“Agar e Sara” è un libro pubblicato da Paoline il 18 febbraio del 2021. Si tratta del romanzo d’esordio di Simona Riccardi, insegnante con la passione per la spiritualità e autrice della silloge poetica “Il mondo nell’anima” edita da LCE Editore (Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea). In questo suo primo romanzo la scrittrice ha preso spunto dal libro della Genesi (e precisamente dal capitolo 11 al capitolo 23), che riguarda la storia di Abramo e delle due donne che gravitano intorno alla sua vicenda umana. In questo viaggio che egli intraprende partendo dalla sua terra -abbandonata per sempre insieme agli dèi del suo popolo – Abramo segue una Voce che gli indica un rapporto nuovo, non più con tante divinità ma con l’unico Dio che lo spinge verso nuovi orizzonti geografici certo, ma soprattutto umani. Un Dio che gli chiede di fidarsi di un Mistero che contiene una promessa: sarai padre di una moltitudine numerosa come le stelle del cielo.
La vicenda di Abramo si intreccia con quella di Sara, sua moglie e della schiava di lei, Agar. Nel romanzo di Simona Riccardi i tre protagonisti si esprimono attraverso monologhi carichi di sentimento e di immagini evocative. Ma vediamo proprio attraverso le parole dell’autrice come vengono delineate le tre figure.
SARA
“Sara rappresenta la maternità negata in un’epoca in cui una donna era considerata veramente tale solo in quanto capace di perpetuare la propria discendenza. Ella porta dentro di sé il peso di un vuoto enorme nel grembo e sulla sua pelle il marchio indelebile della sterilità, una ferita nascosta eppure tanto evidente da farle sentire la riprovazione sociale e divina, bruciare con un’intensità di sentimenti che cresce insieme all’avanzare dell’età. Ogni giorno che passa sembra aggiungere altro dolore a questa insopportabile mancanza e amplifica il suo desiderio di maternità, vissuto attraverso una nebulosa di sentimenti ,che lottano per conquistare il sopravvento. Sara li sperimenta tutti, dalla vergogna al disincanto, dalla rabbia alla rassegnazione, ma la speranza di madre alla fine sopravvive oltre ogni lacerante delusione. Nonostante l’umana impazienza e la ricerca di una soluzione iniziale che fa affidamento sulle sue sole forze e che evidentemente non corrisponde al piano divino, questa donna, dopo tanto aver sofferto, troverà nella fede in Dio la sua ricompensa. Il sorriso, non quello incredulo e temporaneo, ma quello fiducioso e duraturo di chi crede nella Promessa, si affaccerà sul suo volto nel momento in cui Dio le donerà il miracolo della nascita di Isacco vincendo la vecchiaia e la sterilità. Ecco che la maternità negata, prima solo sognata e immaginata, si fa maternità piena e vera in un tempo stabilito da Dio, proprio quando Sara consegna al Cielo il suo desiderio più grande, liberandosi del peso di volerlo vedere realizzato a tutti i costi.
AGAR
“Agar, la schiava egiziana di Sara, è una guerriera, si piega senza spezzarsi sotto il peso della fatica e dei maltrattamenti, fugge e combatte contro il deserto, ritorna dalla sua padrona dopo essere cambiata nel profondo grazie all’incontro con il Vivente, che tutto conosce e tutto comprende. Inizialmente cede all’orgoglio quando si accorge di poter ribaltare a proprio vantaggio la situazione, assurgendo improvvisamente al rango di concubina, ma in cuor suo non accetta di poter essere una madre surrogata, un semplice contenitore, un grembo preso in prestito “secondo le stupide leggi umane” poiché nessuno, “al cospetto delle leggi di natura”, può “recidere quel legame viscerale che unisce una madre alla propria creatura”. Semplicemente non ci sta… non ha alcuna intenzione di consegnare quel frutto del suo grembo di schiava alla padrona, perché c’è un limite oltre il quale evidentemente non è possibile andare. Ma Agar non si salva da sola né da sola può salvare suo figlio. Accoglie con riconoscenza la profezia di avvenire e di posterità che Dio rivolge a lei personalmente, la dimostrazione che Egli ha ascoltato la sua sofferenza e la sua afflizione. Serba nel cuore questa promessa e fa del tutto affinché possa realizzarsi, lottando fino alla fine per proteggere Ismaele dalla morte che si fa sempre più vicina nel deserto. Gli occhi improvvisamente si aprono e una Voce le svela la Sorgente della Vita. Agar, al contempo madre e padre, accompagnerà suo figlio finché non sarà pronto, uomo e marito, a dare compimento al piano di Dio.
ABRAMO
“Abramo, il cui nome significa padre di una moltitudine, è il primo dei patriarchi e il capostipite del popolo ebraico. È lui il depositario di una promessa sconvolgente ricevuta in tarda età mentre è sposato con una donna per giunta sterile: diventare appunto padre di una moltitudine che non si può contare. Nella vicenda di Agar e Sara, egli è lì sullo sfondo, così impegnato nel suo viaggio verso la Terra Promessa che pare disinteressarsi del conflitto che serpeggia tra le due donne. Sembra un custode negligente che anziché vigilare si addormenta sull’uscio e permette alla discordia di intrufolarsi in casa sua. Tuttavia, il monologo finale in cui il Patriarca si racconta ai lettori e ripercorre le tappe di una vita fatta di paure e di dubbi ma sempre guidata dalla volontà di obbedire all’unico e vero Dio che lo chiama, persino quando gli chiederà di sacrificare il figlio immensamente amato, ha la funzione di compensare tutte le sue mancanze, le debolezze e le cadute lungo il tragitto. Così la terza voce, dapprima debole e sfumata, si carica di una forza inaspettata, la forza di chi crede nell’impossibile proprio quando ogni cosa sembra perduta, di chi lascia tutto -compresa la ragione- per abbracciare la fede che lo condurrà verso la piena realizzazione del disegno divino”.
Credo che il messaggio che questo libro porta con sé possa essere considerato come estremamente attuale. Guardando la storia dell’umanità, le condizioni e le vicissitudini si ripetono. Se anche gli strumenti scoperti e conquistati nei secoli ci prospettano soluzioni diverse, l’umanità resta sempre la stessa nei sentimenti come l’amore e la volontà di superare e risolvere le difficoltà che si palesano.