Gianfranco Iovino, scrittore, direttore commerciale e giornalista | INTERVISTA

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«Un libro è qualcosa di assolutamente intimo, soprattutto nella fase durante la quale ti estranei dal resto del mondo per immergerti in lui, assorbendo integralmente le parole in esso contenute, che si insinuano tra i pensieri, al punto da stimolare la fantasia ad immaginare paesaggi, personaggi e situazioni diverse, per ognuno di noi.» (Gianfranco Iovino)

Gianfranco Iovino e RENATO ZERO

Ciao Gianfranco, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittore, direttore commerciale e giornalista?

Innanzitutto, e prima di ogni altro approfondimento, grazie di cuore per ospitarmi sul vostro Magazine che stimo tantissimo.

Parlare di me diventa difficoltoso, oltre che rischiare di annoiare, per cui proverò a sintetizzare al massimo: sono un direttore commerciale di un’importante società che si occupa di sicurezza privata e, nello specifico, mi interesso di tutto ciò che appartiene e riguarda il mondo della tecnologia GPS, intesa come controllo e gestione di eventi occorsi ai veicoli in movimento attrezzati con antifurti satellitari. Vivo a Verona da quasi trent’anni, ma sono nato a Roma nel lontano ’65, per poi trasferirmi in provincia di Napoli (Torre del Greco) dove sono stato per venticinque anni. Diplomato Geometra, ma di ponti e case ne ho progettate ben poche, provando a fare un po’ di “cose varie e sparse”, con particolare predilezione per l’arte del teatro, che mi ha visto impegnato in compagnie teatrali filodrammatiche a rappresentare i testi di Scarpetta e De Filippo e, soprattutto, la mia amata musica, con cui ho investito i miei anni più belli, per raggiungere il diploma di solfeggio e poi maturare esperienza da fonico in sala d’incisione, fino all’immersione nell’incredibile mondo delle feste private, che un tempo era solito etichettare come “pianobar da matrimonio”.

Lasciata Napoli e la sua straordinaria teatralità, una volta trasferendomi a Verona ho ridotto le ambizioni artistiche, dedicandomi alla scrittura che mi ha visto, dapprima, iscrivermi all’albo dei giornalisti del Veneto come pubblicista e, contestualmente, avvicinarmi alla scrittura creativa con la realizzazione di un po’ di romanzi.

Chi è invece Gianfranco al di là della sua passione per la scrittura, il giornalismo e l’arte dello scrivere? Cosa puoi raccontarci della tua quotidianità?

Mi ritengo un uomo buono, innamorato cronico della vita, al punto da ritenere un grandissimo privilegio il poterla vivere in buona salute e con soddisfazione, sia in ambito familiare che lavorativo e, tanto premesso, credo possa bastare a far comprendere quale valore assoluto do a tutto quanto mi gira quotidianamente intorno, a cui riservo massimo valore ed attenzione, data la mia natura da gran curiosone, sempre affamato di conoscere cose nuove.

Come nasce la tua passione per scrittura e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura, la scrittura e l’arte nelle sue varie forme espressive?

Dall’invidia che avevo da bambino nei confronti di chi passava ore intere a leggere libri, mentre per me erano soltanto un soprammobile utile a riempire una libreria, oltre che far credere, quanti venissero a casa, di essere un amante della lettura.

Poi, fortunatamente, la scuola e il desiderio di curiosare mi ha permesso di scoprire l’affascinante magia che ti regala un libro, quando ti permette di raggiungere luoghi lontanissimi restando fermo sul divano, immerso nella lettura di qualcosa che ti magnetizza i pensieri.

Da lì ha avuto inizio questa necessità di approfondire e affezionarmi alla lettura, prima teatrale e poi poetica e giornalistica ed infine, narrativa che mi ha permesso di scrivere storie di vita fantasiose, ma assolutamente attuali per gli argomenti trattati.

Ci parli dei tuoi romanzi e dei tuoi libri? Quali sono, come nascono, qual è l’ispirazione che li ha generati, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quali le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Volentieri parto da CUORINELLATORMENT@, pubblicato dall’editore Seneca di Torino. É la mia opera prima; il famoso romanzo di formazione, anche se non mi ritengo uno scrittore affermato, ma sempre da “prima opera”, che racconta dell’amore online tra Freccia e Ginevr@, germogliato all’interno di una stanza interattiva, che oggi può sembrare scontata come trama, ma quando è stato pubblicato nel 2005 aveva come unico concorrente il film “c’è post@ per te”, e questo mi è doveroso precisarlo per far comprendere quanto fossimo agli arbori di una realtà, per giunta, che si sviluppa nel 1997, vale a dire proprio alle origini delle chat. Il libro, dopo la chiusura della Seneca è stato nel 2011 ripubblicato da Laura Capone Editore, ed ha visto realizzate anche la versione tradotta in lingua inglese e spagnola di un “romanzo senza tempo”, che ancora continua imperterrito a regalarmi soddisfazioni.

Segue DIETRO DI ME, pubblicato da Giraldi editore di Bologna che racconta l’odissea di Olga, una donna costretta a prostituirsi, che proverà a scappare dai suoi prigionieri grazie all’aiuto di Alex, un poliziotto. La particolarità di questo libro è nell’ispirazione della trama, grazie alla canzone dei Pooh “Buona fortuna e buon viaggio” con prefazione scritta dal compianto batterista Stefano D’Orazio.

Nel 2008 A.Car Edizioni di Milano pubblica il romanzo TRAMEDAMORE, con cui racconto di Giuliano, un prete che conduce una rubrica del cuore da un’emittente radiofonica dal grande seguito, che verrà intervistato da Claudia, la giornalista che proverà a scoprire dove finisce il prete ed inizia l’uomo di strada, nel raccontare l’amore e le sue mille sfaccettature.

Con A.Car, nel 2014 ho pubblicato anche SOLO SOLO CANZONI… un esperimento di unire la musica leggera alla narrativa attraverso 18 racconti inediti ispirati dai testi di alcune tra le più famose canzoni italiane, con il chiaro intento di voler rafforzare il principio che la musica non è assolutamente leggera e che in alcuni testi c’è racchiuso davvero un mondo di vita.

OLTRE IL CONFINE editato da Sassoscritto Editore nel 2011 è stata una vera e propria sorpresa per l’attenzione di critica e pubblico lettore che ha riscosso, forse per il tema trattato, quello della pedofilia nel raccontare di Paola Fassi, e che visto nel 2020 una nuova versione, riveduta e ampliata, con il titolo IO SONO PAOLA pubblicata da Bertoni Editore di Perugia, che resta il mio romanzo di maggior successo di vendita.

E per finire, a dicembre di quest’anno spero di poter dare luce al mio nuovo romanzo, di cui parlerò in un’altra occasione, ma per il quale posso anticipare il titolo, che sarà ABBRACCIAMI, ed avrà come tema dominante il bullismo.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre li scrivevi?

Storie diverse e situazioni narrate completamente difformi ed opposte tra loro, ma rapportate sempre al quotidiano di ogni giorno. Nei personaggi di Claudia, o Carolina, Alex o Paola e quanti altri si sono avvicendati nei miei scritti, c’è sempre l’aspetto reale che ha determinato la loro caratteristica, perché credo che leggere è un po’ come guardare un film, con la differenza che un libro ti allena la fantasia ad immaginare situazioni e personaggi, e se sono particolarmente reali e ben descritti, diventa più facile viverli attraverso le mie parole.

Una domanda difficile, Gianfranco: perché i nostri lettori dovrebbero comprare i tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarli.

Perché credo che chiunque scrive abbia sempre qualcosa da comunicare, ed io ci provo inserendo nei miei testi il quotidiano perché mi piace immaginare che il lettore possa entrare nella vita dei protagonisti del racconto, tra i loro pensieri e i modi di essere ed agire, con cui provare a confrontarsi. Inoltre, ma non mi piace mai sottolinearlo, i miei romanzi hanno sempre una finalità benefica, in quanto i proventi che dovrebbero essere destinati a me sulle vendite, li riservo in favore dei progetti ai quali mi lego, attinenti sempre alle trame sviluppate; come dire, leggere Iovino fa due volte bene: alla mente e alla bontà d’animo.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

La Bellezza per me è tutto ciò che affascina, a prescindere da come si mostra e si trasmette. Un concetto però mi piace precisarlo, relativo proprio alla bellezza che, se è vero sia un’astrazione indefinibile, è pur sempre una sostanza che permette di essere vissuta tangibilmente dentro noi in quanto condiziona e sa emozionare, esaltare, sublimare e rendere sensazionale e imprescindibile la seduzione che ti porta a rimanere ad ammirarla, qualsiasi sia la sua forma e natura, perché riesce a saziare perfettamente mente, cuore e anima.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

La fortuna nella storia di vita di un uomo la ritengo determinante nell’indirizzare destini e scelte, ma non avrebbe successo da sola, se non si combina al desiderio di voler provare, quanto meno, a perseguire e raggiungere determinati obiettivi e risultati. Sono fermamente convinto che non si possa ottenere molto se ci si fida del solo istinto e la fortuna, perché lo studio, l’applicazione e la perseveranza diventano vettori fondamentali per differenziarsi e raggiungere successi, non da premi Oscar, ma che permettano di aumentare l’autostima e il diritto a credere di essere ancora in tempo, anche un istante prima dell’ultimo respiro di vita, nel provare ad afferrarli i propri sogni.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Io credo che leggere un libro sia un’occasione unica per dare sfoggio alla propria fantasia di esaltarsi nel costruire prototipi personalizzati dei personaggi e i dettagli inclusi nel testo, che permettono un’esperienza intima ed intimista di assorbire pienamente la lettura, che quanto più stimola ad immaginare, tanto più è frutto di un buon libro perché riesce a prenderti e trascinarti in una dimensione diversa, una sorta di mondo astratto, immaginario e parallelo, assolutamente distante dalla tua realtà, ma indiscutibilmente presente dentro te, al punto da rapirti ed estraniarti dalla quotidianità perché lo senti inaspettatamente tuo.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Credo che la combinazione sinergica di una buona storia unita ad un modo interessante di saperla narrare sia l’antidoto ideale al rischio di risultare incompleto o imperfetto, solo perché non si è data la giusta attenzione ai dettagli, che diversamente avrebbero sicuramente determinato un lavoro impeccabile ed immune dai dannosi, quanto odiosi, commenti del tipo: “bello, ma difficile… interessante, ma scritto male… storia piatta, ma scritta benissimo”.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

L’estasi sa di mistico e lo lascerei in dote ad esperienze elevate del pensiero spirituale, limitandomi a definire l’amore il traino fondamentale del proprio esistere, se è vero che noi stessi siamo frutto dell’amore. Per quanto mi riguarda non c’è parola, frase, paragrafo o gesto compiuto che non venga governato dallo spirito dell’amore, quello profondo per se stessi, ma anche per il prossimo e quanti mi regalano parte del loro prezioso tempo per ascoltarmi, leggermi, vivermi.

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Un libro è qualcosa di assolutamente intimo, soprattutto nella fase durante la quale ti estranei dal resto del mondo per immergerti in lui, assorbendo integralmente le parole in esso contenute, che si insinuano tra i pensieri, al punto da stimolare la fantasia ad immaginare paesaggi, personaggi e situazioni diverse, per ognuno di noi. Per cui, non c’è modo migliore per leggere un libro, di affidarsi completamente a lui, isolandoti da qualsiasi distrazione, perché mente, corpo e fantasia devono essere concentrate su quel mondo, che può prenderti e spingerti in posti lontanissimi, pur restando seduto su un divano, una sedia, in autobus o in qualsiasi altro luogo dove c’è spazio per estraniarti e vivere di una sana e coinvolgente lettura.

«Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello Stato. Prende nota delle vele di passaggio e di tutte le piccole presenze di qualche interesse che punteggiano l’orizzonte quando c’è bel tempo. Riferisce di naufraghi alla deriva che la nave può trarre in salvo. Scruta attraverso la nebbia e la burrasca per allertare sui pericoli incombenti. Non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano in lui(Joseph Pulitzer, “Sul giornalismo”, 1904). Cosa è secondo te il giornalista oggi? Cosa pensi della definizione che ne dà Pulitzer nel suo saggio?

Mi limito a quanto ci stimolano a rispettare nei vari corsi di aggiornamento professionale che vuole che un giornalista sia colui che mette a disposizione fatti e pensieri altrui, ma con l’obbligo di fare sì che quanto scrive sia sempre stato verificato da fonti certe e credibili e mai solo dal “sentito dire”, perché così si avrà certezza assoluta che si sta svolgendo un accreditato e professionale buon lavoro di informazione.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Privatamente ringrazio di continuo quanti credono in me, mi dedicano il loro tempo a leggere i miei scritti o si fidano di quello che sono e dimostro nel lavoro, come nella vita privata. Mentre, invece, pubblicamente non mi stancherò mai di ringraziare il buon Dio per avermi regalo due genitori spettacolari, che con la loro umiltà mi hanno saputo aiutare a crescere e diventare l’uomo che sono.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Un paio da consigliare ne ho, partendo da “IL PICCOLO PRINCIPE” che è stato un compagno infallibile della mia adolescenza, per poi ritrovarlo in età più adulta e rendermi conto di avere tra le mani un testo incredibile, perché sa stimolare la riflessione sul senso della vita, l’amicizia e l’amore. A lui ci aggiungo un bel libro voluminoso, dove al suo interno si parla davvero di un po’ di tutto, quasi fosse un saggio della vita, sto parlando di “IL PENDOLO DI FOCAULT” di Umberto Eco e per non far torto ai capolavori della letteratura mondiale, mi piace suggerire LE MILLE E UNA NOTTE nella versione integrale, PINOCCHIO di Collodi e ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO di Marcel Proust. Ovviamente, nell’elenco degli imperdibili non posso esimermi dal non consigliare anche IOVINO. (ride divertito -ndr)

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

Sono un grande innamorato dei film, specialmente quelli da guardare sul grande schermo, e sono in difficoltà a sceglierne soltanto tre, dato che ogni settimana c’è qualcuno che mi entusiasma, ma dovendomi limitare cito sicuramente IL MIGLIO VERDE tratto dal romanzo di Stephen King di cui sono pazzamente innamorato, poi aggiungo sicuramente LE ALI DELLA LIBERTA’ con protagonisti i grandi Tim Robbins e Morgan Freeman a raccontare dell’odissea capitata ad Andy Dufrense e RITORNO AL FUTURO diretto da Zemeckis, per quanto sia stato avvincente la sua prima visione nel lontano 1985, dove si immaginava un mondo molto simile ad oggi. Ma, ripeto, è davvero difficile consigliare un film per me che li amo praticamente tutti.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali, letterari e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnato che puoi raccontarci?

La mia voglia di scrivere non mi abbandona mai, sia sul lavoro, come nel passatempo o i vari impegni giornalistici da rispettare, perché credo davvero che sia una gran bella passione da coltivare quotidianamente sempre di più.

Tre le news del momento, c’è la promozione di una bella iniziativa solidale, che vede impegnati 25 autori di Verona e Provincia, che sono stati coinvolti per dare vita ad una raccolta antologica che comprende una trentina di elaborati tra racconti inediti, poesie e illustrazioni, inseriti nel libro ArcoBalEnO, pubblicato da Bonaccorso Editore, con i diritti d’autore sulle vendite destinati completamente all’associazione ABEO di Verona, che assiste e sostiene bambini malati di tumore e i loro familiari.

A questa bella iniziativa del cuore, aggiungiamo le fasi ultimali di chiusura del nuovo romanzo che, speriamo, vedrà la luce delle librerie entro la fine di quest’anno.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Ho un sito personale facile da raggiungere: www.gianfrancoiovino.it oltre che trovarmi sulle più frequentate piattaforme Social di Facebook e Instagram, sempre con il mio nome e cognome.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Parto e mi fermo ai ringraziamenti, sia a voi di MOB MAGAZINE che mi avete gentilmente ospitati sul vostro prezioso e professionale Magazine, che a quanti leggeranno di me e di questo mio instancabile desiderio di continuare a scrivere cose stimolanti, mettendo sempre passione e cuore in prima linea per non deludere mai.

Gianfranco Iovino

https://www.gianfrancoiovino.it/i-miei-romanzi.html

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Gianfranco Iovinoandrea igosra

Andrea Giostra

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Andrea Giostra al mercato di Ballarò a Palermo_Ph. Mapi Rizzo