “poliparo”. Non abbiamo mangiato il polipo bollito, ma, lo abbiamo comprato e   portato a casa. Rientriamo subito a casa per evitare altre tentazioni mangerecce. Quel giorno eravamo stanche ma contente e ricordai a Berenice un vecchio proverbio siciliano “panza china voli riposu”(con la pancia piena ci si deve riposare.)  Lei mi guardò e fece una smorfia. <Cosa vuol dire?> <Che vado a distendermi sul letto. Sono “appanzata”(sazia). 

Ballarò e la Vucciria con i loro colori, odori, sapori e suoni, ogni volta, come per incanto mi trasportano in un mondo lontano in una quotidianità di usi e costumi diversa dalla nostra, ma magica e coinvolgente. Anche Berenice oggi per un brevissimo tempo si è sentita nella sua terra lontana ed io ho appagato il mio palato senza pensare alla dieta. Palermo città dai mille segreti e dai sentimenti contrastanti che ho imparato a scoprire giorno dopo giorno, attimo dopo attimo: nelle sue chiese, nei suoi monumenti, nelle sue piazze, nei suoi vicoli e nei volti della gente. Palermo maestosa città dalle migliaia di voci che racchiudono tutto il mondo.  

Berry Scaglione Cimò