Elisabetta Barbera, scrittrice e poeta | INTERVISTA

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«Non riesco ancora a sentirmi una scrittrice né una poetessa … Mi sento un mero strumento, un diffusore d’essenze che si vaporizzano nell’aria, le emozioni che mi attraversano si liberano e aleggiano per essere respirate, emozioni semplici ma profonde che spesso sanno arrivare al cuore perché sono le emozioni di tutti, in cui ognuno si può riconoscere.» Elisabetta Barbera

Elisabetta Barbera

Ciao Elisabetta, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice e poeta?

Ciao a tutti e grazie a te caro Andrea per questa splendida e stimolante occasione. Sono una scrittrice esordiente, nel 2022 ho pubblicato due raccolte di poesie “Soffi d’Amore” con la Venaplus edizioni e “Scatti d’emozioni” con la Robin Edizioni. Nonostante questa gratificazione non riesco ancora a sentirmi una scrittrice né una poetessa e quando mi salutano usando quel titolo mi sento sempre in imbarazzo, gli apprezzamenti che ricevo, soprattutto da persone a me sconosciute, mi commuovono sempre tanto, non riesco proprio ad abituarmi, sono un dono prezioso che ripongo nell’anima come un tesoro. Mi sento un mero strumento, un diffusore d’essenze che si vaporizzano nell’aria, le emozioni che mi attraversano si liberano e aleggiano per essere respirate, emozioni semplici ma profonde che spesso sanno arrivare al cuore perché sono le emozioni di tutti, in cui ognuno si può riconoscere.

Chi è invece Elisabetta Donna al di là della sua passione per la scrittura, per la letteratura, per la poesia e la lettura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità?

Di me potrei dire mille cose, la mia vita è stata attraversate da diversi eventi che mi hanno profondamente colpita scoprendo di avere una forza che non sapevo d’avere. Sono una donna molto impegnata, lavoro in una Onlus perché credo nella Mission della stessa, i miei figli sono sempre stati al primo posto nella mia vita pur cercando di ritagliare piccoli spazi anche per me spesso inutilmente. Sono una persona che ama dare senza pretendere nulla in cambio, solo per la sensazione di benessere che mi dà. La mia estrema emotività ha sempre guidato i miei passi, a volte cadendo altre ricevendo carezze, ma ho saputo sempre rialzarmi fiera delle mie scelte nella consapevolezza che non posso essere diversa e non lo voglio. Sono estremamente empatica e questa è forse la mia croce e delizia. Metto passione in ogni cosa, senza non riesco a vivere.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della scrittrice e poeta?

Su questo punto sarò breve perché non ritengo che il mio percorso accademico, formativo e professionale abbia contribuito a rivestire i panni della poetessa, penso invece che sia un dono che risiede già in noi ed attende il momento per esalare il suo primo respiro. Ho conseguito due diplomi, uno in ragioneria e un altro in stilista di moda, ho proseguito con gli studi in legge mentre lavoravo nell’azienda d’abbigliamento di famiglia. Ho fatto diversi lavori, dalla stilista di moda alla tenuta della contabilità, la mia anima non trovava il suo posto, ma in questo percorso ho capito che nessuno di questi lavori mi rappresentavano, non c’era passione ed io, senza quella, mi stanco molto facilmente e cambio. L’approccio sui social quali Instagram e Facebook mi hanno casualmente introdotta in salotti letterari virtuali da cui ho cominciato a tradurre i miei scritti in poesia trovando un riscontro che non immaginavo e che mi ha spronata a continuare in un crescendo che mi dà donato una meravigliosa gioia di gratificazione.

Come nasce la tua passione per scrittura, per la poesia e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura e la scrittura?

La mia passione per la scrittura è nata dalla lettura fin da ragazzina, era come vivere contemporaneamente due vite, ero così immersa da dimenticare il tempo e lo spazio per poi destarmi all’improvviso e accorgermi che erano passate ore ed era già sera. Come molte adolescenti avevo un diario segreto in cui scrivevo le mie emozioni e su cui ricamavo storie, spesso d’amore. Ma chi ha influito maggiormente è stato mio fratello più grande (il primo di quattro) con cui passavo moltissimo tempo nella biblioteca di famiglia. Lui accanito lettore e futuro scrittore mi raccontava le trame dei libri rappresentandole come se fossimo a teatro, momenti indimenticabili che ricordo sempre con il sorriso e che mi spronavano a leggere sempre di più.

Le mie prime letture, indimenticabili, che ricordo ancora come se fosse ieri sono, per prime, le opere di Shakespeare che ho amato alla follia ed in particolare modo Amleto, Giulietta e Romeo e i sonetti e poi Charles Dickens, David Copperfield mi ha fatto fare un viaggio straordinario. Il primo ha influito molto sulla mia scrittura e rimane sempre la mia musa.

Ci parli dei tuoi ultimi libri, “Scatti d’emozione” e “Soffi d’amore”? Come nascono, qual è l’ispirazione che li ha generati, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Entrambi nascono spontaneamente senza un progetto, partecipando a contest in salotti letterari virtuali sono entrata in un mondo che ho sentito mio fin dal primo momento, di notte le parole fluivano nella mia mente ed uscivano come un fiume verso il mare. La testa era come se si scoperchiasse e tutte le emozioni accumulate negli anni volessero uscire, mi sentivo inondata dalle parole che scivolavano sul foglio come l’ossigeno nell’aria. Le poesie delle raccolte sono state scritte d’impulso partendo da una parola, un’immagine, un messaggio che volevo lasciare senza sedermi a tavolino ma mentre ascoltavo la musica o danzavano ed in quei momenti mi prendevo un attimo per appuntarmele sul cellulare. Ho tralasciato di dire che sono un ex  ballerina e come tale non potrò mai smettere, ballare mi suscita emozioni che riporto nelle mie poesie.

La mia è una poesia senza schemi per lasciare ondeggiare le emozioni oltre i confini tratteggiati, aperta al sentire di ogni cuore attraverso fotogrammi immediati con una carezza di speranza finale sempre.

Oso dire una poesia per tutti.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre li scrivevi?

Come ho già scritto, anticipando la domanda, la mia vuole essere una poesia per tutti, tutti coloro che già la amano ma soprattutto chi desidera accostarsi ad essa per la prima volta. In realtà non ho immaginato alcun destinatario le ho scritte e basta ma ora la posso definire così.

Una domanda difficile, Elisabetta: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Scatti d’emozione” e “Soffi d’amore”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarli.

Posso solo dire che i miei libri di poesie sono per chi è affamato d’emozioni, sentirle scivolare sulla pelle, viverle come fossero un fotogramma che arriva al cuore, un batticuore improvviso e dirsi “è proprio così”.

Questi sono i messaggi d’apprezzamento che mi sono arrivati, ringraziandomi delle emozioni donate e che mi hanno commossa veramente tanto.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tue opere letterarie? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Ringrazio la mia famiglia, mio marito e i miei figli che mi hanno lasciato lo spazio per scrivere, capendo e credendo in me. Ci sono anche altre persone ma non ho bisogno di nominarle perché già sanno quanto siano state importanti.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

Come scrissi in una poesia inedita di tempo fa, la bellezza per me è tutto ciò che ferma i miei passi e inchioda i miei pensieri, il tempo e lo spazio non esistono più e il cuore vola in luoghi mai visti.

La bellezza asciuga i pianti e illumina il buio.

Può essere ovunque, soprattutto nelle piccole cose che attendono di essere notate, sta a noi aprire l’anima e saperle vedere.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Partendo dal fatto che Giovanni Falcone è una persona che ho stimato e stimo tantissimo, concordo con il suo pensiero soprattutto nella seconda parte, non mi pongo la domanda del perché devo fare una certa cosa ma come poterla farla per sentirmi bene. Penso inoltre che il talento vada giustamente premiato ma purtroppo anche con l’impegno e la determinazione a volte non è possibile, entra sempre in campo l’audacia e la fortuna che hanno un ruolo importante. Questo d’altra parte è il mondo che ci siamo costruiti.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, sElisabetta libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Concordo maggiormente con il pensiero di Proust, in parte, ricevere un pensiero, ma non nella solitudine, la vedo in modo più semplice, leggere un libro è fare un viaggio in un mondo che apparentemente non ci appartiene vivendo i gesti e le emozioni dei protagonisti come se fossero le nostre, come disse Virginia Wolf vivere due vite, una reale e l’altra dei personaggi del libro. Spesso accade come dice Proust di “leggere sé stessi” e direi di ritrovarsi in essi.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

La penso un po’ come Bukowski, la scrittura d’impulso è più suggestiva, accattivante e spesso vincente.

D’altra parte è molto importante sia il messaggio che si vuole inviare e, nel caso delle poesie, la musicalità dei versi trasporta il lettore in un vortice senza sosta e di evasione di cui ha bisogno. Sono tante le componenti ma la più importante è la forza che riesce a fare vivere la storia ai lettori.

«Direi che sono disgustato, o ancor meglio nauseato… C’è in giro un sacco di poesia accademica. Mi arrivano libri o riviste da studenti che hanno pochissima energia… non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile non crea molto bene. Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene. Se il tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata, l’ho resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho insegnato loro che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può scrivere una lettera, che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci deve essere per forza qualcosa di sacro in essa.» (Intervista di William Childress, Charles Bukowski, “Poetry Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21.). Tu da poeta cosa ne pensi in proposito? Ha ragione Bukowski a dire queste cose? Cosa è oggi la poesia per te, riprendendo il pensiero di Bukowski?

Sono pienamente d’accordo con il pensiero di Bukowski, credo nella semplicità della poesia, accessibile a tutti, non amo l’ermetismo stretto e soprattutto ho sempre sostenuto che per scrivere con il fuoco dentro non bisogna avere studiato tanto ma avere vissuto tanto.

«Il ruolo del poeta è pressoché nullo… tristemente nullo… il poeta, per definizione, è un mezzo uomo – un mollaccione, non è una persona reale, e non ha la forza di guidare uomini veri in questioni di sangue e coraggio.» (Intervista ad Arnold Kaye, Charles Bukowski Speaks Out, “Literary Times”, Chicaco, vol 2, n. 4, March 1963, pp. 1-7). Qual è la tua idea in proposito rispetto alle parole di Bukowski? Cosa pensi del ruolo del poeta nella società contemporanea, oggi social e tecnologica fino alla esasperazione? Oggi al poeta, secondo te, viene riconosciuto un ruolo sociale e culturale, oppure, come dice Bukowski, fa parte di una “élite” di intellettuali che si autoincensano reciprocamente, una sorta di “club” riservato ed esclusivo, senza incidere realmente nella società e nella cultura contemporanea?

Penso che la poesia ha ancora molta strada da fare e che rimane ancora circoscritta a pochi nella convinzione che sia difficile, incomprensibile e per questo noiosa. In realtà ha una grande forza sostenuta da una emotività ed empatia superiori, percorre le nostre vite senza accorgercene, la viviamo e respiriamo continuamente e a volte ci suggerisce le strade da percorrere.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

Ha descritto pienamente il mio pensiero e me stessa.

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Come penso di avere già scritto, un libro lo leggo calandomi nell’ambiente, nei personaggi e vivendo le loro emozioni esattamente come fanno loro, assorbendole magari in modo differente e provando emozioni contrastanti ma senza vivisezionarle ne sminuzzarle, le faccio scivolare dagli occhi al cuore in un solo prelibato boccone. Amo gustarli così, tenendo nella bocca quel miscuglio di sensazioni il più possibile per poi lasciarle scendere all’anima dove rimarranno per lungo tempo.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Sono un amante con tutto il mio cuore di Shakespeare per cui sicuramente un libro da leggere assolutamente è uno dei suoi, Amleto o Giulietta e Romeo. Per gli altri due non saprei decidermi, sono troppi, per cui ne citerò un classico che non scorderò mai, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen e uno nuovo, letto da poco e che mi ha colpita, Seni e Uova di Haruki Murakami.

Il perché lo farò scoprire a voi se li leggerete.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

I rpimi che mi vengono in mente sono: Quasi amici, Il faro delle orche e Usside Down. Rimangono nella mente e nel cuore.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

Ho terminato da poco un romanzo ed è in corso un progetto che per ora è top secret.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Mi possono seguire sulla pagina di Facebook e su Instagram, sono sicuramente più attiva sul secondo.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Ringrazio di cuore chi riuscirà ad arrivare in fondo alla lettura.

Grazie!

Elisabetta Barbera

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Elisabetta Barbera

I libri:

Elisabetta Barbera, “Soffi d’amore”, EDIZIONI VENAPLUS, 2022

https://www.amazon.com/Soffi-dAmore-Italian-Elisabetta-Barbera-ebook/dp/B0B374JGZQ/ref=sr_1_1

Elisabetta Barbera, “Soffi d’amore”, EDIZIONI VENAPLUS, 2022

Elisabetta Barbera, “Scatti d’emozioni”, Robin editore, 2022

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo