Shhh…ꟾFranca Spagnolo

0
515
Condividi l'articolo, fallo sapere ai tuoi amici ! 

(

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

)

Mi sono chiesta come potessi raccontare a parole un momento di silenzio e l’unico modo che ho trovato è stato chiudere tra due segni uno spazio bianco che rappresenti il tempo in cui l’assenza di logica colma quelle parentesi d’ascolto.

Il silenzio è rispetto nei confronti di chi ci parla, e non è detto che a parlare sia sempre un’altra persona, a volte le parole arrivano da quel respiro di luce offuscato dal bagliore di un’identità costruita che ostenta –       bramando un posto in mezzo la folla imprigionata nella fitta nebbia di menti trascurate. Praticare il silenzio vuol dire nutrire ogni cellula del nostro corpo con l’unico cibo capace di rigenerare oltre che la materia lo spirito.

Nella storia dell’arte e in epoche diverse, sono tre gli artisti che hanno saputo interpretare attraverso le loro opere il silenzio – “illuminati” in grado di catapultare il pubblico dei loro quadri nel silenzio, così da aggiudicarsi il titolo di “pittori del silenzio”: Jan Veermer, Vilhelm Hammershoi e l’artista di cui voglio parlarvi in questo articolo – Edward Hopper.

Edward Hopper nasce a 22 luglio 1882 a Nyack, una cittadina sul fiume Hudson, già dall’età di 5 anni è evidente il suo talento artistico che esprime attraverso il disegno. Il suo primo quadro in cui raffigura una barca a remi (tema quello delle barche e del mare ricorrente nelle sue opere) risale a quando l’artista aveva appena 13 anni. Nel 1899 i genitori di Edward, lo iscrivono a un corso per corrispondenza della New York School of Illustrating, successivamente alla New York School of Art dove conosce artisti del calibro di  William Merrit Chase e di William Henri che lo invoglieranno a proseguire il percorso artistico. Purtroppo Hopper come altri artisti divenuti famosi con il tempo, non è molto apprezzato dai critici dell’epoca, così per circa venti anni per mantenersi fa l’illustratore pubblicitario.

Edward Hopper fa diversi viaggi in Europa, soprattutto a Parigi dove rimane affascinato dagli Impressionisti. L’artista infatti si ispira molto all’impressionismo ma riesce tuttavia a sviluppare un suo personale stile che lo renderà uno degli artisti che ha contribuito a dar lustro all’arte contemporanea americana. Nel 1910 l’artista si reca in Spagna dove perfeziona il suo stile soprattutto riguardo l’utilizzo di luci e ombre – approfondendo anche temi come solitudine – silenzio e attesa che diventeranno centrali nelle sue opere d’arte.

Tornato in America, l’artista abbandona le ambientazioni di ispirazione europea e rivolge la sua attenzione prendendo spunto da soggetti collegati alla vita quotidiana di New York – le strade – le spiagge di New England. Nel 1918 Hopper si unisce a un gruppo formato da pittori americani indipendenti con sede al  Whitney Studio Club,  dove due anni dopo viene esposta una delle sue opere più famose – Soir Bleu, dipinto in cui viene rappresentata una caratteristica terrazza parigina nella quale appaiono tutte le classi sociali, dall’alta aristocrazia che prende forma attraverso personaggi dalle sembianze borghesi  fino alla classe più bassa che ha l’aspetto di una prostituta o il suo protettore.

Soir Bleu

 

Nel 1924 partecipa alla mostra che si tiene alla Rehn Gallery, dove espone alcuni suoi acquarelli che convincono i critici e il pubblico, consacrandolo Artista di grande talento e conducendolo al successo. Sempre nello stesso anno Hopper sposa l’artista Josephine Verstille Nivison che diverrà modella per tutti i suoi dipinti di personaggi femminili, e proprio di uno di questi quadri voglio parlarvi:

“Morning Sun” opera datata 1952 in cui il pittore rappresenta una donna alle prime luci del mattino, seduta sul suo letto mentre osserva il panorama che ha di fronte fuori dalla finestra. Il letto è perfettamente rifatto – le lenzuola bianche –  immacolate sotto la luce del sole che pare avvolgere la stanza come a fermare quel momento di silenzio e raccoglimento.  Ammirando il dipinto sembra quasi poter sentire ciò che domina l’animo di quella donna sola e con lo sguardo rivolto verso ciò che sta fuori ma corre oltre le immagini della città. Si viene letteralmente trascinati in un tempo dove ogni cosa profuma di sogni nascosti tra le candide lenzuola e attese che sono lì, oltre quella grande finestra, al di là dei suoni, del cielo, del sole, la luce, oltre l’immaginazione, le paure, le bugie, le inquietudini, i segreti… tutto è silenzio – straordinario vuoto riempito d’inerzia.

Morning Sun

 

Ogni essere umano dovrebbe ritagliarsi un momento di silenzio in cui rimanere assorto nella dimensione in cui non è più niente e nessuno – rimanere immobile – mentre si allontana da ogni forma d’attaccamento alla propria idea di sé, lasciando che la mente – libera – gli restituisca immagini e parole di quella sapienza antica che vive nella sua anima.

Perché la vita non si riduca a un viaggio sterile, è necessario DESIDERARE. Desiderare come i desiderantes nel de bello Gallico di Giulio Cesare desideravano – con attesa e inquietudine – sotto le stelle, il rientro dei combattenti loro compagni di tenda, con la speranza di riabbracciarli e la paura di non rivederli mai più – lasciare che quel “de”latino – e il movimento dall’alto verso il basso si manifesti come rifugio dell’incertezza – sosta –  in cui il respiro si ferma e lo spirito torna a essere immortale come il vero amore.

 

Le immagini di colpo erano uscite dalla mia testa lasciando spazio a ciò che potevo essere in quel momento e anche dopo. La fiamma di tutti i miei ricordi aveva di colpo incenerito il passato illuminando il presente. Io ero lì, ero il presente, senza ricordi, senza più passato. Io ero il mio prossimo futuro, e ora che mi ero ritrovata potevo iniziare a vivere.

Tratto dal libro – Mi vengo Incontro di Franca Spagnolo

https://www.mondadoristore.it/Mi-vengo-incontro-Franca-Spagnolo/eai979125973285/

https://pavedizioni.it/prodotto/mi-vengo-incontro

Namasté

 

Franca Spagnolo