Perché si disegna e cosa si nasconde dietro ad un disegno? Avete mai pensato perché mentre si sta al telefono o si ascolta qualcuno in una riunione si inizia a scarabocchiare, a impiastricciare angoli di fogli di quei piccoli segni o disegni involontari che non hanno senso? Cos’è l’arte dello doodling?
Il disegno a matita è alla base dell’arte stessa, si tratta di una tecnica che tutti quelli che desiderano fare arte dovrebbero imparare, come la teoria delle ombre! Il disegno artistico è, fra tutti, forse l’unico che permette di esprimere davvero la propria creatività, il proprio estro che spesso non è così semplice tirar fuori, perché rappresenta la parte più nascosta di noi, quella che custodiamo gelosamente. Per esprimersi però è importante avere a disposizione gli strumenti necessari, quelli che permettono di rendere uniche le opere e di far emergere le proprie capacità artistiche, operazione non da poco.
Il disegno quasi sempre è monocromo, di un solo colore, e può essere eseguito a matita, a sanguigna, a pastelli, inchiostro, china, carbone e si possono usare penne a biro, a seconda del risultato che si vuole ottenere.
Creatività e strumenti sono quindi strettamente legati, perché insieme permettono all’artista di realizzare il disegno che aveva in mente, questo vale anche per chi si sta avvicinando al mondo artistico e ancora non ha la tecnica giusta, gli strumenti servono anche a permettere di migliorarla, e sicuramente molti di noi o tutti, siamo in grado di fare qualche tratteggio a matita e per questo esistono tantissime e diverse matite da disegno: dure, morbide, medie, con sezione tonda, esagonale, quadrata a scalpello ecc.
Ma quale potrebbe essere la matita migliore per la tecnica del disegno?
Ebbene, ogni disegnato deve poter contare come minimo tre matite, questo perché, dalla bozza iniziale al tratteggio, dalla definizione dei particolari al chiaroscuro, avrà bisogno di matite con un tratto differente e con caratteristiche diverse. Le matite morbide, per esempio, sono più difficili da cancellare, ma non lasciano solchi sul foglio da disegno, mentre le matite dure sono più facili da cancellare, ma devono essere con una mano leggera, per non andare a lasciare tracce nella carta. Le matite dure poi sono perfette, perché sono chiare per disegnare i dettagli più minuziosi, mentre le matite più morbide sono scure e indispensabili per un certo tipo di ombreggiatura.
Il disegno è la realizzazione del pensiero attraverso l’immagine grafica, l’animo umano d’istintivo sente il bisogno di esprimersi, di manifestare al proprio simile il suo pensiero attraverso anche uno schizzo, un bozzetto e senza accorgersene questi segni parlano di chi siamo, del nostro carattere, delle nostre difficoltà più profonde e di cosa inconsciamente vogliamo trasmettere. Il mezzo più semplice è senza dubbio il segno a cui fa seguito per spontaneità immediata la parola, infatti la parola fu tradotta in scrittura mediante segni grafici non molto differenti al disegno.
Il bisogno di esprimersi dell’animo umano ha potuto così raggiungere la pienezza e la potenza nelle poesie, nel raccontare, nello scrivere libri o saggi o quant’altro, sono frutto delle introspezioni e riflessioni personali, dettati a volte dalla gioia o dall’angoscia, è un sprigionare quanto più intimo e segreto un individuo possa tenere dentro, e i segni grafici sono una chiara chiave di lettura di ciò che si sta attraversando o vivendo in un dato momento della nostra vita. Anche la musica, le note nel pentagramma, “segni” che sanno perfettamente esprimere attraverso un compositore l’espressività e trasformati a sua volta in musica, melodica, classica o quel che sia. Quando il segno grafico riesce a sfuggire la monotonia della ripetizione, quando diventa facile e docile al punto da cogliere anche le più delicate sfumature dell’animo umano, allora diventa disegno. Il disegno è linguaggio internazionale, infatti due individui, che parlano lingue diverse e non hanno la possibilità di capirsi, potrebbero ancora usare il gesto per dichiarare la fame o la sete, ma come potrebbero dirsi dove si trova una casa, o dirsi dove passa il fiume, se non attraverso un disegno, sia pur ingenuo?
Disegnare è una cosa molto semplice, tutti possono disegnare, è necessario però disegnare bene e per disegnare bene occorre solo un po’ di buona volontà, e se tale volontà dedicata al disegno è maggiore, si può diventare ottimi disegnatori.
Artisti nel vero senso della parola si diventa solo dopo un lungo tirocinio e se si possiede la dote particolarissima di introdurre nel proprio disegno molta ingegno e molto cuore, si può indurre alla introspezione e alla vera personalità di coloro che amano dipingere.
Il disegno e l’arte in generale non ammettono buffe improvvisazioni, bensì la progressiva conquista consapevole e serena, che sboccia in una matura piena e potente volontà di attuazione alla ricerca e allo studio di tecniche.
Gli scarabocchi che spesso noi facciamo, sembrano “sporcare” libri e quaderni, nel farlo possiamo pensare che siamo annoiati o che siamo distratti, specie quando si sta seguendo qualcuno mentre parla, ma in realtà i disegni che chiamiamo scarabocchi vogliono dire il contrario e pensandoci bene ci aiutano a memorizzare meglio quello che si sta ascoltando.
A seconda della forma e la sistemazione dei tratti che compongono i nostri scarabocchi, che solitamente facciamo mentre ascoltiamo qualcuno al telefono, o intanto che siamo o cerchiamo di stare attenti a chi parla in qualche incontro, riunione, congresso, a scuola ecc., si possono nascondere delle peculiarità del nostro carattere: emozioni, entusiasmi, sentimenti, impulsi, tensioni, ma bisognerebbe capire il perché li facciamo e se c’è un filo conduttore a seconda dove li eseguiamo, se in basso, in alto, al centro, nell’angolo sinistro, destro del foglio!
A tutti in effetti è capitato, se non sempre, di trovarsi a tracciare o abbozzare dei scarabocchi e disegnini vari mentre si è sovrappensiero, a volte sono sempre gli stessi, altre volte li inventiamo o li facciamo per la prima volta, ripetiamo addirittura la nostra firma all’infinito… chissà cosa nascondono, cosa rappresentano!
La nostra mente è divisa in due parti: la coscienza e l’inconscio, la prima esamina le nostre logiche, i ragionamenti e le azioni intenzionali di una persona, mentre l’ultimo appura le emozioni, e vigila tutto ciò che non esprimiamo e comunichiamo.
Queste sorta di entusiasmi, o impressioni, se non le si esprime a parole, vengono fuori in altri modi, perché vogliono dire qualcosa di importante, per esempio li esterniamo attraverso i sogni o con gli scarabocchi appunto, o con i disegni spontanei, proprio quando la nostra sfera consapevole è impegnata a fare altro. Fare dei scarabocchi infatti vuole un po’ dire che si sta sognando ad occhi aperti, mentre la coscienza è concentrata ad ascoltare, come quando dorme, il nostro inconscio è libero di esprimersi e comunicare… come nei sogni.
Usiamo la mano perciò a questi impulsi che ci arrivano dal nostro cervello, e inizia a fare gli scarabocchi senza controllo e liberamente, infatti se poi li guardiamo non capiamo cosa vogliono dire; insomma coscienti o no la nostra mano e la mente sono strettamente collegati, ed ecco che partendo da un semplice segno o disegno ripetuto si trasforma in una composizione articolata.
Gli scarabocchi pertanto, rivelano uno stato d’animo, diventano un bisogno di comunicare con gli altri ma soprattutto con noi stessi, un segno ben visibile di sé, di cosa siamo, di cosa proviamo e di cosa racchiudiamo nel nostro inconscio, perché esprime tutto ciò che non vogliamo dire e che non si può dire, perché ci scarica e ci libera da tensioni mantenendo la mente sempre attenta e attiva, e questi scarabocchi possono pure diventare opere d’arte.
L’Arte del doodling: è soltanto scarabocchiare, chiamata anche l’arte dello schizzo, questi segni hanno il potere di ridurre lo stress e nel contempo diventano opere d’arte. L’arte in questo modo diventa una valvola di sfogo per liberare la mente da tutto ciò che la opprime.
Il doodling non è altro che realizzare dei piccoli disegni che intrecciati fra loro diventano un immagine che si replica all’infinito, non serve avere o essere dotato di nessuna formazione, basta una matita, dei pennarelli colorati, lasciarsi andare con il pensiero ascoltando magari della musica per favorire la creatività e iniziare a scarabocchiare!
Rigranzio per spontanea concessione i disegni eseguiti dalla scrittrice e poeta Manuela Filippozzi.
Monica Isabella Bonaventura