#fattiestrafatti: Daniela Spagnolo “Dora” e “Piccolo diario di una cicatrice”: Intervista

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#FATTIESTRAFATTI: INTERVISTA ESCLUSIVA CON DANIELA SPAGNOLO “DORA” e “PICCOLO DIARIO DI UNA CICATRICE”

Carissimi, eccomi di nuovo con la rubrica #fattiestrafatti su Mob magazine che tanto vi sta piacendo. Oggi ho il piacere di intervistare una donna vulcanica e una scrittrice sopraffina: Daniela Spagnolo. Lavora al Politecnico di Torino, dove si occupa di progetti di ricerca, e adora scrivere romanzi: per lei la scrittura è terapeutica!

Nel 2005 si laurea in Scienze Politiche all’Università degli studi di Torino e subito inizia a lavorare per l’allora Prima Facoltà di Ingegneria, presso la quale si occupa di organizzazione di eventi e gestione degli impegni istituzionali.

Nel 2011 crea il suo blog personale, http://danielaspagnolo.blogspot.com/ , collegato ora al suo sito web http://www.danielaspagnolo.com/

Nel 2013, in self publishing, pubblica Fate Moderne e nel 2016, sempre nella stessa forma, La gente perbene e la ragazza del mercato, un giallo ambientato nella sua Torino.

Sempre a Torino è ambientato il libro Il silenzio del Tempo, edito dalla casa editrice 96-RUE-DE-LA-FONTAINE nel 2018.

Nel 2021 esce Dora, edito dalla casa editrice LFA PUBLISHER, con il quale è presente al Salone Internazionale del Libro di Torino 2022. Ha pubblicato con la stessa CE “Piccolo diario di una cicatrice” a novembre 2022.

  • Benvenuta Daniela a #fattiestrafatti. In questo incontro racconteremo del tuo essere scrittrice e dei tuoi due ultimi romanzi per la CE LFAPUBLISHER, “DORA” e “PICCOLO DIARIO DI UNA CICATRICE”. Innanzitutto ti voglio chiedere, come è consuetudine per la mia rubrica, quanto tu sei #fattaestrafatta di passione per la scrittura?

Grazie Cara Daniela per la tua disponibilità ed attenzione, ed anche per il sollecito e gradevole invito a partecipare a questa rubrica.

Io ho scoperto di amare scrivere già alla scuola elementare, grazie alla mia cara Maestra, che mi ha fatta appassionare alla lettura. Mi sono talmente innamorata di tutti questi mondi, questi personaggi che potevo ritrovare dove e quando volevo, che è nato in me il desiderio di riuscire a crearne di miei: nuovi mondi che a volte mi hanno salvata da un mondo reale che può risultare difficile.

  • Vorrei iniziare con “Piccolo diario di una cicatrice”, uscito a novembre 22 e che racconta in maniera schietta la scoperta del tumore al seno che ti ha colpito. Paura, solitudine, negatività, e poi occasione, leggerezza, consapevolezza. La scrittura come terapia che guarisce. Quanto è stato importante per te raccontare quest’esperienza?

Io credo molto nel potere della condivisione e nella forza che si può trovare spartendo il dolore e distribuendo la gioia. Inoltre, io mi sono sentita molto sola, in parte per scelta, perché non sono riuscita a trovare la comprensione che cercavo, un po’ per la peculiarità che ogni condizione assume.

Inoltre, ci sono stati dei passaggi molto dolorosi, psicologicamente parlando, che mi hanno segnata nel profondo: me ne rendo conto quando mi capita di ripensarci, di tornare indietro con il ricordo. Ecco, allora, che ho capito che tutto quel dolore e quell’angoscia non dovevano andare sprecati. Se non li avessi fatti  “fiorire”, avrebbero continuato ad avvelenarmi e non sarebbero serviti a nulla. Da qui è nata quasi un’esigenza di raccontare il mio vissuto e il mio sentire, che sono convinta che siano comuni anche ad altre vite, ognuna con le proprie caratteristiche. In questo modo, il mio racconto può essere di aiuto ad altre persone: perché questo libro, è vero, parla del tumore al seno, ma le cicatrici possono essere molteplici, anche psicologiche, e colpire indistintamente donne e  uomini.

 

  • Questa cicatrice quanto è #fattaestrafatta di voglia di ricordare, ma anche di voltare pagina?

Tantissimo! La mia cicatrice è ormai parte di me, e come me è proiettata verso l’altro, verso la possibilità di rendersi utile. E poi, essa è soprattutto voglia di ricordarmi che sono passata attraverso un passaggio stretto, che non pensavo che sarei riuscita ad attraversare, mentre invece eccomi qui a parlarne.

I temi dell’insicurezza e della paura del giudizio, che vanno al di là di quello della malattia, vengono analizzati proprio dal punto di vista del dopo: la possibilità di voltarsi indietro ed apprezzare quanto si è comunque fatto.

 

  • Sarai il 9 dicembre alla Fiera di Roma per un firma copie di “Piccolo diario di una cicatrice” allo stand LFA alle ore 11. Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Quest’anno a maggio ho partecipato al Salone del Libro di Torino, per la prima volta come autrice, ed è stato a dir poco emozionante! Finalmente partecipavo in maniera attiva ad una kermesse che avevo sempre vissuto come fruitrice. L’unico neo della vicenda era il fatto che fossi nel pieno dei passaggi medici: infatti, sarei stata operata nel giro di un paio di settimane. Tuttavia, non ho voluto rinunciarvi!

Ora, il solo pensiero che potrò rivivere,spero più serenamente, l’emozione di Torino, ma questa volta nella Capitale, mi riempie di euforia: sono al settimo cielo! È, per me, un’occasione di conoscere molte persone dal vivo e di interfacciarmi con un mondo affascinante. Inoltre, lo farò accompagnata dai miei figli: questo mi fa sperare che possa passare loro, almeno in parte, un po’ del mio amore per le lettere.

Ciliegina sulla torta: ci sarà anche il mio precedente romanzo, DORA, con noi!

  • Come è stato accolto nelle tue prime presentazioni? Oltre Roma ce ne saranno altre?

PICCOLO DIARIO sta riscontrando una buona risposta di pubblico e questa cosa mi fa riflettere molto. Mi fa riflettere sul fatto che c’è tanta sofferenza, anche quando essa sembra non esistere, e c’è anche tanto bisogno di esprimerla: questo libro, infatti, vuole essere uno strumento di accompagnamento in una fase difficile della nostra vita, ma anche un mezzo di introspezione, per leggersi dentro e far emergere le proprie paure per farle diventare le proprie forze.

Il libro, infatti, è strutturato come un diario, che è la forma migliore per trasmettere pensieri e riflessioni. Ma la cosa che ho voluto aggiungere, e che secondo me costituisce il punto di forza dello stesso, è la parte finale: è una parte interattiva, perché invita il lettore a riflettere e mettere per iscritto i propri pensieri. Questo perché possano poi essere riletti quando ne sentirà il bisogno: sarà come ricevere un abbraccio, come sentirsi avvolti e compresi da sé stessi, cosa che spesso non riusciamo a fare.

  • Passiamo ora a parlare di “Dora”, sempre edito da LFA publisher e uscito nel 2021. Una storia molto originale dove si confrontano un gruppo di persone e si fa un resoconto sulle proprie vite. Troviamo una Baronessa, un Professore, un caposcala, un Sindaco, un prete, un profugo, una matta. Chi sono e cosa cercano?

Sono tutti una sfaccettatura dell’animo umano: troviamo la presuntuosità dell’ego, l’ipocrisia dei benpensanti, la paura di chi non riesce per primo ad apprezzare sé stesso, l’invidia per la vita altrui, il cinismo figlio della sofferenza, e via così.

Ognuno di loro sembra agire nell’interesse di un bene comune, indossando una maschera che inevitabilmente cade durante il romanzo, perché in realtà sono tutti mossi dai propri desideri e interessi che di comune hanno ben poco

  • “Dora” è un romanzo intenso e a tratti crudele. Come nasce l’ispirazione per questo testo?

Devo dire che è come se la storia fosse già nella mia testa, assieme ai personaggi, e che aspettasse solo di essere estratta: volevo raccontare una storia che racchiudesse in sé gli stereotipi dell’universo umano.

L’ispirazione, poi, mi è derivata dal mondo che mi circonda: anche io abito in un condominio molto numeroso, anche io vivo in una piccola cittadina alle porte di una città più grande (Torino). Ecco che il condominio stesso è diventato il modo, per me, di rappresentare la società di oggi, completamente indifferente alle vite dei singoli e in accelerazione verso un destino che sa di definitivo e che sembra ormai definitivamente tracciato, indipendentemente da ciò che ciascuno prova a fare nel proprio piccolo.

  • Il condominio dove si aggirano i personaggi mi ricorda un po’ il libro di J.G Ballard. La natura umana esce fuori in momenti inaspettati. Quanto sono #fattiestrafatti di insoddisfazioni, di malesseri, di ipocrisie?

I protagonisti di DORA sono mossi dalle più becere delle emozioni umane: sono egoisti, egocentrici, invidiosi, cinici. E per la maggior parte di loro sarà difficile trovare un “lieto fine”, una redenzione, diciamo così.

Per costruirli mi sono immedesimata in ognuno di loro: ho immaginato, volta per volta, di vestire i loro panni e solo dopo essermi calate pienamente in ciascun ruolo, sono riuscita a scriverne.

È stato molto impegnativo, ma anche divertente e quantomai utile! È stato, in effetti, un esercizio di analisi dei sentimenti e delle reazioni, dei punti di vista e delle posizioni che spesso assumiamo. Questo esercizio mi ha fatto scoprire che la visione delle cose non è mai la stessa per tutti.

  • Come lo puoi definire “Dora”? E’ un giallo, oppure è un viaggio senza sconti nella psiche umana?

Ti ringrazio per questa domanda, che coglie in pieno il senso e la natura di questo romanzo. DORA nasce come giallo (genere letterario che prediligo), ma poi, man mano che mi trovavo a delineare le vite che lo componevo, mi rendevo conto che fosse necessario approfondirne i lati anche oscuri: per rendere i personaggi più interessanti. E certamente la psiche dell’uomo offre un viaggio avventuroso che può farci vivere emozioni inaspettate: dietro un’apparenza di perfezione può celarsi una realtà di fallimento, ad esempio. E allora, quale migliore terreno fertile per un mistero da risolvere?

  • Parliamo dei personaggi, Rosaria Cappone, la Baronessa in primis, un personaggio misterioso e inquietante, Clara, Don Paolo, il prete, il Sindaco, il signor De Petri, la vedova Valenti e Anna. Chi tra loro marchia a fuoco maggiormente il romanzo?

Bravissima Daniela che non hai nominato DORA: chi leggerà, comprenderà che essa è tutti e sé stessa allo stesso tempo!

Il marchio, diciamo così, è dato da due figure femminili che sono una l’opposto dell’altra: ANNA e CLARA.

Io sono, infatti, una scrittrice di Donne: nelle mie storie, la figura femminile viene presentata e declinata per ognuna delle sue molteplici forme. Ecco, dunque, che in questo romanzo, Anna e Clara rappresentano due punti di vista della figura femminile: fragile una quanto forte l’altra. Ma il lettore scoprirà come i fatti le porranno una di fronte all’altra e le metteranno nella condizione di rivelarsi per quello che sono.

  • Tu hai trattato anche l’argomento dell’accoglienza col personaggio del profugo siriano ospitato nel condominio e degli zingari che giravano intorno al palazzo. La realtà e le paure dell’essere umano raccontate senza stucchevole buonismo. Quanto è importante per te costruire un “verismo narrativo” nella tua scrittura?

Ecco, apprezzo moltissimo, non sai quanto, questa domanda. E apprezzo molto la tua definizione del “buonismo” che va tanto di moda e fa rima con perbenismo.

Io li detesto entrambi, perché sono una presa in giro. Bada, ne parla una persona che ha quotidianamente a che fare con il mondo della disabilità e che, dunque, si trova a doversi interfacciare con figure e realtà che spesso capita siano rivestite delle migliori intenzioni, ma poco sanno delle difficoltà reali.

Accogliere, includere: sono due azioni che richiedono umiltà e fiducia che non tutti abbiamo. Il primo passo verso questo obiettivo lo possiamo fare solo se ammettiamo i nostri limiti.

  • Hai due romanzi belli freschi da portare avanti e comunque assolutamente diversi l’uno dall’altro, qual è il messaggio complessivo #fattoestrafatto che intendi portare avanti con la tua scrittura?

 

Il mio obiettivo principale è quello di creare un mondo che possa evocare i diversi mondi di ognuno di noi: piccoli paesi, figure professionali, uomini e donne che tutti i giorni si svegliano per iniziare una giornata del tutto simile alle nostre. “Dora” vuole esse, dunque, il primo di, spero, una serie. E nelle mie storie continuerò a mettere l’accento sulle donne: voglio concentrare me e il lettore sulle potenzialità che la donna ha e che spesso lei stessa non considera; voglio che sia un modo per riconoscersi e riflettere su sé stesse.

E poi, sempre basato sulle donne e le loro potenzialità, ho un altro progetto in testa, ma che per il momento non posso ancora svelare. Basti dire che tratta di gentilezza, positività e potere femminile, tutti mescolati insieme: una bomba, insomma!

 

Ringrazio la bravissima Daniela Spagnolo ed invito tutti all’acquisto dei due libri targati LFA PUBLISHER.

 

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—-https://www.mondadoristore.it/Piccolo-diario-di-cicatrice-Daniela-Spagnolo/eai978883343512/

DANIELA MEROLA