Stefania Rossella Grassi, regista e sceneggiatrice, si racconta | INTERVISTA

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«Non credo al fato, alla fortuna. Io scrivo per amore della scrittura. Non lo so se arriverò al grande successo, ma francamente, io amo talmente tanto questo mestiere, che lo faccio con quella reverenza che devi avere per la linfa vitale che scorre in te.» (Stefania Rossella Grassi)

Sefania Rossella Grassi

Ciao Stefania Rossella, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Stefania Rossella regista e sceneggiatrice?

Grazie a Voi. Mi appresto a rilasciare l’intervista più complicata, perché sto per interloquire con un bravo editorialista culturale e scrittore, e mi crea non poca soggezione. Che collocazione riesco a darmi nella magia chiamata Cinema che io amo così tanto? Scrivo, ed ho visioni; tanto forti da rendermi libera solo quando sono in compagnia della mia amica fantasia. Un viaggio catartico, senza muovermi di un solo centimetro dal mio ordine e dalla mia strana razionalità, che poi in fondo, mi rende ancorata ad una realtà fatta di quotidianità. Con la mia amica fantasia sto bene. Ha dita che mi accarezzano amorevolmente, meglio di qualsiasi altro corpo umano. Il Cinema è immagine e parole, quando riesco a dire quello che ho dentro di me, come ho fatto con Preludio, parlo ad ogni singolo spettatore, lasciandogli la più autentica e palpabile idea della libertà. Con Preludio, ho detto ai miei spettatori: “Immaginala, perché chi sono mai io per mettertela in scena la violenza? Immaginala”.

Ho ancora tante cose da imparare in questo meraviglioso mestiere. Sarò l’allieva più disciplinata per il mio famoso autore che scriverà con me il mio prossimo film. Gli sono così grata per il suo sì.

…chi è invece Stefania Rossella Donna nella sua quotidianità, al di fuori dal lavoro e dalla sua passione per il cinema e la scrittura? Cosa puoi raccontarci di te?

Non so chi sono, e credo che nessuno di noi conosce sé stesso fino in fondo. Quanto la natura umana, possa essere umana, oppure disumana. Che collocazione abbiamo in questa vita? Esistono disegni più alti di noi. In una battuta del copione di un mio film, Sidus, che dovrebbe uscire nel 2023, ho scritto di me. Il titolo è semplicissimo: Il giorno della Felicità. Eccola: Dottore… Le dico una cosa. Questo giorno della felicità, non è ancora arrivato. Le chiedo se per caso lei è riuscito ad incontrarlo. Che elettricità ti cammina sulla pelle? Ti senti come nell’istante prima di fare l’amore più lento che chiedi non finisca mai? Oppure quell’amore che ti trascina negli angoli più reconditi di te stesso, quelli che non avevi mai conosciuto. Io ho bisogno di saperlo Dottore, ho paura di non accorgermi che quello è il giorno della felicità. Lo sa? Io mi credevo, o meglio pensavo, ad un viaggio per mare con una grande nave. Sbarcavo e rimanevo con il naso per aria, piena di quella meraviglia che abita i bambini. Ma ancora niente Dottore… Non è arrivato il giorno della felicità… Per me ancora oggi non è quel giorno.”

Posso descrivermi dagli occhi di chi sta camminando un pezzo di strada con me. Perché dirlo io, non saprei. Mi dice che le mie elucubrazioni mentali, tante volte si fondono con Freddie Mercury, nel giorno che scrisse  Bohemian Rhapsody, ma che questo mio “essere” definita “diversa”, non mi ha mai fatto perdere la via dell’essere prima di tutto Madre, Donna e Nonna allo stesso tempo, e di esserci diventata con ancora abbastanza vita da vivere.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della regista, della sceneggiatrice e della scrittrice?

Ti posso rispondere che la mia amica fantasia è molto insolente, non si spoglia con tutti. Non riesce a danzare a piedi nudi su tutti i banchi di scuola. Non la impari la fantasia. L’essere un visionario, non può insegnartelo nessuno. Impari la tecnica sui banchi di scuola, questo sì. Preferisco non parlare del mio percorso accademico, verrei giudicata ancor più “diversa”. Lo stare sul set mi ha insegnato molto. Essere affiancata da grandi professionisti di Cinema: Roberto De Laurentiis, Renzo Rossellini, Gianni Mammolotti, Alessandro Haber, Daniele Gramiccia il mio produttore, il mio storico coautore Tommaso Scutari, Ray Abruzzo che ho avuto il grande onore di dirigere in Sidus, il mio DOP Bruno Cascio. E molti, molti altri.

Come nasce la tua passione per la scrittura e per il cinema? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori e i registi che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare il cinema, i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura, la scrittura e l’arte nelle sue varie forme espressive?

È stato Roberto De Laurentiis ad accorgersi che la mia strada era quella della scrittura di opere audiovisive. Ho cantato per moltissimi anni. Io amo alla follia Terrence Malick, quella sua onirica melanconia. Una passione di Cinema, direi carnale, è per Matteo Garrone che ho conosciuto e che spero di rincontrare quel suo genio al più presto. Sono riuscita a confessargli che l’aspetto per tutta la vita se è necessario. Rossellini per me è il più grande regista del neorealismo. Sono stata “benedetta” nel firmare l’intervista di Isabella e Renzo Rossellini per la voce di New York, ed ho potuto “raccontare” il mio Maestro Roberto Rossellini.

Ci parli dei tuoi lavori cinematografici e dei tuoi scritti? Quali sono, come nascono, qual è l’ispirazione che li ha generati, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore o allo spettatore che va al cinema o nei canali streaming per vedere le tue opere, quali le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Io viaggio. Sono viaggi che faccio senza valige, treni, ecc… Non mi muovo di un solo centimetro dal mio spazio. Mi incarno in una vita. Una parete del tempo immaginaria. Ritorno e scrivo questa vita nuova, tante volte mai esistita. Le mie scritture di Cinema sono strane. E come se riuscissi ad uscire da me stessa. Immaginare un uomo senza sonno e raccontarlo a modo mio. Vedere un Joker, riuscire a trovare centinaia di chiavi diverse di lettura di un film meraviglioso. Vedere i film di Matteo Garrone, la sua tecnica di regia, innamorarmi perdutamente della sua mente e della sua immensa genialità. Così torno dentro me stessa, e scrivo, scrivo… Lo spettatore che va a vedere un mio film, probabilmente si chiede come possa riuscire una donna a catapultarsi in una tale fantasiosa, e delle volte perversa, visione della vita.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Gio- vanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno che mettiamo in quello che facciamo?

Il tuo solo menzionare Giovanni Falcone mi rende minuta innanzi ad una tale anima elevata. Non credo al fato, alla fortuna. Io scrivo per amore della scrittura. Non lo so se arriverò al grande successo, ma francamente, io amo talmente tanto questo mestiere, che lo faccio con quella reverenza che devi avere per la linfa vitale che scorre in te. Non devi mai sporcarla. Non devi mai comprometterla. Devi maneggiarla con quella purezza che ti permette di tenere tra le mani il tuo io. Non sono mai stata arrivista, non è nella mia natura. Mi viene in mente una citazione di Confucio: “Una gemma non può essere lucidata senza attrito. Inoltre, una persona non può avere successo senza un numero sufficiente di tentativi difficili.”

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza nel cinema, nella scrittura, nell’arte, nella vita, secondo te?

La bellezza è la luce nel viso di mia figlia. Io dico che lei è la meraviglia che abita il mondo. E poi mio nipote, lui è il tutto racchiuso nella bellezza. La bellezza nel Cinema è: Visconti, Fellini, Rossellini, Garrone, Malick, e molti altri. La bellezza nel Cinema è Joaquin Phoenix in Joker. Io non leggo molto. Sono affamata di immagini e fantasia. Se non mi sazio, non vivo.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte?

Ho avuto due amori nella mia vita. Amori che ho sentito veramente. Il mio primo amore mi ha donato la meraviglia che abita questo mondo. Il mio secondo amore, è stato un amore più consapevole per quanto mi riguarda. Credo, forse, di essermene innamorata, ma era un dopo troppo “emozionale” della mia vita. Oscillavo. Se l’avessi amato oggi, non lo so, si sarebbe comunque spento in me il pensare che possa essere stato amore. Posso dire che è stato un pezzo importantissimo della mia strada. Mi ha dato tanto, nel suo darmi probabilmente pochissimo, mi ha fatto superare tempeste che mi hanno portata oggi ad una consapevolezza di quello che riesco a scrivere.

«… facendo dei film non mi propongo altro che di seguire questa naturale inclinazione, raccontare cioè col cinema delle storie, storie che mi sono congeniali e che mi piace raccontare in un’inestricabile mescolanza di sincerità e di invenzione, di voglia di stupire, di confessarsi, di assolversi, di desiderio spudorato di piacere, di interesse, di far la morale, il profeta, il testimone, il clown… di far ridere e commuovere.» (Federico Fellini, “Fare un film”, Einaudi ed., Torino, 1980, p.48). Cosa ne pensi di queste parola di Fellini? Cos’è per te fare un film, partecipare ad una produzione cinematografica? Cosa arriva allo spettatore secondo te? Dicci il tuo pensiero a partire dalle parole di Federico Fellini…

Sidus ha una forte influenza Felliniana. Parlo proprio della vita clownesca. Forme morbide. Di come sia facile poi ritornare nel corpo di chi vogliamo veramente essere. La parte più emozionale è stata quando ho fatto danzare a Ray Abruzzo il Bolero di Ravel, sul cofano di una Jeep dismessa.

