Alessandra Bucci, scrittrice e poeta | INTERVISTA

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«Amo profondamente la bellezza, in tutte le sue forme. La ricerco costantemente in ogni contesto. Essa è armonia, musica per l’anima e per gli occhi. Bello per me è tutto ciò che ci emoziona, che ci colpisce, che ci tocca e che lascia un segno in noi, un segno che può contribuire a cambiarci in meglio» (Alessandra Bucci)

Alessandra Bucci

Ciao Alessandra, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice e poeta?

Salve a tutti. Grazie a voi per il gradito invito. Sono un’insegnante di lettere della scuola Secondaria di Primo grado e sono appassionata di arte in generale. Mi piace dipingere e fotografare, oltre che scrivere. Ho pubblicato otto libri, tre di poesie, uno di racconti e quattro romanzi. Un nuovo romanzo, questa volta scritto a quattro mani assieme ad un bravo giornalista, uscirà a breve.

Chi è invece Alessandra al di là della sua passione per la scrittura, per la letteratura, per la poesia e la lettura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità?

Sono una mamma di due adolescenti, un maschio di 18 ed una femmina di 15 anni, che vive sulla costa adriatica, precisamente a Martinsicuro (Te), insieme al marito e a tre gatti.

Sono una gran camminatrice, faccio diversi chilometri al giorno perché sono convinta che le migliori idee arrivino quando sono in movimento e nello stesso tempo, in questo modo, cerco di mantenermi in forma.

Il mare è il mio fedele compagno di sempre, è in sintonia con i miei moti interiori, mi scuote e mi rasserena a seconda delle diverse situazioni. In un certo senso mi rappresenta, è sempre uguale ma ogni giorno diverso, profondo e spesso inquieto.

Svolgo il mio lavoro di insegnante con grande passione anche se, negli ultimi anni, alcune situazioni iniziano a pesarmi, avverto una certa stanchezza che non avevo mai percepito prima, sicuramente anche a causa degli anni difficili che abbiamo vissuto per via della pandemia.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della scrittrice e del poeta?

Sono una persona poliedrica con un percorso formativo variegato. Mi ritengo un’insegnante di lettere sui generis; ho frequentato una scuola superiore artistica in quanto amavo molto dipingere. Durante quegli anni ricordo che mi appassionai molto alla letteratura grazie alla mia insegnante di lettere e questo mi portò ad iscrivermi alla facoltà di Lettere moderne dopo aver conseguito il diploma. Dopo la prima laurea, da privatista presi anche il diploma, che all’epoca si chiamava “magistrale”, che oggi corrisponde al Liceo delle Scienze Umane per poi conseguire anche la Laurea in Formazione e gestione delle risorse umane. Ora sono di ruolo da 14 anni nella scuola Secondaria di Primo grado dopo aver insegnato sette anni in una scuola primaria paritaria, un’esperienza molto formativa che mi ha lasciato un bellissimo ricordo. Ho iniziato a scrivere nel 2015. Prima, pur amando la poesia e la letteratura, sono stata solo un’accanita lettrice, anche se molto selettiva.

Come nasce la tua passione per scrittura, per la poesia e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura e la scrittura?

Da sempre ho amato leggere. Ogni volta che compro un nuovo libro la prima cosa che faccio e aprirlo per annusare l’odore della carta che mi evoca sensazioni meravigliose. Compro tanti libri all’anno e altrettanti ne leggo. Accanto al mio comodino ci sono pile di libri che attendono il loro turno. Preferisco i gialli, le storie autobiografiche e intime, quelle che ti grattano dentro. Ho sognato leggendo “Cime tempestose” di Emily Brontë, amo i classici e tutta la letteratura del Novecento: Buzzati, Pavese, Calvino, Pirandello, Moravia e Pasolini per citare solo alcuni dei miei autori preferiti. Conosco a memoria piccoli brani de “La luna e i falò”, ad esempio. Adoro la regina indiscussa del giallo Agatha Christie. Fra i poeti voglio nominare Sibilla Aleramo, Saba, Montale, Quasimodo, Penna, Gatto e poi Emily Dickinson, Alda Merini, la Szymborska che mi hanno regalato mille straordinarie emozioni. Non amo in modo particolare il fantasy, la fantascienza e il genere distopico.

Ci parli del tuo ultimo romanzo, “A ritmo di cuore”? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Sicuramente scrivendo il romanzo ho voluto celebrare una peculiarità tipicamente femminile, la resilienza, qualità che mi sta molto a cuore che è presente in tutte le mie storie. La resilienza è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, in psicologia la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. E superare un difficile momento è proprio quello che cerca di fare Rosa, una delle protagoniste del romanzo, la madre. Già perché questa, oltre ad essere la storia di una grande amicizia, l’amicizia fra Rosa e Stella, è la storia di una figlia e di una madre, di un sogno infranto che la madre cercherà di ricomporre grazie alla figlia a cui, non a caso, ha dato il nome di Vittoria. Il romanzo vuole appunto essere un monito a non demoralizzarsi di fronte alle difficoltà, un invito a continuare, in un modo o nell’altro, a coltivare i propri sogni, senza scoraggiarsi di fronte ai muri che la vita ci pone di fronte. E in questo lo sport, in generale, e nello specifico la ginnastica ritmica, può esserci molto d’aiuto. Tale disciplina sportiva è comunque solo lo scenario che farà da sfondo alla storia, dentro c’è tanto altro. C’è di mezzo anche di un mistero che verrà svelato solo verso la fine del libro fino a toccare temi forti come i delitti di mafia.

Avevo già da tempo in mente la storia ma non riuscivo a trovare le parole giuste e nemmeno il tempo per buttarla giù. Solo durante il primo lockdown, periodo che ho vissuto veramente con tanta sofferenza, sono riuscita, paradossalmente, a scrivere il romanzo forse proprio perché, come dice De André, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Mia figlia, in qualità di ginnasta agonista, in quel periodo si stava preparando per la prima gara ufficiale di Federazione a cui teneva tantissimo. Il lockdown ha bloccato tutto. Vederla soffrire giorno per giorno ha dato ancora più impulso alla mia ispirazione, in un paio di mesi avevo buttato giù la bozza. Volevo dedicare il libro a lei, anche per cercare di tirarla su, in qualche modo.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?

Il libro è adatto a tutti, in particolare a tutti quelli convinti che sia importante avere sempre un sogno da coltivare fino alla fine dei nostri giorni, a tutti quelli che amano emozionarsi di fronte ad un libro.

Tu, Alessandra, hai scritto altri libri. Ci parli delle tue opere? Quali sono, come sono nate, quale il messaggio che contengono? Insomma, raccontaci della tua attività letteraria, sia poetica che dei romanzi.

Oltre a tre libri di poesie, “I sentieri dell’anima”, “Stagioni d’amore, stagioni di morte” e “Verso la luce”, ho pubblicato un libro di racconti dal titolo “Donne. Sette racconti, un’unica storia” in cui tocco diversi argomenti: la depressione, il risveglio dopo il coma, il tradimento, l’omosessualità femminile, ecc. Una particolarità del libro e che i racconti sono tutti collegati fra loro. A questi si aggiungono i quattro romanzi: “Raccontami il mare” dedicato al mare, appunto, e a mio padre che faceva il marinaio, “Oltre” che è una sorta di noir in cui si mescolano varie sfumature, il rosso della passione più intensa e le tenui e delicate sfumature della poesia. In questo libro si parla anche di dislessia e dell’amore al tempo dei social. Segue “Metamorfosi inverse”, che è il romanzo più autobiografico di tutti, all’interno del quale tratto argomenti come il bullismo, la bulimia e la tricotillomania. E, infine, è la volta di “A ritmo di cuore” di cui ho già parlato ampiamente.

Tornando alla poesia, vorrei spendere due parole per l’ultimo nato, il già citato “Verso la luce”, pubblicato lo scorso luglio. La silloge è costituita da 33 componimenti, versi scritti durante gli ultimi anni, a cui sono molto legata. Come scrivo nell’introduzione al libro, “ho sempre considerato la poesia come un’ancora di salvezza che mi permette di illuminare le tenebre che spesso regnano fra i miei fondali, mettere ordine fra gli ingarbugliati grovigli del mio profondo mondo interiore.”

Alessandra Bucci_verso la luce

Una domanda difficile, Alessandra: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “A ritmo di cuore” e gli altri tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarli.

Non voglio essere presuntuosa, dico solo che il doppio intento che mi pongo ogni volta che scrivo è di non annoiare e, soprattutto, di emozionare. Non so se sono stata sempre in grado di farlo ma ci ho provato con tutte le mie energie e auguro ad ogni persona che si appresterà a leggere i miei scritti di non annoiarsi perché penso che il rischio più grande che corra uno scrittore sia proprio quello di annoiare il lettore, essere prolisso, perdersi in descrizioni inutili e superflue, non riuscire ad afferrare nell’intimo colui che ci fa l’onore di leggere ciò che è nato dalla nostra fantasia. Questo sarebbe un vero problema perché in tal caso lo avremmo perso per sempre.

