Dietro sbarre arrugginite, dietro una finestra aperta c’era sempre lei, la sentinella del palazzo.
Giorno e notte…
Pioggia, grandine, neve, sole…
Continuava imperterrita a vigilare il vecchio palazzo di periferia.
Era un’anziana signora con delle sopracciglia grigie, spesse che sormontavano pozzi, profondi, scuri pieni di disapprovazione per chiunque gli capitasse sotto lo sguardo.
I suoi occhi torvi e severi mettevano soggezione a chiunque…come un avvoltoio, era appollaiata davanti alla finestra, ad aspettare che succedesse qualcosa di male, per nutrirsi di sofferenza.
Aveva in testa un fazzoletto nero dal quale uscivano ciocche incolte di capelli grigi.
Non sorrideva mai: le sue labbra sottili e secche erano piegate in basso.
L’aratro del tempo le aveva solcato il viso e affossato gli occhi feroci…
Occhi sprofondati nelle fosse dei pregiudizi, ipercritici. Due fessure buie e gelide.
Suo figlio andava raramente a trovarla, un signore stempiato e magro, con gli occhi tristi dietro le lenti spesse. Quelle rare volte si sentivano i rimproveri della vecchia rivolti all’uomo come fosse un bambino… la voce stridula e imperiosa risuonava ovunque.
L’anziana sentinella assorbiva come una spugna ogni piccolo dettaglio, ogni rumore, ogni spostamento umano, animale, di autoveicoli, bici, moto veniva da lei analizzato minuziosamente. Conosceva a memoria le abitudini del vicinato ed era in grado persino di prevedere a che ora più o meno, si sarebbe aperta la finestra del dirimpettaio o a che ora sarebbe passato il solito ragazzo capellone con il cane al guinzaglio e la canna in bocca…
Annusava l’aria e avvertiva la presenza di ogni condomino come un cane da caccia.
Era una statua di puro odio, pronta a rimproverare e a segnalare, qualsiasi comportamento sconveniente.
Sapeva distinguere i rispettivi profumi ( e i cattivi odori) dei passanti abituali.
Una giovane vicina, in particolare, attirava la sua attenzione, la signorina del quarto piano …
Lei profumava di magnolia e indossava abiti corti e colorati, capelli lunghi e castani fino alla vita, mossi e ribelli. Viso, luminoso, sorridente…. aria un po’ svampita, fuori dal mondo.
E pensare che da giovane la vecchia sentinella aveva occupato lo stesso appartamento al quarto piano… ma ora ricordava ben poco di quel periodo. Aveva da un po’ di tempo scoperto di soffrire di Alzheimer…man mano che andava avanti sentiva che stava perdendo tanti ricordi. Stare molto tempo alla finestra l’aiutava almeno, per ora, a rimanere ben ancorata al presente…non poteva fare a meno di notare che arrivava sempre gente strana nella casa di quella bizzarra ragazza, che vestiva come una hippy degli anni Sessanta… Gente di ogni etnia e di ogni estrazione sociale: molti sembravano artisti di strada e puzzavano di fumo … avevano chitarre, strumenti a percussione di ogni tipo. Vedeva giovani artisti e sentiva strani rumori, musiche tribali…
Aveva preso l’abitudine di mormorare a voce alta una serie d’insulti alla cara signorina, ogni volta che la vedeva in compagnia di qualcuno o da sola. Un’intercalare di bestemmie e parolacce, sussurrate con la corona in mano, affacciata alla finestra.
La signorina rispondeva al suo sguardo con un sorriso…la salutava con la mano e le mandava dei baci in modo teatrale. Sembrava che gli insulti le rimbalzassero addosso e li accoglieva con grande serenità.
Aveva un sorriso che era uno squarcio luminoso nello squallido quartiere.
Un giorno la giovane, leggiadra vicina si avvicinò alla finestra della vecchia sentinella, la guardò con simpatia e dolcezza e, nonostante i precedenti, la invitò a bere un caffè da lei.
D’impulso la vecchia accettò l’invito: tutto quello che avrebbe visto era pane per la sua dentiera annoiata.
Seguì la giovane con affanno, trascinando il bastone, fino al quarto piano. La ragazza la invitò ad entrare…
Nel momento in cui entrò in quella casa la giovane vicina sparì misteriosamente nel nulla…
L’anziana sentinella vide sé stessa riflessa nel lungo specchio posto all’ingresso: si era trasformata nella vicina!!! Gettò d’impeto il bastone a terra: che meraviglia! Era di nuovo ragazza! Stava vivendo un incantesimo senza logica, senza tempo!
Questa è la sorte di chi soffre di Alzheimer? Vivere sogni così reali? Allora non è poi tutto così tragico, pensò, strofinandosi gli occhi.
Lei decise di assecondare quella fantastica allucinazione e intuì che molto probabilmente era l’ultima…
“Vieni Elsa, aspettiamo solo te!” Nello strano salotto etnico pieno di cuscini i suoi ospiti la chiamavano…lei si tolse le scarpe e cominciò a danzare su un tappeto persiano. Sentiva un’energia incredibile e tutto il corpo seguiva il ritmo dei tamburi, mentre ballava libera a piedi nudi.
Gli ospiti musicanti suonarono per tanto tempo finché lei, stanchissima, si sdraiò sul tappeto chiudendo gli occhi…
Ritrovarono l’anziana signora alcuni vicini, il giorno dopo, insospettiti dall’assenza alla solita finestra. Videro la porta aperta del suo appartamento al piano terra e si accorsero che era arrivata fino al quarto piano, dove c’era un vecchio appartamento vuoto, abbandonato.
La donna era dentro l’appartamento, stesa su un logoro tappeto persiano.
Si era addormentata per sempre con un sorriso luminoso sul volto, un sorriso da ragazza.
Non c’era più la burbera sentinella del palazzo: era volata via su un tappeto magico, senza tempo che le aveva restituito un sorriso senza età: il sorriso di chi aveva fatto finalmente pace con se stessa.
Rossana De Santis