Benvenuti anche oggi nella mia rubrica, “In salotto con Aurora” di Mobmagazine.it. Molte lettrici mi hanno chiesto che fine avesse fatto il romanticismo, in questo mondo super tecnologico ove ormai, anche i rapporti umani sono diventati freddi come il marmo, glaciali come le macchine che ci dominano in ogni cosa che facciamo, in primis, proprio nelle relazioni di coppia. Il romanticismo, come sappiamo, fu un movimento letterario e artistico sviluppatosi in Europa tra il 1700 e il 1800, che rivalutò la passione, il sentimento, le differenze individuali, aspirando alla ricerca dei valori assoluti, come l’amore perfetto, gli ideali dell’umanità, della patria, anche lottando contro tutti, pur di raggiungere ciò in cui si credeva. Ebbene, credo che nella realtà attuale, in cui ogni essere umano è preso da ritmi frenetici che la vita moderna ci impone, si sia perso proprio quella capacità di ricercare la passione, il sentimento, l’arte di corteggiare, di sentire, la capacità di emozionarsi, ma soprattutto, la capacità di amare. Molte volte ho già trattato l’argomento sull’amore e di tutto ciò che questo meraviglioso sentimento comporta, ma come mai questa vita frenetica che ormai ci pervade in ogni minima attività del nostro quotidiano, ha finito per annullare anche la capacità di corteggiare una donna e si è ridotto tutto, ormai, ad un incontro puramente sessuale??? Oggigiorno, infatti, quasi nessun maschio, purtroppo, nel momento in cui appare interessato ad una donna, non riesce più ad esercitare quel minimo corteggiamento, di romanticismo, al fine di conquistare il suo cuore e il modus operandi appare sempre il medesimo. Ti chiedono l’amicizia sui social e, senza neanche sapere chi sei, cosa fai, cosa ti piace, ecc….., e senza alcun tipo di preambolo e nessuna inibizione, ti chiedono immediatamente un incontro sessuale, perché “loro”, questi maschi moderni, non hanno tempo da perdere. E questo è ciò di cui si lamentano quotidianamente quasi tutte le donne, riferendosi ai cosiddetti “ collezionisti”, privi non solo di qualsiasi forma di romanticismo, ma di quella minima e indispensabile sensibilità necessaria nelle relazioni tra esseri umani. Certamente, non possiamo pretendere che vi siano ancora in giro personaggi come Dante Alighieri che fece di Beatrice la sua musa ispiratrice o Renzo e Lucia nei Promessi Sposi di Manzoni, né tantomeno personaggi come Romeo e Giulietta di William Shakespeare e tanti altri appassionati dell’amore, ma è possibile che tutto si sia ridotto ad un semplice approccio sessuale e niente più, riducendo il corpo femminile ad un pezzo di carne? Almeno, prima dell’era dei social, il corteggiamento dell’uomo esisteva e lo si dimostrava attraverso una serie di attività che venivano condivise con la donna che si voleva conquistare, come gli appuntamenti per le passeggiate, i pranzi, le cene, i regali, e poi lunghe conversazioni, sguardi, appostamenti, ecc…. fino ad arrivare alla fatidica “dichiarazione”, in cui l’uomo esternava i suoi sentimenti alla donna prescelta. Oggi, tutto questo, nella maggior parte dei casi, è solo un lontano ricordo per noi di una certa età, mentre per le nuove generazioni, è un mondo completamente sconosciuto, inesistente, utopistico. Dopo lo scambio di qualche messaggio, ci si incontra ad un primo appuntamento, si consuma un rapporto sessuale, e ci si saluta per poi passare ad una donna nuova, ad un nuovo incontro e relativa consumazione e via dicendo, lasciando certi individui più vuoti di prima. Mi sono tolta la briga di domandare ad alcuni uomini il perché di questo strano atteggiamento del mondo maschile e la loro risposta è stata sempre la medesima: “Non ho tempo da perdere”; “Carpe diem”; “La vita è breve” “A cosa servono i sentimenti?”ecc… Ma si può arrivare a tanto squallore delle relazioni umane???? A questa forma di egoismo completamente volta alla soddisfazione del proprio piacere fisico, senza interessarsi affatto di chi si ha di fronte, di chi siamo, di cosa vogliamo, cosa ci piace, a tal punto di essere trattate come una sorte di “meretrici”, con l’unica differenza che quelle donne che praticano il mestiere più antico del mondo, perlomeno, hanno un loro tariffario??? È questo ciò che noi donne siamo diventate per certi uomini, “macchine da sesso” per una “botta e via”??? Ma davvero l’emancipazione dell’essere umano ha condotto a questa raffigurazione della donna? E la cosa più assurda di tutto ciò è che se non condividi il modo di pensare di certi uomini sull’argomento, finiscono pure per accusarti di non essere “moderna”, “passionale”, “una vera donna”. E quindi io mi chiedo, ma tutto questo, non sarà, per caso, un altro aspetto del maschilismo? Perché, forse, attraverso questi comportamenti autoritari, certi “maschi”, credono di poter svalutare ancora una volta le caratteristiche femminili, enfatizzando eccessivamente le loro caratteristiche di “forza” e “determinatezza”, oltre che di “superiorità”, attribuita alla loro mascolinità?

E, forse, questo loro modo di rapportarsi all’altro sesso, così sfacciato nel dichiarare immediatamente le loro intenzioni nel “volerti portare subito a letto”, è un modo per sottolineare ancora una volta la superiorità dell’uomo su una partner femminile, in modo da poter riuscire ad ottenere il controllo su di essa? Il problema è che fare un confronto tra il piacere femminile e quello maschie è impossibile, perché nessuno è in grado di vivere le esperienze sensoriali dei due sessi. Sarà forse perché per gli uomini il sesso e il ruolo sociale, come per le donne, la maternità e la bellezza, rappresentano, fin dai tempi antichi, dei parametri di valutazione e autovalutazione? O forse perché per la maggior parte di essi, il sesso diventa un metro di autovalutazione principalmente per l’uomo che cerca di avere parametri oggettivi in qualcosa che di oggettivo ha veramente poco? In effetti, nel sesso, la tecnica influisce fino ad un certo punto, perché tutto è condizionato molto dai sentimenti, da quello che si prova e dal coinvolgimento emotivo che riesce a produrre alla propria partner. Sarà forse che certi uomini ricorrono al sesso ad ogni costo, solo per ricercare una loro “autostima”, o migliorarla? Ma, far dipendere la propria autostima dagli altri, secondo il mio parere, è sempre profondamente sbagliato e, soprattutto in età adulta, è indice di immaturità, perché così, si perde di fatto, la possibilità di vivere rapporti amorosi veri e profondi. Oppure, sarà perché la maggior parte degli uomini moderni, sono semplicemente anaffettivi, cioè non sono più in grado di provare ed esternare sentimenti, emozioni? Ecco, dunque che così facendo, assistiamo sempre con più frequenza a relazioni incentrate solo ed esclusivamente sul sesso, rapporti in cui i due partner, due perfetti sconosciuti, si incontrano, si incuriosiscono e dopo qualche ora, finiscono sotto le lenzuola, come una sorta di copione già visto e ripetuto, per sentirsi “adeguati”, o semplicemente “in linea con i tempi moderni”. Ma ahimè, sono proprio queste relazioni, quelle che lasciano una sorta di amaro in bocca, perché anche se apparentemente avvengono in un clima di leggerezza e di emancipazione, in realtà, nella maggior parte dei casi, si rivelano quasi sempre, più deludenti, tristi ed insignificanti, a tal punto da non voler più rivedersi. L’unica caratteristica che accomuna tutti questi tipi di “relazioni toccata e fuga”, è l’insoddisfazione per la propria vita affettiva, una sorta e divorante solitudine di molti individui, che li spinge alla ricerca disperata di condividere il proprio letto e il proprio corpo con persone sconosciute, anonime, estranee, con cui ci si scambia il puro piacimento carnale, un atto meccanico, ma fondamentalmente triste, vuoto, privo di ogni sensazione, soprattutto di quella patina idealizzante che invece viene assicurata dal corteggiamento. In questi casi, ogni soggetto si trasforma in puro “oggetto”, un pezzo di carne, dove saltati i preliminari, e ogni forma di attesa, il sesso diventa un “darsi in pasto”, escludendo qualsiasi forma di “umanità” e quindi di magia che è invece tipica del corteggiamento. E così il copione “usa e getta”, tra questi individui, si ripete all’infinito sempre con nuove partner, per poi passare avanti ed ancora all’infinito, perché così facendo, la ripetizione di simili comportamenti non è data dal godimento in sé del sesso, fine a se stesso, ma è data da quel godimento narcisistico che quello stesso gioco finisce per assicurare. Un modello imposto dai costumi, dal sociale, dalla moda, che in realtà, fa leva sulla fragilità umana, sulla infinita solitudine e sulla più totale disperazione umana e, soprattutto, sulla paura di mettersi davvero in gioco con il timore di fallire.
Aurora d’Errico
