Vito Fulgione ha espresso la sua interpretazione dell’abbandono con tecnica acrilica su tela 60/70.

Si nota un uomo in lontananza che si allontana dalla panchina lasciando un suo momento di recupero per seguire il proprio destino.
O va verso la panchina per metabolizzare e riflettere sulla sua condizione. La panchina indica una direzione, come fosse un binario multiplo di un treno immaginario. La resa prospettica è magistrale.
È posto in posizione centrale della composizione pittorica l’uomo reso evanescente, quasi un fantasma, un ricordo. Cosa rimane dopo l’abbandono? Forse solo l’idea, l’ectoplasma di umanità.
Il paesaggio è spettrale e anche la natura circostante è vittima di abbandono.
Opera denota una profondità del sentire, un approccio ideale aduso al romanticismo decadente.
L’Effetto è dato dall’avere reso la posizione prospettica della panchina come protagonista indiscussa dell’opera.
Cosa era accaduto su quella panchina? Un addio d’amore? La resa del protagonista che ha abbandonato per sempre un proprio sogno?
La rarefazione dell’immagine donata la rende immanente e la peculiarità compositiva rendono questa opera del Fulgione memorabile.
Dott. Francesca Romana Fragale
