Carla Abenante, scrittrice, insegnante, poetessa, autrice | INTERVISTA

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«La bellezza vive nella signorilità, nell’educazione, nella dolcezza, il connubio di questi tre elementi rende bello l’essere umano e il suo sguardo limpido che riflette umiltà» Carla Abenante

Carla Abenante

Ciao Carla, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice, insegnante, poetessa e autrice?

Un saluto a voi e vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di fare questa intervista. Sono una docente amante della scrittura che scrive nei versi le sue emozioni, nei romanzi inventa percorsi di vita in rosa, giallo e anche noir dei personaggi, nelle favole inventa personaggi che possano catturare la fantasia dei bambini e nei testi teatrali si sta approcciando per conoscere di più le sue potenzialità di autrice. Fin da piccola ho usato la scrittura come mezzo di comunicazione. Ero una bambina timida nell’approccio con gli altri e ricordo che per chiedere al maestro di andare in bagno glielo scrivevo su di un foglio. Scrivevo poesie e raccontini a scuola e la passione è cresciuta con me. Fin dall’adolescenza mi sono approcciata al mondo educativo infatti ero educatrice ACR. Dopo aver seguito alcuni corsi di scrittura che mi hanno fornito gli strumenti per farlo mi sono appassionata alla scrittura di romanzi.

Chi è invece Carla Donna al di là della sua passione per la scrittura, la poesia e l’arte? Cosa puoi raccontarci della tua quotidianità?

Sono una donna come altre: casa, lavoro, impegni sociali e passioni. Non sono sposata. Non ho figli. L’amore però è una componente importante nella mia vita, senza non si può vivere. Adoro viaggiare, scoprire nuove culture. Mi piace andare a teatro e per musei, guardare mostre e poi amo ballare e andrei spesso se avessi la compagnia per farlo. Disegnare e camminare sono un mio relax.

Mi piace molto stare in compagnia, fare cene fra amici e cucinare e far assaggiare i miei manicaretti.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della scrittrice, insegnante, poetessa e autrice?

Il mio percorso di studi è stato diverso da quello che avrei voluto fare. Dopo le scuole medie avrei voluto proseguire con il liceo artistico e poi con l’accademia, avrei dovuto andare in città a Napoli e i miei me lo sconsigliarono. Mi iscrissi al Ragioneria, un percorso all’opposto delle mie inclinazioni artistiche e del mio talento, ma devo dire che non ho avuto problemi e andavo bene, non secchiona, ero disciplinata e organizzata. Ho poi proseguito con studi giuridici, iscrivendomi a Giurisprudenza, laurea non portata a termine per pochi esami da fare, purtroppo la morte di mio padre prematuramente sconvolse la mia vita e il percorso di vita. Il lavoro fu prioritario.

Come nasce la tua passione per scrittura e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura, la scrittura e l’arte nelle sue varie forme espressive?

La mia passione per la scrittura nacque alle elementari, ogni giorno il maestro, come primo compito della giornata ci proponeva di scrivere il pensierino del giorno, e creazione dopo creazione divenne una passione e un modo di comunicare.

L’amore e il rispetto, la cura per i libri mi è stato trasmesso dai miei genitori, fin da piccola sono stata circondata da enciclopedie e libri di lettura.

Con molti sacrifici mio padre ci comprava come ho detto le enciclopedie, la prima Conoscere, poi i testi scolastici sempre nuovi e diceva di tenerne cura e rispetto, in quanto loro ci avrebbero insegnato il pensiero critico.

Sempre i miei genitori mi hanno trasmesso il piacere dell’arte in genere, del viaggiare, del conoscere nuovi mondi, l’amore per il teatro e il cinema a cui ci facevano assistere.

Non ho un autore a cui mi sono ispirata. Leggo qualsiasi testo tenga accesa la mia curiosità, altrimenti li termino a fatica. Mi piace usare un mio stile di scrittura tenendo in considerazione quanto appreso alla scuola di scrittura e leggendo i vari generi letterari.

Ci parli di “Non sei nella lista” pubblicato nel 2021 e degli altri tuoi libri e scritti? Quali sono, come nascono, qual è l’ispirazione che li ha generati, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quali le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

“Non sei nella lista” è il mio romanzo di esordio e devo dire come primo romanzo trattare un argomento come il bullismo e la violenza non è stato facile, l’ho scelto in quanto mi frullava in testa da tempo, dal momento in cui ci fu l’episodio tragico e atroce di quel ragazzo gonfiato con l’aria compressa dai compagni. L’episodio mi sconvolse molto e mi ripromisi di scrivere sul comportamento degli adolescenti violenti ignari di esserlo in quanto scherzo. Protagonisti di Non sei nella lista sono adolescenti coinvolti in atti di bullismo ma anche dei loro amori, dei rapporti con la famiglia, con gli amici, con le istituzioni, tratta la perdizione di alcuni ma il riscatto di altri. In effetti è un romanzo in cui possiamo ritrovare episodi di uno spaccato di società moderna di cui magari siamo stati spettatori.

In cantiere c’è un romanzo al vaglio dell’editore. Poi il seguito di Non sei nella lista e poi tanto da scrivere che mi frulla nella mente. Ho scritto circa quattrocento poesie di cui non ho nessuna raccolta monografica.

Scrivo anche racconti e favole. I miei romanzi nascono da episodi che mi hanno colpito, da vita vissuta e anche da tanta fantasia e creatività. Le poesie nascono dalle mie emozioni.

I messaggi che vorrei arrivassero ai lettori sono sociali, di riflessione sui rapporti umani, la società, le famiglie, sul lavoro e tra istituzioni. Ovviamente con un pizzico di sorriso e buonumore senza appesantire. In ogni romanzo ci sono storie d’amore perché ritengo che fanno parte della vita sia che siano rosa o problematiche. Il mio intento è che i miei romanzi possano contribuire a costruire un mondo con meno violenza non solo fisica ma anche morale.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre li scrivevi?

Mentre scrivevo Non sei nella lista mi rivolgevo a lettori adulti, poi quando l’ho finito avevo davanti agli occhi i docenti a cui dare uno strumento per discutere il fenomeno del bullismo. Quando è stato pubblicato, le critiche di alcuni lettori che lo hanno definito con valenza didattica educativa per le istituzioni, le famiglie e i giovani e la società tutta mi hanno suggerito che anche la platea scolastica degli alunni liceali e delle ultime classi delle medie avrebbero potuto leggerlo e commentare, discutere il fenomeno. Adottato, quindi, come testo narrativo nelle scuole.

Quando scrivo di solito è per lettori adulti ma non specifici, scrivo in maniera accessibile ad ogni tipo di lettore. Quando scrivo le poesie non penso ad un tipo di lettore in quanto nascono da una condizione emotiva personale, possono nascere in qualsiasi attimo della giornata, non hanno costruzione specifica se non in seconda battuta. Per le favole è diverso essendo rivolte ai bambini, immagino l’espressione che possano fare ascoltandole

Una domanda difficile, Carla: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Non sei nella lista” e gli altri tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarli.

I lettori dovrebbero acquistare Non sei nella lista per leggere uno spaccato di società attuale che, pur essendo marginale, esiste, quello in cui alberga il bullismo, la violenza per capire a quali azioni e quali conseguenze può portare il fenomeno. Inoltre leggerlo è anche camminare per le strade di Napoli, tra le canzoni di Pino Daniele e altre di noti rapper del momento. E anche vestire gli abiti e la vita dei protagonisti, vivere le loro emozioni, delle famiglie e anche delle istituzioni. Beh le poesie e gli altri scritti i lettori dovrebbero leggerli e comparare per navigare nella mia anima e anche nella mia vita conoscendo un po’ di quel che io possa essere come persona.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

Per me la bellezza vive nella signorilità, nell’educazione, nella dolcezza, il connubio di questi tre elementi rende bello l’essere umano e il suo sguardo limpido che riflette umiltà. La bellezza nella scrittura credo sia nello stile ed è molto soggettivo. Se un libro non si riesce a leggerlo fino alla fine non è bello.

Secondo me la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza è tutto ciò che ispiri e apri al pensiero critico e ti porti a ragionare sulle motivazioni di un percorso che abbia portato l’artista a quel tipo di opera.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Io la penso come Falcone, il talento è fondamentale ma va coltivato con l’impegno, lo studio, la tenacia ma penso anche che se si aggiungesse un pizzico di fortuna nell’incontrare le persone giuste al momento giusto e che ti tendino una mano per insegnarti come raggiungere il tuo sogno possa completare il percorso.

Camminare sul filo della vita non è una semplice passeggiata, ci sono curve, dossi, ostacoli da superare e se si è forti e determinati con un obiettivo da raggiungere non ci si riesce ad alzarsi dopo le cadute che possono presentarsi improvvisamente. Lo studio apre la mente e insieme alla tenacia e alla forza morale sono componenti essenziali oltre a non avere mai paura di nulla per vivere in un mondo che a volte si presenta come giungla.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Direi entrambe le affermazioni in quanto leggere è vivere più di una vita e abitare più di un luogo, amare persone, personaggi che esistono nella fantasia dello scrittore che ci offre di conoscerli.

Leggere è anche leggere in se stesi e se stessi, ci si pone sempre davanti all’interrogativo se ci saremmo comportati come i personaggi nel vivere la storia descritta.

Io aggiungo leggere elimina la solitudine.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Non vorrei dire eresie, dovrei aver scritto un libro di successo per sapere quali elementi ci devono essere per renderlo tale. Comunque penso che un libro per avere successo sia importante sia la storia narrata che lo stile narrante. Credo che fare innamorare dei personaggi, della storia sia fondamentale quanto scriverla in uno stile alla portata di tutti per arrivare alla mente e cuore. Se si usa una scrittura forbita, colta, sarà limitato ad una parte di lettori ma se si usa una scrittura scorrevole, comprensibile, avrà una platea maggiore e potrebbe avere successo.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

L’amore per sé stessi e per quello che si fa è importante per realizzare quanto si è ripromesso. Amarsi significa essere appagati. Nella mia scrittura incidono il mio percorso di vita, le mie esperienze positive e negative ma soprattutto le mie opere hanno l’impronta delle mie emozioni, senza di esse non avrei mai scritto nulla.

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Concordo, studiare senza comprendere quel che si studia è inutile. Imparare a memoria una poesia senza scoprire il significato intrinseco del poeta è come memorizzare la marca di una merendina senza averla mai assaggiata. Il pensiero critico s’impara leggendo oltre i righi. Sia che ci si immedesimi nei personaggi lasciandosi trascinare dalla scrittura della storia sia andando oltre il pensiero dello scrittore significa aprire la mente per far proprio qual che si legge e viaggiare con il pensiero.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Pubblicamente voglio ringraziare i miei genitori, anche se non possono leggerlo in quanto non sono più di questa terra fisicamente, lo sono nei loro insegnamenti custoditi nel mio cuore. Mi hanno insegnato ad apprezzare l’importanza di aprire la visione della vita e della mente a trecentosessanta gradi. Guardare oltre la punta del naso. Grazie a loro sono diventata la donna che sono, alla loro educazione offrendomi l’opportunità dell’autonomia fin da ragazzina responsabilizzandomi. Mi hanno dato gli strumenti per non arrendermi, per essere resiliente, per non avere paura ma affrontare a muso duro gli ostacoli senza versare lacrime ma superandoli o schivandoli.

Ringrazio anche i miei docenti che mi hanno gli strumenti per coltivare il talento.

Ringrazio il mio editore che ha creduto in me ed ha apprezzato il mio lavoro.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Beh andrebbe letto sicuramente Non sei nella lista per apprezzare il mio lavoro.

I libri che mi hanno rovinato la vita di Daria Bignardi, un viaggio nell’anima della scrittrice oltre a conoscere libri mai letti o a ritrovare libri letti.

Via col vento un testo che insegna a risalire la vetta, il domani, se si ha la fortuna di viverlo, è un’altra opportunità che ci viene offerta in regalo.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

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Schindler List fa meditare su come evitare che possano ripresentarsi i ricorsi storici.

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Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

L’impegno professionale che occupa maggior tempo è la professione docente, quella che mi permette di mangiare e vivere.

I miei impegni culturali sono il presentare nelle scuole accompagnando la campagna antibullismo il mio romanzo Non sei nella lista oltre a presentarlo per la promozione. Inoltre partecipazioni a reading poetici, ultimamente sono stata giudice in un concorso di poesia, poi frequento un corso di scrittura e di teatro anche se per vari motivi di salute quest’anno sono molto latitante ai corsi. Lavori di scrittura in corso: poesie nuove, un nuovo romanzo. Sono anche impegnata a memorizzare la parte che sto studiando per il corso di teatro, spero di riuscirci dato che memorizzare le parti per me non è mai stato facile dato che mi hanno insegnato a capire più che memorizzare.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

I lettori li invito innanzitutto alle presentazioni che seguiranno. Possono anche invitarmi nelle scuole i lettori docenti e studenti.

Possono seguirmi sui social Facebook, Instagram, leggendo i miei romanzi, le mie poesie.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Ringrazio chi mi ha offerto la possibilità di fare questa chiacchierata con voi lettori, ringrazio chi leggerà questa intervista e saluto tutti con un sorriso, il mio marchio di famiglia: sorridere sempre anche quando nel cuore è buio. Sorridere trasmette serenità a chi ti vive accanto. Il domani è un altro giorno per raggiungere i sogni e fare luce nel buio. Non ci si deve mai arrendere nella vita perché ha sempre due facce che girano a seconda del tempo, e quando gira il verso della felicità non lasciarla fuggire senza averla assaporata. Abbiate sempre la curiosità di conoscere per aprire gli orizzonti e abbiate la forza di andare oltre i limiti dei sogni per afferrarli.

Carla Abenante

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Carla Abenante

Il libro:

Carla Abenante, “Non sei nella lista”, Homo Scrivens, 2021

Andrea Giostra

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Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo