Connessione…dialogo con Madre natura |di Franca Spagnolo

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elaborazione grafica Franca Spagnolo

Guarda gli alberi, guarda gli uccelli, guarda le nuvole, le stelle… e se hai occhi potrai vedere che l’esistenza intera è ricolma di gioia. Ogni cosa è felicità pura. Gli alberi sono felici senza alcun motivo; non diventeranno primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi – non hanno nemmeno un conto in banca! Guarda i fiori. È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione.

Osho

 La natura è un lembo di pace in mezzo al trambusto di una vita che rincorre il tempo, è quel posto dove l’anima si culla al fruscio delle foglie che il vento muove perché ogni “spirito” offra il suo respiro al mondo. L’eternità è oltre il pensiero, al di là delle stagioni, è la luna che si specchia nel sole e poi cala per riemergere più luminosa. La natura è donna – madre di tutti, rifugio di chi le parla in silenzio e in quel dialogo, immerso nelle emozioni ritrova se stesso.

Ci sono luoghi che sentiamo nostri, li percepiamo come fossero parte di noi – siti magici, posti dove calpestando la terra si cammina sulla storia di civiltà passate non più visibili ma vive come energie. Esiste tra noi e queste civiltà una connessione che appartiene al mondo delle emozioni, a quello straordinario universo sensoriale che si desta ogni volta che il divino ci mostra la sua grandezza.

Molti conoscono il mare bellissimo della Sardegna, il fascino straordinario delle spiagge bianche che restituiscono alla mente fotografie di posti incontaminati come fossero lo specchio del Regno celeste offerto alla vita terrena. La Sardegna è molto altro…l’interno di questa straordinaria isola offre ai visitatori molte attrazioni naturalistiche – grotte dall’aspetto suggestivo per colori e forme, fonti sacre e…villaggi nuragici, e proprio di questi voglio parlavi.

La civiltà nuragica era una popolazione che viveva in Sardegna intorno al II secolo d. C. – il nome “nuragica” deriva da nuraghi, torri monumentali –  dimora del capo spirituale di queste tribù, il quale deteneva poteri religiosi, politici e militari. Intorno la torre considerata anche sacra dimora e fortezza, sorgeva il villaggio costituito da capanne a base circolare, anche se in alcune comunità montane la popolazione aveva rifugio nelle caverne rese confortevoli dal sughero e il legno. Le torri nuragiche venivano utilizzate oltre come nascondigli in caso di pericolo, anche come sedi religiose, tombe – l’altezza di questi edifici veniva sfruttata anche per osservare gli astri e il cielo. Il popolo nuragico aveva una conoscenza molto profonda di quelle che sono le energie della natura e riconoscendole, sapeva utilizzarle a beneficio del proprio corpo ma soprattutto per ristabilire l’equilibrio energetico dove ogni respiro segue il cammino armonico della luce.

Dopo l’espansione della civiltà nuragica, i nuraghi divennero fabbricazioni sempre più articolate, collegate tra loro da corridoi sotterranei. Gli edifici utilizzati come luoghi di culto venivano edificati in correlazione alla posizione del sole, all’energia della luce al respiro magnetico della terra. Ogni luogo sacro aveva forme particolari che andavano ad amplificare il magnetismo già presente nel posto scelto e l’acqua dei pozzi dove avvenivano le purificazioni, era un’acqua vibrazionale capace di allineare istantaneamente i chakra – e proprio “magnetismo” si percepisce percorrendo il Villaggio – Santuario Romanzesur.

Romanzesur è un sito archeologico che si trova a 13 chilometri da Bitti, in provincia di Nuoro – completamente immerso nel bosco dove le file di alberi da sughero sembrano tracciare il percorso sensoriale tra storia, bellezza, natura, spiritualità e fascino. Tutto ciò che possiamo ammirare in questo luogo suggestivo è frutto di diverse campagne di scavi effettuate tra la fine degli anni ‘80 e il 2001. Il complesso archeologico comprende il pozzo sacro, due templi, un anfiteatro, un labirinto e un centinaio di capanne.

Il percorso nel Romanzesur alla scoperta di capanne – templi e aree dove ogni pietra racconta una storia, e lo spirito di chi le ha vissute fluttua tra le foglie restituendoci il suono del suo respiro, si apre davanti un labirinto di muri concentrici che rievocano i percorsi tortuosi di un’anima in cammino verso la luce.

Il cuore del villaggio è il tempio a pozzo o pozzo sacro costituito da ambienti che ricordano quelli gradonati tipici dei teatri. L’intera superficie circoscrive l’area dedicata ai cerimoniali dove si svolgevano funzioni collettive legate al culto dell’acqua. Quando all’inizio parlavo di “connessione” mi riferivo proprio allo scambio tra materia e spiritualità, natura e uomo. Il pozzo sacro è uno degli ambienti del sito archeologico dove ci si ferma e si può avvertire il flusso di madre natura…la potenza del simbolo della vita e della rinascita. Si è pervasi da una sensazione di tranquillità e pace che annulla la realtà, abbandonati nello spazio dove l’inconscio parla restituendoci il mondo che abbiamo dimenticato.

Le emozioni da vivere passeggiando in un luogo che definirei oltre che di altissimo livello archeologico, anche di ampio valore spirituale, sono tante, e in verità credo che descrivere in modo dettagliato l’intero villaggio, ne potrebbe attenuare le suggestioni che passo dopo passo ognuno di Voi mi piacerebbe immaginasse.

Bisogna custodire gelosamente quei momenti di dialogo con madre natura, perché tutto quello che ci offre in dono appartiene a noi, alla nostra anima e quella dei nostri antenati che sono tra noi – in mezzo le pietre –  il sughero –  le foglie –  il sole e il ciclo della luna che si specchia nelle acque della nostra coscienza.

 

Ricordo il viaggio in Africa. Adelaide insistette perché visitassimo i famosi Cerchi Delle Fate che percorrono il deserto della Namibia meridionale dall’Angola fino alla parte nord occidentale del Sudafrica […] Quel posto aveva un’energia davvero potente. Mi isolai per qualche minuto. Ero immobile davanti quella distesa e d’improvviso mi sentii risucchiato. Immaginai di essere in una di quelle favole popolari, dove le fate danzano in modo scatenato nei cerchi e trascinano l’umano capitato nel bosco a danzare con loro fino allo stremo. Ebbi la sensazione d’aver ballato in modo frenetico per ore. Mi sentii svuotato e allo stesso tempo pieno di energia.  Quel paesaggio dall’aspetto fiabesco mi regalò una delle emozioni più grandi della mia vita. Giunti in albergo cercai di raccontare ad Adelaide cosa mi fosse capitato. Stavo per parlare ma lei portandosi la mano destra sul viso, avvicinò l’indice sulla bocca e sussurrò:

«Shhh… le cose belle devi custodirle gelosamente, le emozioni non appartengono alla materia.»

«Io volevo solo condividere con te un…»

«Devi tenere segrete le tue emozioni più grandi, se le racconti disperdi la loro energia e quando le cercherai nei ricordi per caricarti di quelle vibrazioni, rischierai di non trovarle.  Il mondo è pieno di gente che nel deserto vede solo deserto.»

«Ma come… perché?»

«Perché nel momento in cui il giudizio di qualcuno con lo sguardo fisso solo a ciò che vede, attraversa la forza di un’emozione, ne annulla la potenza.»

«Ma tu non sei quella gente!»

«Certo… ma voglio insegnarti come si conserva l’energia».

Tratto dal romanzo inedito: “Ora possiamo iniziare” di Franca Spagnolo

Namasté

Franca Spagnolo

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Franca Spagnolo