Erice e l’abbraccio di Venere

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In un freddo mattino di gennaio partii per andare ad Erice dove avrei realizzato un servizio su quell’antico borgo; erano anni che non andavo, così accettai con gioia. Il candore della neve imbiancava le alture e guidai lentamente per potere ammirare quell’insolito scenario nordico. Alla fine dei tornanti fermai l’auto nel grande piazzale adibito a parcheggio. Quel giorno era con me Nina, una giovane fotografa.

Entrammo da porta Trapani, pochi passi e ci trovammo davanti la Matrice ed al suo possente campanile, un tempo usato come torre di vedetta. La chiesa era dedicata alla Vergine Assunta e con la sua austerità ispirava rispetto e fede. Imboccammo una stradina che ci avrebbe condotte nella principale piazza del borgo: piazza Umberto. Lungo la strada ci fermavamo davanti i negozietti e le botteghe artigianali strapieni di ceramiche, tappeti tessuti con gli antichi telai, borse, cuscini e tanti ricordini.

Ad un tratto Nina si fermò e tirò sul capo in cappuccio del suo giaccone. <Non mi aspettavo tutto questo freddo.><Si, fa freddo, siamo a 750 metri slm, ma in compenso potrai fare delle bellissime foto.> < So poco di questo borgo, del resto vengo dal lato orientale dell’isola.> <Se il cielo si mantiene limpido godremo di uno spettacolo unico. Dalle rupi si vede l’Etna e così ti sentirai vicina al tuo amato paesello.> <Davvero?> <Si, si è così.> <Andiamo a mangiare qualcosa?><Si, ti porto in una pasticceria dove andavo da bambina con la mia famiglia; potrai gustare le genovesi alla crema: dolci di pasta frolla farciti di crema con su lo zucchero al velo. Poi la grande delizia: i bocconcini di Erice, dolcetti di pasta reale con dentro marmellata di cedro al liquore ed i famosi mustaccioli, biscotti preparati da un’antica ricetta delle suore di clausura.> <Bene andiamo a mangiare tutte queste delizie; per fortuna non ho problemi di linea.> <Tu no, ma io si.>

Camminando per andare in pasticceria guardavo tutto intorno e fui ben lieta di notare che Erice aveva mantenuto le caratteristiche del borgo medievale con le stradine lastricate, con le case in pietra, i cortili con i giardini ed i castelli medievali e neo-gotico. Dopo avere gustato i buoni dolci uscimmo soddisfatte dalla pasticceria di Maria Grammatico.

Guardai Nina, stringeva in mano due mustaccioli e sorrideva. <Questi mi servono nel caso mi dovesse venire fame.> <Beata gioventù.> <Non conosco il Borgo, mi racconti qualcosa?> <Certo. Erice pare sia stata fondata da esuli troiani, unitisi alla popolazione autoctona e poi aver dato vita al popolo degli Elimi. Un generale cartaginese la fortificò e fondò con alcuni ericini la città di Trapani. Quando vi giunsero i Romani e lo scelsero come luogo dove venerare la Venere Erycina. Gli Arabi spopolarono la cittadella. I Normanni la chiamarono Monte San Giuliano la ripopolarono e costruirono palazzi, chiese e conventi. Anche gli Spagnoli edificarono monasteri influenzando la vita cittadina e diedero vita alla rappresentazione dei Misteri.> <Cosa sono i misteri?> <È una processione che si celebra il Venerdì Santo con statue lignee ed una croce. Tutta da vedere.> < Dove stiamo andando?> <Al castello di Venere.> <Raccontami.> <Il castello è una struttura normanna arroccata su di uno strapiombo costruito su di un tempio pagano dedicato al culto della dea Venere. La vista che si gode dalle mura è fantastica: tutta la vallata, il maestoso monte Cofano, l’azzurro mare con le isole Egadi ed a volte le isole di Ustica e Pantelleria.><Mi stai descrivendo il castello delle fate?> <Non ho ancora finito, poi andremo nei giardini del Balio che si estendono intorno al castello e da lì vedremo la Torretta Pepoli, ora divenuta un importante centro culturale. Se saremo fortunate vedremo l’abbraccio di Venere.> <Cos’è?> <È la nebbia che sale lentamente dal mare, raggiunge il castello e lo avvolge in un magico abbraccio d’amore.> <Fantastico.> <C’è tanto altro da vedere: Porta Spada, il quartiere Spagnolo.><Ti prego non continuare, mi togli il piacere della sorpresa, vedrò tutto a poco a poco, nei giorni a venire. > <Vedrai resterai molto affascinata.>

Alle sedici avevamo completato gli appuntamenti della giornata, un po’ stanche, ma molto infreddolite andammo in albergo. Attratta magicamente dalle luci della sera mi posi dietro i vetri della finestra della mia camera a guardare la nebbia che saliva lenta dal mare avvolgendo tutto e tutti. Come succede sempre mi presero i ricordi e mi rividi con la mia famiglia in una delle tanto amate gite domenicali.

Erice regina dei castelli, degli strapiombi, delle antiche mura, della grande bellezza del mare e della montagna. Erice regina del silenzio, dal plumbeo cielo e dall’abbraccio di Venere.