La vita di Nicholas è dominata dalla noia e dalle cattive abitudini. Egli è affetto da una grave condizione di obesità e la sua esistenza si basa sul cibo e sul lavoro. Un giorno incontra Nina, la sua personal trainer, e inseguendo i suoi sogni d’amore, intraprende un percorso complesso per cambiare il suo corpo, ma anche la sua anima.
Il testo di Torrisi, parla per lo più di tre ossessioni. Il protagonista in momenti diversi sembra attratto in maniera esclusiva da determinate cose. In un primo momento, l’autore ci presenta un Nicholas sospeso tra i sogni: qui il desiderio incessante di amare e di essere amato non ha un volto, non ha un nome. Il Nicholas di Torrisi è alla ricerca dell’amore, ma al contempo, sembra non sentirsi all’altezza di una ricerca così alta e complessa. L’amore tocca il ragazzo solo nella dimensione onirica, dove i chili di troppo e la timidezza attigua non sembrano rappresentare alcun ostacolo nella sua ricerca. In un secondo momento vedremo nel protagonista l’ossessione per il cibo. Da qui un argomento molto importante si evince. Nella famiglia di Nicholas il padre è assente e sempre lontano per il lavoro, sua madre malgrado sembri sofferente per la condizione fisica di suo figlio, in qualche maniera appare agli occhi del lettore come una donna sconfitta e silenziosa. Lei per prima prepara del cibo calorico a suo figlio, guardandolo in certi momenti con gli occhi di una madre amorevole, il cui figlio non è mai cresciuto ed è ancora bisognoso delle cure parentali. Tale amore nei suoi confronti, appare in alcuni momenti piuttosto eccessivo. Il sentimento d’affetto parentale verso Nicholas, infatti, si trasforma in una lama a doppio taglio: sua madre nel tentativo disperato di accontentare le sue richieste, finisce quindi per infliggergli ancora più male, peggiorando di fatto la sua condizione clinica. Nicholas quindi appare come agli occhi del lettore un pozzo senza fondo. La sua ricerca ossessiva di cibo presenta al lettore la gravissima problematica dell’obesità che ai giorni nostri grava soprattutto sui più giovani. L’obesità raccontata da Torrisi è cruda e spietata al punto giusto: da qui si potrà essere spettatori delle grandi abbuffate, del risentimento, delle promesse cicliche dove si pensa di poter cambiare vita e abitudini, fino a toccare il fondo abissale, dove una dipendenza sostituendosi ad un’altra sembra essere la soluzione migliore.
Il testo arriva quindi ad un punto complesso dove ad aggiungersi alla dipendenza di cibo compare anche il problema della tossicodipendenza. Per affrontare tali tematiche, Torrisi introduce il personaggio di Christian, l’amico di sempre, che in un momento di debolezza e solitudine cede alle avance della cocaina.
La dipendenza è raccontata da Torrisi in maniera sapiente, attraverso l’ossessione cieca per una dose sempre maggiore, la vendita ad occhi chiusi di oggetti di valore per procurarsene ancora, lo svilimento di non averne addosso, fino alla solitudine marcia che fa ammuffire le cose, le stanze, le persone, rimbalzando su una testa ripiegata in avanti, in un corpo maleodorante, lasciato a morire, nella pienezza di un silenzio tombale. L’autore presenta un argomento duro, coadiuvando l’esperienza negativa delle dipendenze raccontandone di fatto tutte le sfumature, gli angoli, i punti d’ombra, rendendo ogni parte di maggiore visibilità, per permettere a coloro che si accingono alla lettura, di individuare il male, e saltargli attraverso.