“Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Settima Parte)” ǀ di Maria Teresa De Donato

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Salve a tutti amici!

Non è incredibile come l’amica e collega autrice Maria Cristina Buoso riesca a trovare tutte queste ‘perle’ per coloro che volessero visitare la sua città?

Oggi Maria Cristina è venuta di nuovo a trovarci con altre informazioni artistiche, storiche e culinarie riguardanti la sua Rovigo.

Immergiamoci, dunque, nella lettura di questa nuova intervista immaginando di visitare questa città, anche se solo virtualmente, gustandoci qualche altra prelibatezza della cucina locale che vorrà presentarci.

Buona lettura!

MTDD: Ciao, Maria Cristina, e benvenuta di nuovo in questo mio Salotto Culturale Virtuale. È sempre un piacere averti mia ospite.

MCB: Grazie a te, Maria Teresa. Sono molto felice di partecipare alla tua Rubrica Meravigliosa Italia e rivelare al pubblico, anche e soprattutto a chi non conoscesse questi luoghi, i tanti ‘gioielli’ che si possono trovare in una cittadina di medie dimensioni come quella in cui sono nata, cresciuta ed in cui ancora vivo.

 

MTDD: Sì, sono d’accordo e ti ringrazio per continuare a svelarci tutti i suoi ‘segreti’.

Cosa ci fai visitare oggi, dunque?

MCB: Oggi visiteremo insieme il Teatro sociale di Rovigo.

 

MTDD: Se ricordo bene, nei precedenti articoli avevi menzionato la costruzione e le varie modifiche e ristrutturazioni cui è stato sottoposto il Teatro di Rovigo nel corso dei secoli, o sbaglio?

MCB: No, non ti sbagli. Rovigo ha una tradizione antica per il melodramma in generale e in particolare per la lirica. Nel 1683, credo fosse il primo spettacolo, fu ospitato nella sala della Loggia dei Notai. Il primo teatro fu costruito, per iniziativa di Celio Campagnella, nel 1694.

Dopo qualche anno, in sostituzione del Campagnella, fu costruito dai Manfredini un altro teatro più grande, che passò successivamente dai Venezze ai Roncale. All’inizio del XIX sec. il pubblico era diventato talmente vasto che si dovette costruire un teatro ancora più grande. Si era arrivati a fare tre stagioni l’anno, quella più importante era quella autunnale in concomitanza con la Fiera d’ottobre, ed era dedicata alla lirica, molto amata dai rodigini.

Nel 1816 venne costituita la Società del Teatro e si decise di costruirlo vicino alla piazza dove prima si trovava la chiesa di S. Giustina. L’architetto rodigino Baseggio diresse i lavori fino al completamento dell’opera nel 1819.

 

MTDD: Quando fu inaugurato questo teatro?

MCB: Il Teatro della Società, questo il nome originale, fu aperto al pubblico la sera del 3 marzo del 1819 con “L’ombra di Fetonte”, ma l’inaugurazione ufficiale fu fatta il mese successivo con “Adelaide di Borgogna”, scritta appositamente per la circostanza da Pietro Generali su libretto di Luigi Romanelli, il 26 aprile 1819.

(Piazza Garibaldi, Teatro sulla Destra)

 

MTDD: Ci furono ulteriori ristrutturazioni dopo quel periodo?

MCB: Sì, ce ne furono. Un incendio, infatti, distrusse quel teatro nella notte tra il 21 e 22 gennaio 1902 e della sala del Baseggio, costruita in prevalenza con  il legno, per esigenze di acustica, rimasero solo la facciata ed il ridotto.

Il Teatro venne ricostruito in due anni. Il progetto era dell’ingegnere padovano Daniele Donghi, che mantenne la parte anteriore del precedente edificio perché indenne con la bella facciata neoclassica ed il fastoso foyer decorato con gradevoli pitture. Per la sala, fu il primo a sperimentare l’uso del cemento armato, il risultato, dal punto di vista dell’acustica, fu buono. Le decorazioni del padovano Giovanni Vianello, sono semplici ed eleganti e collocano il teatro rodigino tra i primi del Veneto ad aver adottato i nuovi canoni dello stile liberty.

Il nuovo Teatro Sociale fu inaugurato da Pietro Mascagni con “Iris” il 12 ottobre 1904 e può vantare di aver tenuto a battesimo due dei maggiori cantanti del nostro secolo: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi.

