Segnalazioni Letterarie | Alessandro Orofino, “Per il lato obliquo delle cose” | le recensioni di marzo 2023 | Recensione di Alberto Raffaelli

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Con questo nuovo titolo Orofino spezia di un attrattivo sapore tra il polar e il fantastico la propria ispirazione, da sempre contrassegnata alla propria base da temi e dubbi esistenziali ormai di-stintivi di una produzione particolarmente prolifica (quattro ro-manzi in altrettanti dicembri consecutivi).

Fin dalle prime pagine appaiono – abilmente inquadrati secondo modalità ben collaudate della narrativa d’impronta massmediale – alcuni dei leitmotiv dello scrittore: la scelta, lo stacco con il passato, l’attrazione verso aut-aut radicali e forieri di un ripiega-mento dal centro verso la periferia del mondo. E inoltre, come argomento di fondo complementare a stanchezza e inettitudine, l’inanità della fuga (meglio se in moto e on the road) in un mondo sempre più uniformato e nel quale l’onda lunga dell’alienazione sfiora ormai anche i luoghi più remoti, dove certa diffidenza ambientale verso il nuovo arrivato viene assai poco compensata dagli scampoli di comfort zone rappresentati da minimi frammenti di rifugio/confronto familiare.

Dati questi presupposti è sul rapporto tra realtà e illusione che Orofino pare incentrare il proprio interesse, articolandolo su rea-genti contestuali: dove risiede la “normalità”, nel protagonista o in ciò e coloro che lo circondano? E dove la follia? Inoltre tali categorie – insinua il senso narrativo complessivo – non sono per caso delle arbitrarietà discorsive?

Pur volendo evitare eccessi di responsabilizzazione teorica, romanzi siffatti alludono a un’indagine sui limiti della conoscenza, che sono nuovi perché irrimediabilmente mutati sono i paradigmi dell’uomo nel mondo; così come del tutto divergenti dal passato appaiono i comportamenti in una società dove il relativismo è sì morale, ma anche forse prima di tutto gnoseologico.

L’intreccio in sé è abbastanza semplice, segnato da alcuni momenti chiave che, oltre a sancire le atmosfere di suspense, scandiscono l’asse inventivo principale, legato all’idea dello slittamento di piani.

“Per il lato obliquo delle cose” gioca apertamente col registro dell’indecidibilità del reale muovendosi sul sottile confine tra ciò che sembra e ciò che è, o meglio tra ciò sembra irreale e ciò che lo è davvero: elemento tra i più sfruttati anche nelle arti e fiction visive. L’inclinazione (in senso prospettico) menzionata nel titolo allude proprio a tale trasversalità di sguardi e di vissuti, tutt’altro che rassicurante nel profilo della trama e per la percezione del lettore, il quale peraltro è chiamato a una decifrazione dei livelli testuali: pure Orofino adotta una poetica in fin dei conti combinato-ria, ben dissimulata nella corposità tradizionale dello stile.

E’ lo sbocco della suddetta indecidibilità a stimolare l’attesa del colpo di scena finale, che suggella la tinta crime – già varia-mente soggiacente in precedenti romanzi dello scrittore – ma in qualche modo mortificandola: a ribadire come il nucleo ispirativo non sia tanto delegato allo sviluppo formale quanto al versante interiore e speculativo delle ripercussioni psicologiche, da cui poi derivano quelle comportamentali di un soggetto sempre più inequivocabilmente succube di una realtà dai contorni indefiniti.

Alberto Raffaelli

Alberto Raffaelli

Il libro:

Alessandro Orofino, “Per il lato obliquo delle cose”, Torino, Pathos Edizioni, 2022

https://www.amazon.it/lato-obliquo-delle-cose/dp/B0BLJ73DMC/ref=sr_1_1

Il gruppo di “Segnalazioni Letterarie”:

Ornella Spagnulo

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