Alessandra Bucci_Libri

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tue opere letterarie? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

C’è stato un ex professore universitario di Genova, il prof. Umberto Rapallo, un linguista di grande levatura culturale, che mi ha presa a cuore e che leggeva ogni mio romanzo dandomi dei preziosi consigli e incoraggiandomi a proseguire per la mia strada. Da qualche anno è venuto a mancare ed io, in seguito alla sua scomparsa, ho avuto un periodo di smarrimento, non riuscivo più a scrivere storie lunghe e articolate, mi sono dedicata per due anni solo alla poesia e a qualche breve racconto. Ringrazio dal profondo il prof. Rapallo che mi ha dato tanto in questi anni e, anche se lui non potrà leggere le mie parole, sono comunque convinta che in qualche modo la mia riconoscenza, il mio affetto e la mia stima giungeranno fino a lui.

Questo brutto periodo è durato fino a giugno scorso, quando l’ispirazione è tornata a rinverdire le mie fronde anche grazie al giornalista Antonio D’Amore che mi ha proposto di scrivere una storia a quattro mani. Grazie ad Antonio sono tornata a sentire vibrare la tastiera sotto le mie dita dando alla luce, insieme a lui, un nuovo romanzo in poco più di un mese.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

Amo profondamente la bellezza, in tutte le sue forme. La ricerco costantemente in ogni contesto. Essa è armonia, musica per l’anima e per gli occhi. Bello per me è tutto ciò che ci emoziona, che ci colpisce, che ci tocca e che lascia un segno in noi, un segno che può contribuire a cambiarci in meglio.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Generalmente sono una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno anche se sono convinta che la fortuna e il fato possano darci comunque una mano concreta per realizzare i nostri progetti. E, soprattutto, a volte dovremmo imparare a non sottovalutare certi segni evidenti e ripetuti che il cielo ci invia. Questo per dire che, in alcune situazioni, dopo tanti segni avversi non legati alla nostra volontà, cambiare strada è solo buon senso, non un vile segnale di resa. A volte è proprio il voler perseverare nel realizzare un progetto ad ogni costo che ci impedisce di realizzare ciò per cui siamo realmente venuti al mondo.

L’impegno è comunque fondamentale, in questo sono stata sempre molto diligente, mentre per quanto riguarda la disciplina un po’ meno. Sono convinta che il genio, l’arte in generale, faccia rima con disobbedienza, indisciplina… lo so, per un’insegnante è una grave affermazione questa…

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, sClaudio libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Credo che in ogni affermazione sopra citata ci sia qualcosa di vero. Quella che però è più vicina al mio sentire è la definizione di Proust. Sono convinta, come ha già detto qualcun altro, che in ogni libro ci sia una pagina scritta appositamente per noi. E questo credo sia meraviglioso. Leggere per cercare noi stessi, per comprenderci, per sentirci parte di un disegno più grande in cui non siamo soli, all’interno del quale ci rendiamo conto che ciò che sentiamo nel profondo, ciò che proviamo vivendo, lo provano anche tanti altri nostri fratelli.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Sono perfettamente d’accordo con Bukowski, anch’io scrivo e basta, scrivo quando quella vocina interiore comincia a dettarmi parole, emozioni, visioni. Non mi chiedo cosa ne verrà fuori, mi impegno a riportarla al meglio sulla carta.

Credo che il contenuto di qualsiasi testo sia fondamentale; una storia deve appassionare, deve essere ben costruita, catturare la nostra attenzione, deve conquistarci. E per fare tutto ciò uno stile accattivante ed originale può essere sicuramente d’aiuto ma non credo che sia quello a determinarne il successo.

«Direi che sono disgustato, o ancor meglio nauseato… C’è in giro un sacco di poesia accademica. Mi arrivano libri o riviste da studenti che hanno pochissima energia… non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile non crea molto bene. Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene. Se il tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata, l’ho resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho insegnato loro che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può scrivere una lettera, che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci deve essere per forza qualcosa di sacro in essa.» (Intervista di William Childress, Charles Bukowski, “Poetry Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21.). Tu da poeta cosa ne pensi in proposito? Ha ragione Bukowski a dire queste cose? Cosa è oggi la poesia per te, riprendendo il pensiero di Bukowski?

Ho una concezione molto personale della poesia. Credo che i poeti siano persone tanto inquiete che annaspano fra le acque della quotidianità e che non si accontentano di restare a galla ma anelano ad elevarsi fino ad oltrepassare la soglia dell’infinito. E riescono a farlo attraverso la poesia, appunto, che costituisce uno strumento sublime di elevazione. Come scrivo nell’introduzione all’ultima silloge, la poesia è per me “una sorta di scala che riesce a condurmi fuori dall’oscurità in cui ogni tanto mi perdo. E grazie ad essa, quando l’ispirazione torna a sfiorare le mie corde, “verso la luce” mi dirigo, gradino dopo gradino, parola dopo parola, verso dopo verso. Inizio il viaggio di risalita e proseguo lentamente, a fatica sì, ma con in cuore la certezza che sarà meraviglioso sentire ancora l’abbraccio rivitalizzante della luce.”

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

Il sentimento ardente, la passione, l’amore, la profonda inquietudine: sono questi fattori che danno impulso al mio scrivere, pertanto, non posso che essere d’accordo con Anaïs Nin. Se nella poesia non v’è “ardore” inteso nell’accezione più ampia del termine, se essa non scalda fino ad ustionare a tratti, se non emana intense vibrazioni, non possiamo considerarla tale.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Ce ne sarebbero davvero tanti ma dovendo fare una scelta veloce il primo che mi viene in mente è “Come un romanzo” di Daniel Pennac in cui vengono elencati i dieci diritti imprescindibili del lettore che tutti dovrebbero avere ben presente.

Per secondo cito “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak che è la storia di una famiglia ebrea durante il nazismo, una storia d’amore di quelle che ti spezzano il cuore, la storia di una piccola ladra di libri che sopravvive grazie alle parole contenute nei libri che, rubando, cerca di salvare. Lo considero veramente un libro magico che ho amato profondamente.

E, infine, consiglio “L’Arminuta” della mia conterranea Donatella Di Pietrantonio che ha recentemente vinto il premio Campiello. Lo consiglio perché è un libro intenso e carico di significato. L’autrice racconta la maternità, i legami familiari, le ferite che la vita può infliggere, il tutto filtrato attraverso gli occhi di una ragazzina di 13 anni che, nel corso della sua vita, verrà abbandonata ben due volte. Dolore, amore e sacrificio sono gli ingredienti che danno vita ad una storia forte e intensa che non può lasciare indifferenti.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

Premetto che non sono una vera e propria cinefila, preferisco leggere, ma ci sono comunque diversi film che mi sono rimasti nel cuore. Se proprio devo sceglierne tre direi: “L’attimo fuggente” di Weir del 1989, “I ponti di Madison County” di Eastwood del 1995 e “The others” di Amenàbar del 2001.

Il primo perché sono un’insegnante che tanto vorrebbe assomigliare al prof. Keating, così originale e anticonformista; ogni volta che, con i miei alunni, guardo questo film non posso fare a meno di trattenere le lacrime; lo trovo meraviglioso, un tesoro tempestato di piccole pietre preziose: valori e principi che abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri giovani.

Il secondo lo amo perché sono una gran romantica e credo che gli amori impossibili siano gli unici che restano inalterati nel tempo incastonati fra le pareti del nostro cuore per sempre.

Il terzo perché amo il genere; un film ben costruito che solo alla fine ci permette di comprendere il tutto lasciandoci col fiato sospeso fino all’ultima scena.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

A luglio è uscito il mio terzo libro di poesie “Verso la luce” e, come già accennato, è già pronto un nuovo romanzo che sarà pubblicato nei prossimi mesi. Quest’ultimo è un libro molto particolare, una storia d’amore ma non solo, un romanzo scritto a quattro mani assieme ad un giornalista che stimo molto. Abbiamo realizzato il tutto durante l’estate, in pochissimi mesi, in modo molto naturale e spontaneo. La considero una storia magica, una di quelle storie fluttuanti nell’aria che aspettava solo noi per prendere vita. Sono molto soddisfatta e non vedo l’ora di presentarla al pubblico. Per ora non voglio aggiungere altro.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Sicuramente potranno seguirmi sulla mia pagina Facebook “Il mondo di Alessandra B.” il cui link è indicato sotto. Chi è veramente interessato a ciò che scrivo può anche seguirmi sul mio profilo personale. Ho anche un’altra pagina Facebook, che gestisco insieme ad una cara amica, che si chiama semplicemente “Donne” (https://www.facebook.com/a.bucci.AB).

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Spero tanto di aver in qualche modo destato la vostra curiosità e, se vi va, mi farebbe molto piacere se passaste a trovarmi sulle mie pagine magari lasciando anche dei feedback. Credo sia molto importante avere dei riscontri per capire se vale la pena continuare per la strada che abbiamo intrapreso, se ciò che scriviamo interessa e soprattutto se emoziona, come già affermato in precedenza, questa per me è la cosa che conta di più.

Alessandra Bucci

https://www.facebook.com/alessandra.bucci1

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Alessandra Bucci

L’ultimo romanzo:

Alessandra Bucci, A ritmo di cuore, Il Viandante editore, 2020

L’ultima silloge di poesie:

Alessandra Bucci, “Verso la luce”, Il Viandante, 2022

https://www.edizioniilviandante.it/libri-autori/verso-la-luce/

Andrea Giostra

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Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo