Il re con la sua regina sono la coppia che più si avvicina, alla nobile condizione, da cui ogni fiaba prende l’ispirazione.
La corona e la tiara, sono simboli di gente cara, ad un popolo terrestre ma anche alla volta celeste. Con l’aureola dorata un alone di santità ci è mostrata, in ogni caso si può capire, che c’è qualcuno da riverire. Detiene un potere, ma deve dimostrare di sapere. Ciò che porta su quel capo deve perseguire uno scopo dato: illuminare tante persone e oltrepassare la ragione, prendere decisioni importanti e per questo è protetto da giovani aitanti. Dimostrare sicurezza, ma anche alterigia e buona dose di fermezza, un insieme di tante cose, dove immancabili sono le rose; qui torniamo alla nobiltà e ancora al profumo di santità. Se analizziamo la situazione, a volte però la fama produce aberrazione, quando l’ego è spudorato fa la lotta col creato, così nella testa vanno a confluire quei conflitti che il bene fanno abolire: la Ti-ara, diviene altare nella sfera personale, un castello non è più Modello. Così si gioca con le parole, ma è pericoloso farlo quando qualcosa duole, se un capo non si fa amare non può farsi rispettare, è meglio che vada ad abiurare. Se non tiene fede a una promessa gloriosa, non c’è una storia rosa, se il popolo tiene soggiogato, diventa schiavo del suo pensiero sbagliato. Il libero arbitrio è sempre dato e il giusto mezzo non è scontato, il capo sarà glorificato solo, se governa con l’amore da sempre celebrato.
Flaviana Pier Elena Fusi