“Ricordando Giovanni Falcone” | Riflessioni di Aurora d’Errico

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Cari lettori, eccoci di nuovo nella mia rubrica: “In salotto con Aurora” di Mobmagazine.it. A quasi trent’anni dalla Strage di Capaci, in cui il 23 maggio 1992, furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifano, la città di Pescara il 20 aprile scorso, ha voluto ricordare quella tragica giornata, esponendo in Piazza Salotto, la teca della “Quarto Savona Quindici”, contenente i resti della Fiat Croma su cui le vittime viaggiavano. Tra gli ospiti presenti, oltre al Sindaco di Pescara Carlo Masci, l’Assessore alla cultura di Pescara Maria Rita Carota, il Capo della Procura di Pescara Giuseppe Bellelli, il Procuratore Aggiunto di Pescara Anna Rita Mantini, il Presidente del Tribunale di Pescara Angelo Bozza, il Generale dell’Arma dei Carabinieri Angiolo Pellegrini, la vedova di uno degli agenti assassinati, Tina Montinaro e tanti altri nomi.

Piazza Salotto di Pescara

Avevo visto già tante volte in tv o sui giornali l’ immagine di quella macabra realtà, dell’orrore di ciò che restava dopo la vita spezzata a cinque servitori dello Stato per opera della mafia, ma osservare i resti da vicino, sfiorare la teca con la mia mano, è stata un’emozione e un dolore ancora più straziante. Giovanni Falcone è stato uno dei magistrati che ha dedicato ogni minuto della sua vita a combattere la mafia. È stato uno dei primi giudici che teorizzò l’importanza della cooperazione giudiziaria internazionale e a capire la struttura unitaria di Cosa Nostra, creando un metodo investigativo unico, attraverso indagini patrimoniali e bancarie che gli hanno permesso di scovare tracce lasciate dal denaro usato dalle cosche mafiose, strumenti che gli hanno permesso, insieme al pool antimafia, di istruire il primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Falcone, lavorava ogni giorno con amore e dedizione per la sua Terra, per lo Stato, per rendere migliore la sua città di Palermo e la sua patria, con l’unica certezza che prima o poi, la mano della mafia lo avrebbe sicuramente raggiunto. E, ciò nonostante, ha affrontato il suo destino, senza mai retrocedere di un solo passo, andando sempre avanti, sempre oltre, perché per lui “la mafia andava combattuta non pretendendo l’eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni”. E, guardando quei resti di lamiera che emanano ancora l’odore acre di morte, mi è tornata alla mente la domanda che continua a rincorrersi nei meandri della mia mente: come dovrebbe realizzarsi concretamente la giustizia nello Stato ideale? Aveva forse ragione Platone quando affermava che solo la ragione e la giustizia possono dare significato e coerenza agli atti politici e dal fatto che un buon governo non dipende dalle specifiche circostanze storiche, ma dalla rettitudine dell’anima, l’ unica in grado di garantire la felicità dei cittadini? E se tutto ciò che esiste nel mondo materiale e sensibile è imperfetto, potranno detenere il potere solo quanti conoscono il bene? Effettivamente, se ci pensiamo, solo l’educazione può infondere in modo permanente la giusta convinzione degli animi. Uno Stato sarà mosso dagli interessi collettivi, solo quando sarà stato educato a considerare la comunità un oggetto del bene.

Aurora d’Errico davanti ai resti della Quarto Savona 15

Generalmente, chi detiene il potere, cerca di accrescerlo, di favorire i propri parenti, amici e di condurre una vita sociale discretamente felice. L’agire politico in alcuni casi obbedisce a interessi personali e alla brama di potere. Un vero Stato però, non risponde agli interessi particolari di un singolo o di una classe sociale, ma a quelli dell’intera comunità. Pertanto, la politica utile è conoscenza dell’anima e non ricerca del profitto, è ricerca del bene comune e non del singolo individuo. La giustizia si erge quale unica virtù capace di assicurare, tra innumerevoli tensioni, la sopravvivenza della “comunità”, guidata da “guerrieri affidabili” in grado di riconoscere sempre la verità e il bene, esattamente come il sole che non crea nulla, ma illumina tutto il resto e lo rende chiaro e comprensibile. Giovanni Falcone non si era mai sentito un eroe, ma solo un servitore dello Stato chiamato a fare il proprio dovere per la comunità. Conoscenza personale del bene e agire morale in seno alla comunità erano le caratteristiche di un uomo che ha donato tutta la sua vita alla ricerca della verità e della giustizia, che ha combattuto contro la mafia, contro il male, la corruzione, l’illegalità perché contro il mito negativo dell’invincibilità di Cosa Nostra, aveva la ferma convinzione che “la mafia era un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà fine”. Una statura morale davvero incommensurabile, un mix di legalità, senso del dovere, di giustizia, moralità e amore per la sua Terra, per lo Stato. Quell’uomo era il magistrato Giovanni Falcone.

Aurora d’Errico

La Quarto Savona 15, l’auto di Giovanni Falcone fatta esplodere nella strage di Capaci
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Affascinata del sapere fin da piccola, tanto che all’età di quattro anni e mezzo sapeva già leggere e scrivere, grazie alla vasta biblioteca paterna, si è sempre “cibata” di numerosi libri di ogni genere per cercare di soddisfare quella sete di conoscenza che ha rappresentato per lei il motore dominante di tutta la sua vita. Laureata in Giurisprudenza, Avvocato e Scrittrice, Master in criminologia e criminalistica, Master in diritto di famiglia, Giurista d’Europa, relatrice in numerosi convegni per la lotta alla violenza sessuale, al bullismo, allo stalking ed altri argomenti attuali, è stata ospite in diverse trasmissioni televisive oltre ad essere citata su alcune riviste e testate giornalistiche nazionali ed internazionali. E’ stata ideatrice e Presidente di “AZZURRO DONNA”, un’associazione culturale che l’ha vista in prima linea per la diffusione dei diritti civili, soprattutto nel campo femminile e la promulgazione della pace nel mondo, tanto da ottenere nel 2019 il “CERTIFICATE OF APPRECIATION”, un importante riconoscimento ufficiale per il lavoro umanitario a favore dei “diritti umani”, da parte della Presidente dell’N.O.P.H, Ambasciatrice della Pace dello Stato della Tunisia. Sempre nel 2019, riceve un altro importante premio, “PREMIO ALLA CULTURA”, come “SCRITTRICE”, per il Premio alla Buona Volontà nella città di Cuneo. Nel 2020, viene nominata Responsabile per la Regione Abruzzo dei volontari A.I.SO.S (Associazione Italiana Studio Osteosarcoma). Nel 2016 pubblica il suo primo libro dal titolo “AMORE, ADULTERIO E SEPARAZIONE”, una sorta di saggio sull’amore e sui motivi che spingono all’adulterio. Nel 2017, è la volta di “OBSESSION DEVIL”, il suo primo romanzo rosa/thriller che si svolge in Bretagna. Sempre nel 2017, “MIELE, ZENZERO E POESIA”, la sua prima raccolta di poesie, quasi tutte dedicate all’amore. Nel 2018, “SENTIERI VIRTUALI”, un altro romanzo rosa. Nel 2019 pubblica la sua prima favola “IL CASTELLO DELLE ROSE”, in cui parte del ricavato andrà in favore dell’A.I.SO.S.. Da qualche mese ha terminato il suo ultimo romanzo, la cui pubblicazione è prevista per fine estate e ha già iniziato il suo settimo romanzo, oltre ad una serie di nuove poesie e aforismi. Con la sua nomina come uno dei REDATTORI della Piattaforma di Mobmagazine.it, grazie al suo promotore, lo scrittore Andrea Giostra, avrà una RUBRICA tutta sua dal titolo: “IN SALOTTO CON AURORA”, in cui verranno trattati argomenti di arte, cultura e spettacolo, dove i lettori potranno interagire direttamente attraverso i loro preziosi commenti.