Nel 1967 è stato inserito nel ristretto gruppo dei “Teatri lirici di tradizione”.

L’Amministrazione Comunale lo ha rilevato nel 1964, ne ha curato il radicale restauro e la gestione è stata affidata all’Assessorato alla Cultura e Spettacolo.

Oggi, oltre alla stagione lirica e al balletto, il Teatro Sociale ospita un’affermata e seguitissima stagione di prosa, una stagione concertistica e numerose altre iniziative di spettacolo rivolte anche ai giovani.

Per maggiori approfondimenti vi lascio come sempre i link.

https://www.culturaveneto.it/it/luoghi/lista-teatri/claa0aopb058mv56z634bezlf

https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Sociale_(Rovigo)

 

MTDD: È molto interessante la storia di questo Teatro. Grazie per averla condivisa con noi. Sono felice di sapere che questa struttura sia stata non solo restaurata ma sempre utilizzata e che continui a ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama culturale della vostra bella città.

MCB: Sì, infatti, anche noi rodigini ne siamo tanto felici quanto orgogliosi.

 

MTDD: Maria Cristina, vogliamo concludere anche oggi questo nostro incontro con una ricetta locale?

MCB: Certamente! Oggi vi presento la Brazadea.

 

 

Ricetta

Brazadea

(Foto Web)

 

Questa è una ricetta legata alla mia memoria, era un dolce dalle forme diverse, la più classica ad esse, o la classica ciambella o anche come un grande pane, un dolce che veniva tagliato al mattino per inzupparlo nel caffellatte o alla sera per “pucciarlo” (intingerlo) in  un bicchiere di vino rosso, di solito o quello dell’ultima vendemmia o quello buono delle feste.

Il segreto perché venga bene è nell’impasto. Le nostre nonne lo sapevano bene ed era sempre il più buono quello fatto da loro ed era il dolce delle feste perché una volta non si mangiava tutti i giorni e ogni famiglia aveva la sua variante.

Le origini di questo dolce risalgono alla ESSE fatta ad Adria ma anche alla brazadela ferrarese; è conosciuto e amato in tutto il polesine oltre che nella mia città.

Vi scrivo in generale la ricetta.

 

Ingredienti

300 gr farina; (di solito 00)

100 gr zucchero; (ma lo potete variare a vostro gusto)

2 uova;

0,5 dl di latte;

100 burro fuso; (una volta usavano anche lo strutto)

1 bustina di lievito per dolci;

bicchierino liquore a piacere;

sale; (un pizzico)

zucchero a granella; (mia mamma lo sostituiva con zucchero semolato)

uvetta o gocce di cioccolato, se si desidera (a casa mia di solito non si mettevano)

 

PROCEDIMENTO:

In una grande terrina depositare la farina, fare un buco e al centro mettere le uova e lo zucchero. Una volta fatto questo, si aggiungerà il burro fuso, il latte, il lievito, il bicchierino di liquore (o altri aromi, a piacere e a seconda dei gusti, come l’anice ad esempio), un pizzico di sale e l’uvetta o le gocce di cioccolato, se siete amanti di tale variante.

Qualora risultasse essere troppo appiccicosa, aggiungete un po’ di farina. La consistenza da raggiungere dovrà essere abbastanza solida, in modo da riuscire a creare la tipica forma ad esse. Il segreto, ad ogni modo, è che non ci siano grumi. Prima si mescola con una forchetta e quando sono tutti ben amalgamati si passa ad usare le mani. È chiaro, quindi, che dovrete impastare parecchio per ottenere un prodotto omogeneo.

Create un filone abbastanza lungo e, dopo averlo leggermente inumidito, cospargetelo dello zucchero a granella. Un modo veloce è quello di rovesciarlo sulla tavola e rotolarci sopra l’impasto, in modo che si attacchi tutto velocemente. Mettetelo sulla placca del forno oppure in una teglia abbastanza capiente, se volete potete usare anche della carta per forno.

Cucinate a 190° per circa 30 minuti. Controllate la cottura con uno stecchino che inserirete nel dolce. Se quando lo estraete è asciutto allora è pronto.

Buon assaggio.

 

https://rovigo.italiani.it/esse-adriese-dolce/

https://lendinara.italiani.it/la-brazadea/