Moltivolti, si festeggia l’intervento artistico collettivo che quattro noti artisti palermitani hanno donato all’impresa sociale di Ballarò

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Il quindici febbraio, a poco più di un anno dall’incendio che ha devastato Moltivolti, si festeggia l’intervento artistico collettivo che quattro noti artisti palermitani hanno donato all’impresa sociale di Ballarò

Coinvolti da Igor Scalisi Palminteri, gli artisti Francesco de Grandi, Gabriella Ciancimino e Laura Pitingaro hanno  lavorato un anno intero per rendere ancora più inclusivo e colorato lo spazio di Moltivolti, al centro del loro racconto il senso di comunità, speranza e integrazione multiculturale

Il quindici febbraio sarà un’altra data da ricordare per Moltivolti, in occasione dell’anniversario dell’incendio non doloso che distrusse il ristorante e a memoria della grande solidarietà raccolta in quei sessantatré giorni che separarono la mattina dell’incendio dalla riapertura del ristorante, si celebrerà la festa per la consegna e il completamento dell’intervento artistico collettivo a cura di Igor Scalisi Palminteri che ha coinvolto alcuni artisti protagonisti del mondo dell’arte cittadino: Francesco de Grandi, Gabriella Ciancimino e Laura Pitingaro.

“il giorno dell’incendio è stato come svegliarsi nel bel mezzo di un incubo – ricorda Claudio Arestivo, socio fondatore di Moltivolti – che però a distanza di poco si é trasformato in una bellissima storia che siamo ancora contenti di raccontare. Le ore successive all’incendio l’intera comunità di Moltivolti si è stretta per intorno a noi, per manifestarci la loro vicinanza e la volontà di ricostruire quello che era andato in fumo.  Tra queste Igor Scalisi Palminteri, che già in passato ci aveva donato delle opere, mi ha promesso il suo impegno. Un impegno a cui ha mantenuto fede rilanciando il progetto attraverso la collaborazione con altri tre importanti artisti nel panorama cittadino e internazionale.  L’arte è un veicolo fortissimo per poter trasmettere dei messaggi di solidarietà, accoglienza e valorizzazione delle differenze e tutte le opere realizzate trattano questi temi e le declinano attraverso le diverse sensibilità degli artisti in una forma che si adatta benissimo ad uno spazio come il nostro.”

Igor Scalisi Palminteri, che si definisce “il facilitatore” di questo progetto collettivo, oltre a ripristinare e restaurare alcune sue opere già presenti all’interno del locale, ha prodotto un nuovo intervento artistico in cui ha portato all’attenzione dell’osservatore le relazioni e gli sguardi dei suoi già presenti Volti di Moltivolti“Quello che vogliamo far emergere – racconta l’artista – è la consapevolezza che nella nostra città esiste una rete di artisti solidali e sensibili ai temi dell’integrazione e dell’accoglienza, attraverso questi lavori  vogliamo essere vicini ad un luogo importante per questa città dove ogni giorno si sperimenta un’idea nuova di città e di società, in cui le differenze esistono ma vengono comprese e considerate una ricchezza e non solo un problema. Il nostro intento è quello di lanciare un segnale al mondo dell’arte, dimostrando che si può fare arte anche sostenendo un luogo come questo. Il titolo della mia opera è ‘Esistere’  ho messo al centro molti volti, molti sguardi, molte anime, come quelle che attraversano questo spazio che non è solo un’impresa sociale, ma è anche e forse principalmente una piazza, un luogo sacro per celebrare gli incontri tra le persone del mondo. I volti che ho dipinto si guardano creando un groviglio di sguardi, come un caos da cui si generano nuove occasioni, nuove possibilità.”

L’appuntamento per tutti è il 15 febbraio dalle 18:00 in poi per prendere parte alla discussione con gli artisti che racconteranno le loro opere, a seguire un piccolo aperitivo e la cena che prevede l’inserimento di un piatto del giorno speciale a cura dello chef Antonio Campo.

PER INFO E PRENOTAZIONI:
tel 091 271 0285

IL PROGETTO ARTISTICO COLLETTIVO

Il team artistico coinvolto nel progetto collettivo è di rilievo internazionale: tutti gli artisti sono infatti accomunati da un’appartenenza palermitana ma hanno alle spalle prestigiose collaborazioni che vanno ben oltre i confini nazionali, è il caso di Francesco De Grandi, protagonista di quella che è stata definita come la Scuola di Palermo. De Grandi si è misurato in questa occasione con un’installazione luminosa, un neon riportante una delle sue ormai celebri frasi della serie Dito Sinistro, che questa volta capovolge il senso di un famoso detto siciliano per testimoniare il senso di solidarietà e accoglienza che si respira a Moltivolti. “Il progetto gioca con il vecchio detto marinaro ‘in mare non c’è taverna’ – spiega l’artista – che ammonisce i navigatori a non fidarsi mai del mare perché è un luogo che può diventare improvvisamente ostile e pericoloso. Moltivolti rappresenta da molti anni invece un approdo sicuro nel mare ostile, un luogo dove ripararsi, un posto dove si lotta per i diritti di tutte e tutti e soprattutto dei più deboli, dei migranti di chi cerca aiuto e protezione. Un porto riparato dal razzismo e dalla discriminazione. Una locanda dove condividere la differenza e la solidarietà tra viaggiatori di ogni tipo e nazionalità, da chi viaggia per cercare un posto migliore dove vivere o soltanto per chi viaggia per conoscere il mondo. Una Taverna in mezzo al mare.”

L’intervento pittorico di Gabriella Ciancimino punta invece a raccontare la narrazione di alcune piante migranti, il tema vegetale e botanico è estremamente presente nella ricerca dell’artista che si ispira ad un’attualizzazione del liberty siciliano e ha recentemente completato un importante lavoro per la sede italiana di Facebook. “Nelle tele ‘I can’t swim with out a sky’ per Moltivolti, – dichiara la pittrice –  racconto di coloro che vengono da lontano e che arrivano in luoghi come Palermo, Lampedusa, Genova, Venezia, Barcellona, Marsiglia, New York, Londra, luoghi che nel corso dei secoli hanno mantenuto la funzione di gate d’ingresso per i flussi migratori di esseri umani e piante. Con la mia ricerca analizzo il rapporto tra esseri umani e piante che sta alla base della costituzione di un paesaggio ed in particolare, come i movimenti migratori siano connessi gli uni alle altre. ‘I can’t swim with out a sky’  si focalizza sul sentimento di nomadismo e del conseguente senso di nostalgia derivato dallo stare dentro e fuori le linee di demarcazione nazionale. Questo lavoro vuole essere un invito a riflettere sul come la frontiera possa essere trasformata in zona franca in cui le diversità trovino dei punti di connessione per far scaturire la costituzione di un nuovo paesaggio ecologicamente modificato, le cui linee di demarcazione non siano più segni divisori che generano conflitto tra le varie cittadinanze, ma segmenti di confronto e scambio tra diverse culture.”
Laura Pitingaro è un’artista indipendente veneta, ma palermitana d’adozione. Ha studiato Pittura presso l’Accademia di Verona, ma è vicina a pratiche contemporanee come video-art e performance, che ha approfondito al seguito di Karel Appel, Anish Kapoor e Gary Brackett. All’interno di questo progetto collettivo si è cimentata con una prova molto ardua: la risemantizzazione di uno spazio controverso come quello delle toilette. Con questo intervento punta a proiettare il fruitore verso la percezione di uno spazio altro, giocando sui temi dell’immaginazione e della sopravvivenza nell’ambiente.  “Quando mi hanno chiesto di dare una nuova identità alla toilette ho pensato a cosa avrei potuto fare per rendere quel luogo veramente diverso -racconta l’artista- volevo trasformarlo totalmente e sono partita dalla scelta del colore. Portare il blu in una toilette vuol dire vedere dell’altro in quello spazio, la scelta del soggetto è ricaduta sulle nuvole, un elemento leggero e irregolare per cui abbiamo usato l’acrilico perlato. Una parte fondamentale del progetto era la luce, ho pensato a faretti direzionati in modo da puntare direttamente sul soggetto dipinto, così da creare un effetto stupore. La luce fa risaltare ed emergere dal blu le nuvole con il loro effetto quasi tridimensionale, dato dalla rifrazione sulla superficie acrilica. Mi piace pensare che anche solo per un istante chiunque entri in bagno si possa sentire come catapultato in uno luogo altro, diverso e inaspettato: il “Clean Clouds”, che da il titolo all’opera.”