Shantaram è un Meraviglioso viaggio senza sosta né ritorno. ꓲ di Franca Spagnolo

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I libri sono come i gatti, ti scelgono…si fanno ammirare quando attraverso l’immagine di copertina attirano la nostra attenzione e poi ci seducono tenendoci compagnia nel viaggio alla scoperta di persone, luoghi ed emozioni che vivono tra le parole delle storie che l’autore ha raccontato scrivendo.

Il libro di cui voglio parlarvi in questo articolo è stato definito da molti un “capolavoro”, ha venduto in tutto il mondo 6 milioni di copie, 1177 pagine che raccontano dieci anni di latitanza a Bombay vissuti dall’uomo che è poi l’autore: Gregory David Roberts, anarchico – che in fin dei conti conduceva una vita molto tranquilla fino al giorno in cui la moglie non chiese il divorzio portandogli via sua figlia. A quel punto Roberts diventa un tossicodipendente e per comprarsi l’eroina diventa un rapinatore, non un ladruncolo qualsiasi, un malvivente che quando rubava chiedeva sempre “per favore” e diceva “grazie” alle persone che derubava, tanto da essere soprannominato: “ladro gentiluomo”. Roberts dichiarò in un’intervista che non sentiva d’aver mai infranto la legge, aveva solo “rotto l’alleanza con la società”… proprio questo senso di libertà e ribellione lo portò a evadere dal carcere di massima sicurezza dello Stato di Victoria, nel 1980, dove stava scontando la prigione a 23 anni per alcune rapine – dal 1978.

Gregory David Roberts

Shantaram è il titolo del romanzo – che in lingua marathi significa: “Uomo di pace” – soprannome del protagonista, che accompagna il lettore in un viaggio lunghissimo dove Gregory David Roberts si manifesta nelle molteplici facce in cui la sua entità si rivela come turista, affiliato della mafia, amante, medico e per tutta la gente che incontra diventa: LinbabaLin.

Shantaram – Gregory David Roberts

Ci sono viaggi che dopo aver fatto ti trasformano, e ciò che ti rimane addosso attraversando alcuni posti e vivendo particolari emozioni, aderisce talmente bene alle pareti del tuo profondo essere, che ne diventa parte integrante – necessaria perché nella tua vita si aprano spazi in cui l’anima si affacci all’orizzonte e ogni linea che separa la realtà dal sogno, scompaia portata via da soffi di ampio respiro. Shantaram è uno di quei viaggi!

Si inizia a leggere comprendendo già dalle prime righe quale sarà l’andamento del cammino emozionale – è immediato l’impatto con l’altezza del “Monumento” che si sta per visitare… perché Shantaram è, un MONUMENTO, in tutto e per tutto.

Si parte con l’odore e il caldo di Bombay – la prima cosa che colpisce il protagonista appena arrivato, la descrizione è talmente viva nelle emozioni che descrive da riuscire a distinguere ogni singolo odore, il sudore lo senti scorrere sulla pelle e appiccicarsi agli abiti, manca il fiato mentre t’immagini in quel luogo dove l’aria rovente sembra sfidarti, e ogni respiro che fai è una “piccola vittoria”- un trofeo da esibire con coraggio e rabbia quando tutto – intorno – somiglia a l’ennesima condanna: “l’odore diverso dell’aria…Ora so che è il dolce aroma impregnato di sudore della speranza, che è l’opposto dell’odio; so che è l’aroma acre e soffocante dell’avidità, che è l’opposto dell’amore…È l’aroma di dei, demoni, imperi e civiltà che risorgono e decadono… Fiuti il trambusto…i rifiuti di sessanta milioni di animali, in gran parte topi ed essere umani…L’altra cosa che mi colpì fu il calore…ogni respiro era una piccola vittoria rabbiosa. L’umidità … trasforma tutti in anfibi che respirano acqua nell’aria…ti piace o te ne vai.”

Prabakar è la prima persona che incontra il protagonista appena sbarcato a Bombay, tra loro nasce una bellissima amicizia, questo personaggio introdurrà Lin negli slum – baraccopoli dove vive la gente poverissima e lì, eserciterà la professione di medico facendo leva su nozioni mediche assimilate durante gli anni di tossicodipendenza. Si occuperà della gente che vive negli slum senza chieder nulla in cambio e proprio da quelle persone verrà soprannominato Shantaram.

Lin è un personaggio dai mille volti, ogni avvenimento vissuto dal protagonista si traduce in sentimento, pena, lacrime, gioia che il lettore subisce e gode al contempo scorrendo tra le righe il vissuto di un uomo che ama, combatte, sbaglia – vive avventure dal sapore aspro quanto meraviglioso e intenso che ha “l’incredibile”.

Il fascino di questo bellissimo romanzo sta anche nella capacità dell’autore di proporre a chi legge spunti di riflessione: “…penso che la felicità sia una cosa reale, che esiste veramente…la felicità fa impazzire la gente. È così strana e potente che ci fa ammalare, come un morbo. E la sofferenza è ciò che cura la felicità…il bhari vazan… “Il fardello”il fardello della felicità può essere alleviato solo dal balsamo della sofferenza…Senza la sofferenza la felicità ci schiaccerebbe.Quanto povera e distruttiva sarebbe quella felicità che non ha mai assaporato e goduto la sofferenza? Se tutto fosse gioia, la felicità avrebbe il valore sterile che ha un dialogo tra due persone che parlano senza ascoltarsi. Il dolore è necessario alla gioia come la morte è necessaria per dare soccorso alla vita.

 “Un mujahidin una volta mi disse che nel corso della vita il fato dà ad ognuno di noi tre maestri, tre amici, tre nemici e tre grandi amori. Ma queste dodici persone sono sempre travestite, e non possiamo scoprire la loro vera identità finché non le amiamo, le conosciamo o le combattiamo.” E sanno di vita e mistero certe parole se si pensa al ruolo che alcune persone hanno avuto nella nostra esistenza mentre accettiamo di vivere in loro assenza – conservando sottopelle ciò che abbiamo scoperto di noi attraverso la loro presenza.

In questo libro in cui si apprezza la densità dei contenuti – la dinamicità della scrittura che consente una lettura scorrevole-fluida dalla prima all’ultima pagina, si è spettatori e al contempo protagonisti, godendo le innumerevoli suggestioni che affiorano – coinvolti dalla narrazione che restituisce immagini di vicende storiche in cui ogni minuziosa descrizione, proietta il lettore in quei luoghi. Ogni suono e respiro sembra attraversare il tempo lasciandone traccia vivida nella mente di chi legge: la resistenza in Afghanistan dove il protagonista combatte al fianco degli stati islamici, la morte di Indira Ghandi, esempi di una narrazione coinvolgente-godibile-edificante sotto ogni punto di vista.

Aggiungo tuttavia una nota negativa…per così dire: questo capolavoro letterario secondo me risulta un po’ troppo “carico” e ripetitivo in alcuni momenti, però credo sia giustificabile qualche difetto (chiamiamolo così) considerando il numero delle pagine. In fondo la bellezza è, imperfezione!

Vorrei scrivere tanto e molto di più, ma la verità è che Shantaram non è semplice da commentare, un po’ come descrivere il Colosseo… per quanto approfondita sia l’esposizione, e rappresentato minuziosamente il percorso di suggestioni che si provano visitando il monumento, non si avrà mai la reale percezione di quanta Magnificenza vive nell’anfiteatro, finché non si è sul posto ad ammirarlo con i propri occhi.

Concludo consigliando la lettura di questo romanzo a chi desidera fare un Magnifico viaggio senza sosta né ritorno – cavalcando emozioni dove azione e colpi di scena spostano bruscamente la coscienza, trascinando il lettore verso un processo di introspezione assai profondo, alla fine del quale, rientra nella propria vita – trasformato.

 

Namasté

Franca Spagnolo