“Miryam e Yosep, il romanzo sulla natività” di Paolo Ballardini

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I genitori di Gesù, Maria e Giuseppe. Chi non li conosce? Eppure, a conoscerli sul serio, sono davvero in pochi. Tra questi pochi, spicca l’autore Paolo Ballardini che, nella sua opera di narrativa, Myriam e Yosep. Il romanzo della Natività, racconta l’annunciazione, la natività, la fuga in Egitto e il ritorno al villaggio natale dal punto di vista dei protagonisti. I nomi dei personaggi e dei luoghi sono quelli che Maria e Giuseppe utilizzavano. Il contesto geografico, storico, religioso e culturale – accuratamente ricercato – fornisce uno sfondo realistico alla narrazione.

Il romanzo parte con una descrizione chiara di Miryam. Lei è una ragazzina sognatrice, che vive la sua vita grazie ai servigi di un tempio, per cui lei stessa si spende molto, nella realizzazione di cesti per pellegrini. Con lei, sono molte le bambine e le ragazzine, nella stessa situazione, che persi i genitori o lasciate lì perché impossibilitati di prendersene cura, vivono le loro giornate tra le mura del tempio, sognando una vita migliore, che possa in qualche maniera renderle delle future donne felici.  L’autore racconta in maniera diretta il trattamento che le giovani donne ricevono all’interno del tempio. Separate da una sorta di linea temporale, la loro sorte è determinata dal loro imminente sviluppo. Le adolescenti prossime alla prima mestruazione vengono riprese da chi le ha lasciate al tempio, o promesse a qualcuno. Mentre le bambine, ancora lontane da quello che veniva considerato peccato, possono ancora aspettare in fila, lavorando e accontentandosi di pasti magri e preghiere copiose. Le guardiane del tempio, racconta l’autore, sono scevre da ogni sentimento positivo, e le ragazzine appaiono solo come forza lavoro o fardelli da cui liberarsi. Miryam soffre la vita del tempio, ed è sempre intenta a sognare un futuro diverso. A dare man forte a tale inquietudine, è senz’altro la mancanza di amicizie e al contrario l’arrivo di numerose critiche sul suo aspetto, considerata infatti da tutti “come la nasona”.

Il filo narrativo prende una strada diversa, quando un giorno, un misterioso uomo di nome Yosep, torna a riscattare la giovane Miryam. Lui è più grande di quest’ultima, è pratico e severo, e per niente sognatore. L’autore racconta di come la condizione delle giovani donne fosse piuttosto precaria: una donna poteva infatti essere riscattata come un oggetto, in cambio di qualche moneta. Tale condizione sottolinea l’importanza blanda della vita delle donne in quel periodo, adatte solo al concepimento, e sempre sotto la lente d’ingrandimento altrui.

È proprio la cerimonia del “chuppah” a sottolineare di come la condizione delle giovani donne fosse piuttosto fragile. Essa consiste infatti nella cerimonia del baldacchino. L’uomo e la donna giacciono insieme, all’aria aperta, coperti da drappi velati, fino a guadagnarsi una prova significativa della verginità, ovvero “il drappo” insanguinato che testimonia la purezza della giovane. Di grande rilevanza anche il “ketubah”, ovvero il contratto matrimoniale che lega un uomo e una donna in maniera indissolubile. Tuttavia, racconta l’autore, nel caso ci siano delle violazioni in tale contrattazione, è possibile “restituire la merce”, ovvero la donna in questione.

Anche sotto l’aspetto folkloristico, il testo di Ballardini è ben corazzato: di grande minuzia infatti il racconto circa la festa dello shabbath. I samaritani preparano pietanze più abbondanti e dolci fragranti. Le donne usano profumi e sfoggiano gli abiti più belli, per poi seguitare con una lettura di testi sacri e preghiere.

Non mancherà l’arrivo, di quello che tutti noi conosciamo con il nome dell’angelo Gabriele, il turbamento di restare incinta senza giacere con un uomo, e tutti i complessi viaggi che ruotano intorno alla sorte di Gesù.

 

Editore: indipendente

Genere: narrativa storica cristiana

Numero di pagine: 480

Anno di pubblicazione: 2022