Non è voglia di stupire. È quello che noi siamo, fantasiosi visionari.

«Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.» Fu Charlie Chaplin (1889-1977) a dire queste parole. Tu cosa ne pensi?

Ho scritto una poesia che ne delinea a pieno come voglio vivere, a costo di perdere tutto e ritrovarmi, io, me stessa. “Ci sono anime talmente elevate, che non possono confondersi con gli esseri sterili, vuoti e senza morale. Esseri che gravitano come calamite arrugginite sempre nello stesso perimetro. Ecco! Io non sarò mai come loro. Amore mio, chiamami pazza, visionaria, se può farti stare meglio…”

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Il lettore, lo spettatore, è autentico, intelligente, comprende se sei sincero. Comprende e si appassiona alla tua felicità oppure al tuo distacco disilluso della vita. Ed anche ai tratti di innegabile follia che abita noi scrittori.

Se dovessi immaginare tre grandi registi del passato o del presente con i quali lavorare a chi penseresti e perché proprio loro?

Fellini, perché ti portava oltre te stesso. Rossellini, perché sarà sempre il più grande Regista mai esistito. Garrone, perché è amore cinematografico allo stato puro. Altri non saprei dirti, così, su due piedi.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Mia Madre e mia Figlia, prima di tutti, sono state fondamentali nella mia rinascita. Subito dopo, il mio secondo innamoramento, se così vogliamo chiamarlo. È stato indispensabile per farmi riacquisire l’identità di una donna, facendomi anche conoscere parti della mia fragilità che non avevo mai conosciuto, e che mi hanno permesso di arrivare ad estrinsecare al di fuori di me stessa le storie che nascono dentro di me, per poi riuscire a rappresentarle in immagini. Il mio coautore, Tommaso Scutari, un compagno di scrittura prezioso, un grande amico che mai mi ha lasciata sola. Daniele Gramiccia, senza di lui non sarei mai riuscita a realizzare nulla nella mia vita professionale, bravo nel suo mestiere, un grande professionista del Cinema. Ed ultimo, ma mai nella mia mente per ultimo, Roberto De Laurentiis, è stato il mio mentore, non potrò dimenticarlo mai.

E tre film da vedere assolutamente? Quali e perché proprio questi?

Ho visto tutti i film di Matteo Garrone. Lui è essenza dell’arte visiva. Completezza. Genialità. Consiglio, Garrone, sempre e per sempre, Matteo. Giusto? Sempre e per sempre.

A cosa stai lavorando in questo momento e cosa puoi dirci dei tuoi lavori letterari e cinematografici in corso?

Sto lavorando con un famoso autore cinematografico, ma non posso rivelarne il nome. Con lui sto lavorando alla sceneggiatura del mio prossimo film. Tratterà un caso di cronaca nera. Una sceneggiatura difficile. Un film molto difficile. La produzione è di Daniele Gramiccia. Ho tanti trattamenti già pronti, alcuni firmati con il mio storico coautore. Ad uno di questi sono particolarmente legata. Ho immaginato un maniacale studio dei particolari e delle angolature di ripresa, vorrei riuscire a scrivere nello script un susseguirsi di simbologie tra l’etereo e l’esoterico, desidero, e spero di riuscire, o meglio di essere altezza, nel mettere in scena uno spaccato crudele sulla natura umana, ma non voglio né salvare né condannare i miei protagonisti, il titolo è: The Life Lift (L’ascensore della vita), scritto con il mio coautore, Tommaso Scutari. L’altro progetto è già pronto. Si intitola “Ladro di Santi”, è una commedia amara. Ne ho già parlato con il mio produttore, Daniele Gramiccia, mi piacerebbe dirigere l’attore che ha lavorato molto sul carattere del mio protagonista, si chiama Cristian Stelluti.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?

Preludio è un film che tratta un tema duro, il Femminicidio. Ha una violenza poetica e mai visiva. Ecco! Prego i lettori di andarlo a vedere sulla piattaforma TaTaTu di Andrea Iervolino. Oppure su YouTube. Sidus spero possa vedere la luce nel 2023. Ed i progetti che ti ho menzionato: un film ispirato ad un caso di cronaca nera, ed il mio Ladro di Santi.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Andate sempre oltre voi stessi. La fantasia diverrà la vostra migliore amica. Non abbandonate mai un percorso, possa essere questo doloroso, deludente. La luce del giorno dopo, può farvi riconoscere la vera strada giusta.

Stefania Rossella Grassi

https://www.facebook.com/stefania.r.grassi

Stefania Rossella Grassi sul set di Preludio. Dirige Daniela Giordano e Alessandro Haber, in una delle scene più emozionali del film.

Preludio:

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo