Elisabetta Pandolfino, fotografa e ideatrice dello “scatto mentale”  | INTERVISTA

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«Lo “scatto mentale” oltre che tecnica è una “nuova forma d’arte” giacché, nella storia non sono state realizzate opere utilizzando principalmente la luce della Luna come inchiostro» (Elisabetta Pandolfino )

 PHOTO GALLERY ELISABETTA PANDOLFINO

 

Ciao Elisabetta , benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale artista della fotografia? Come ti descriveresti a chi leggerà questa intervista per dare l’immagine di te quale artista?

Caro Andrea, grazie per questo invito. Sono fotografa per professione ho sempre considerato l’arte un mezzo di trasformazione delle proprie percezioni. L’esperienza della conoscenza il tempo trascorso a contatto con la gente e la natura,  mi ha permesso di imparare di  creare immagini fotografiche, con l’intento di coinvolgere entusiasmare l’osservatore finale.

… chi è invece Elisabetta Donna che vive la sua quotidianità e cosa fai al di fuori del tuo lavoro di fotografa e artista?

Una donna, con molteplici interessi tra i quali la passione per le moto, viaggi, musica, sport e tutto ciò che rappresenta libertà.

Come è nata la tua passione per la fotografia?

La mia passione per la fotografia nasce da bambina, quando mi fu regalata la prima macchina fotografica una Kodak che portavo sempre con me come un giocattolo per immortalare volti, monumenti e tutto ciò che ispirava la mia fantasia.

Chi sono e chi sono stati i tuoi maestri d’arte, se vogliamo usare questo termine? Qual è stato il tuo percorso formativo, accademico ed esperienziale nel mondo della fotografia e dell’arte?

Non ho avuto un maestro ma tanti “anziani” fotografi, dai quali ho scrutato ed osservato, riuscendo nel tempo a cogliere l’esperienza, idee e tecnica.

Sono  autodidatta formatasi nel tempo, attraverso lo studio, la lettura, partendo dalla gavetta, quando ancora circa ventisette anni addietro si sviluppava in camera oscura dove si attendeva il risultato dei propri scatti, quei tempi dove l’apprendista fotografa iniziava a conoscere la luce, indirizzando il flash nella giusta direzione, affinché il fotografo professionista potesse riuscire nel raggiungimento dei propri scatti.

Come definiresti il tuo linguaggio artistico e il tuo stile? C’è qualche artista al quale ti ispiri?

Il mio linguaggio artistico potrei definirlo “ libero”, il mio stile “ esperibile”. Tra i tanti artisti dai quali ho tratto insegnamento, ispirazione, soprattutto per la fotografia paesaggistica del bianco e nero sicuramente Ansel Adams,  Dorothea Lange, Margaret Bourke White, mentre  per i “nudi” ho avuto modo di apprezzare le immagini peculiari e professionali della nota fotografa Tiziana Luxardo che ho avuto l’onore di conoscere personalmente da quando mi sono trasferita a Roma, intuendo nei suoi scatti una forte personalità che trapela nelle immagini.

Come sta cambiando secondo te la fotografia negli ultimi dieci quindi anni con l’avvento dei social?

È diventata un connubio tra evoluzione ed involuzione, poiché l’immediatezza del risultato e la velocità della circolazione delle immagini a volte lascia decadere quella sorta di osservazione e mistero che fortunatamente troviamo ancora all’interno di musei e nelle mostre fotografiche, riuscendo a soffermarci e coglierne l’essenza di chi ha realizzato uno scatto.

Cosa vuol dire per una Donna artista lavorare in Sicilia? Cosa vuol dire aver fatto una scelta di vivere del tuo lavoro di artista in questa isola bellissima, anche se recentemente ti sei dovuta trasferire a Roma proprio per lavoro, ma che non sempre riesce a riconoscere i pregi dei suoi talenti e dei suoi artisti?

In generale una Donna fotografa ed artista ha difficoltà ad emergere in qualsiasi luogo, difatti si tende sempre ad utilizzare il termine “maestro della fotografia” mai “maestra”, si lotta ancor oggi con la parità di genere.

In Sicilia non è stato semplice farmi un “nome” sempre soffocato dai così detti “maestri” della fotografia, solo perché “anziani”. Ritengo che non sia il tempo a far grande un fotografo, ma l’esperienza, la passione e soprattutto la conoscenza. Sono riuscita a farmi riconoscere grazie allo studio che tutt’oggi continuo ad attuare per migliorare ed accrescere il mio percorso. In Sicilia sono riuscita a farmi un “nome” esponendo la mia fotografia in mostre ed attraverso la pubblicazione di un libro non storico ma di immagini e parole, “A due scatti da te…” dove si mescolano scatti paesaggistici e riflessioni personali di una fotografia  che oggi potrebbe definirsi social, comunicativa e dal 2014 attraverso lo “scatto mentale” ho avuto la fortuna di farmi conoscere nel resto d’Italia.

Ho scelto di andar via dalla Sicilia poiché l’arte e gli artisti sono un po’ anch’essi “isolani” lasciati in balia dello scirocco, costretti a scappare da questa meravigliosa Isola e ricominciare lì dove la visibilità e l’apprezzamento diventano soddisfacenti del proprio operato.

Mi hai parlato del tuo lavoro, della tua tecnica che hai definito “scatto mentale” che ha riscosso successo a livello nazionale prima e internazionale poi. Ci parli di questa tecnica? Come è nata, come l’hai creata, cosa genera, perché secondo te ha avuto l’interesse dei Media di tutto il mondo? Raccontaci tutto quello che vuoi condividere con i nostri lettori.

Lo “scatto mentale” oltre che tecnica è una “nuova forma d’arte” giacché, nella storia non sono state realizzate opere utilizzando principalmente la luce della Luna come inchiostro, perlopiù attraverso un solo scatto fotografico a mano libera, senza vedere nulla nel momento dello stesso attraverso una macchina fotografica, mettendo in relazione tecnica, conoscenza del mezzo fotografico e memoria.

Lo “scatto mentale” nasce nel 2014 una sera d’estate osservando la luna, immersa nei pensieri, immaginando una dedica alla persona amata dell’epoca, pensai di poter scrivere il suo nome con la luce della luna, presi la macchina attuando tale pensiero quasi per gioco e realizzai dapprima qualche lettera, per poi riuscire a disegnare delle barche a vela.

Non fu semplice dimostrarla, la svolta avvenne nel 2018 dopo la mia prima performance pubblica, lo stupore, l’emozione di chi assisteva a tale dimostrazione divenne virale, al punto di essere ospite in manifestazioni di rilievo Nazionale ed Internazionale.

L’interesse dei Media di tutto il mondo credo sia generato dalla novità e dall’unicità della stessa.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Bellissima citazione, personalmente ho una forte determinazione dettata dalla passione di suscitare interesse emozionale a chiunque osservi le mie immagini. La fortuna è necessaria affiancata sempre dall’impegno, lo studio ed alla perseveranza.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te? E cosa è la bellezza nelle arti visive e nella fotografia?

La bellezza è tutto ciò che suscita particolarità e non perfezione, così come nelle arti visive e nella fotografia.

«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come secondo te è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea, tecnologica e social?

L’amore è fonte di ispirazione sicuramente mistica e pericolosa, dal quale un’artista riesce sempre a coglierne l’essenza per creare, quindi “donare”.

Ho da poco terminato di scrivere un libro ancor non pubblico “ Un pensiero ai tempi dei social…” dove si evince come la fotografia sia divenuta un mezzo di comunicazione che accompagna la quotidianità, a volte quasi di ostentazione della stessa, con i suoi pro e contro, poiché la vera fotografia è conoscenza della luce ricerca e studio sempre!.

Robert Capa, com’è noto uno dei più grandi fotografi di guerra del Novecento, diceva spesso che «L’unica cosa a cui sono legato è la mia macchina fotografica, poca cosa, ma mi basta per non essere completamente infelice.» Tu Elisabetta  cosa ami del tuo lavoro e cosa è per te la fotografia?

La macchina fotografica è un mezzo che permette di approcciarsi agli altri, suscita sicuramente un forte interesse.

Il mio lavoro amo definirlo uno “stile di vita, mi ha permesso di esprimere parte della mia personalità, del mio pensiero e tante volte è divenuta un mezzo auto terapeutico per distrarre i problemi che affliggono l’essere umano.

A proposito dell’arte della fotografia Alberto Moravia sosteneva che: «Il fotografo non guarda la realtà, ma la fotografa. Poi va in camera oscura, sviluppa il rullino e solo allora la guarda.» A quel punto la realtà non c’è più, ma c’è la rappresentazione della realtà che ne ha fatto il fotografo. Se è vero quello che disse Moravia, è come se il fotografo alterasse la realtà creandone una tutta sua, una realtà parallela, virtuale per certi versi, quella che sa creare con la sua arte. Qual è il tuo pensiero in proposito?

La fotografia a mio avviso si vive nel momento dello scatto dove la percezione visiva è accompagnata dai profumi, dai colori, dalle sensazioni dell’attimo. Una volta stampata la foto suscita altre sensazioni accompagnate a volte dalla propria immaginazione non sempre realistica.

Da ragazzo ho letto uno scritto di Oscar Wilde nel quale diceva cos’era l’arte secondo lui. Scrisse che l’arte è tale solo quando avviene l’incontro tra l’“oggetto” e la “persona”. Se non c’è quell’incontro, non esiste nemmeno l’arte. Poi alcuni anni fa, in una mostra a Palermo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Riso, ho ascoltato un’intervista di repertorio al grande Gino de Dominicis che sulle arti visive disse questo: «Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro … L’arte visiva è vivente … l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.» (Gino de Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi in proposito? L’arte esiste se esiste l’incontro tra l’oggetto e la persona, come dice Oscar Wilde, oppure l’arte esiste indipendentemente dalla persona e dal suo incontro con l’oggetto, come dice de Dominicis per le arti visive? Qual è la tua prospettiva da questo punto di vista, sulle arti visive e sull’arte in generale?

L’arte nasce da una reazione a un sentimento interiore di chi crea con la finalità di essere condivisa sempre…!

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Tra tante persone che mi hanno permesso di continuare a sognare, tra queste non potrei non citare l’intuitiva e professionista storica giornalista, volto del tg1 Rai Manuela Lucchini, il mio amico giornalista Vincenzo Fiore cha da anni segue e collabora ai miei eventi, la giornalista Silvia Bizio che nel 2018 mi chiamò da Los Angeles, per invitarmi alla presentazione dello “scatto mentale” al Festival di Taormina Film Festival, il Sindaco della città di Trapani e la Dottoressa Rita Scaringi, il Professor Giancarlo Di Renzo il quale mi volle ospite all’evento internazionale “Birth” presso il Cinema di Venezia, l’artista Iginia Bianchi, un grande maestro della fotografia il polacco Ryszard Karczmarcki che da anni mi invita ad esporre le opere dello “scatto mentale” nella sua galleria, il presidente Nicola Petruzzi del “Forum Europeo” e tra tanti i cultori dell’arte che in questi anni hanno acquistato le mie fotografie e quelle dello “scatto mentale”.

Un ringraziamento è rivolto anche a te Andrea per questa interessante intervista.

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché?

“Nuovo Cinema Paradiso” tra miei preferiti , “Point Break” , “Balde Runner”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e appuntamenti di cui puoi parlarci? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontare e condividere con noi?

Tra i progetti, mostre e convegni sullo “scatto mentale “in tour per lo stivale italiano.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Sui motori di ricerca possono trovare le varie presentazioni e pubblicazioni, Google.it, Bing, Facebook….

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

“La fotografia è un viaggio… sempre…!”

Elisabetta Pandolfino

elisapandolfino.scattomentale@gmail.com

https://www.facebook.com/elisabetta.pandolfino

Elisabetta Pandolfino, fotografa e ideatrice dello “scatto mentale”

Andrea Giostra

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Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo