“Per quanto allunghi il collo non diverrà mai un cigno”
Ma fuor d’acqua lui cammina in modo imperfetto
Le cattiverie sul conto dell’Oca sono un macigno
E al sentirle tutte un cuore sensibile non prova diletto.
Ci sono animali brutti: la tartaruga e il rinocerotnte
Che non mostrano certo un’intelligenza superiore
Ma sull’Oca le malelingue sono crudeli e pronte
A ritenerla il simbolo della stupidità, una senza valore.
Ma se diamo dell’Oca a qualcuna, lei non s’offende
Intelligentissima e monogama, fedele quanto i cani
Abbiamo la pelle d’Oca che la forte emozione provoca
Penne per la scrittura intinte nell’inchiostro del domani.
Le Oche selvatiche volano in alto più degli uccelli
Quella domestica può vivere anche ottant’anni
Fare l’Oca giuliva è per confondere i fini cervelli
Saltare, giocare, starnazzare senza fare troppi danni.
Il mese di Novembre è tutto dedicato all’Oca
Ma la leggenda la lega all’estate di San Martino
Riscattiamo la brutta nomea che non ha la foca
Facciamo sì che la poveretta non finisca nel piattino.
Il fois gras è il cibo più crudele al mondo
Io che le amo, le ho dipinte e tutte esposte
Ode all’Oca che non andrà messa al bando
Una protagonista unica nel gioco delle feste.
Maria Rosa Bernasconi
