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Se pensate che l’inizio di questo articolo non abbia senso considerate che molte cose non hanno senso…anzi, guardando il mondo da un’ottica in cui tutto è mutamento, il significato di ogni cosa si ferma al momento in cui ogni realtà accade e si presenta davanti i nostri occhi: si può rimanere impassibili o sconcertati tuttavia è inutile provare a comprendere la ragione di quell’istante. Si nasce Diavoli e Angeli, durante la vita e affrontando gli eventi, si capisce solo quando e come essere l’uno o l’altro. Nessuno può dirsi solo luce o solo buio.
Scommetto che tutti immaginate gli Angeli in volo tra scorci d’azzurro e montagne di nuvole soffici come zucchero filato, invece tutti i Diavoli giù, nelle viscere della terra a camminare tra lava e fuochi.
E se i Diavoli non stessero affatto sottoterra ma sopra, comodamente seduti su una sedia enorme a godersi lo spettacolo del nostro inquieto e sbalorditivo vivere quotidiano? Beh io ne avrei la prova: se volete, visitate Roma e includete nel vostro itinerario turistico un giretto nel quartiere Trieste a piazza Elio Callistio, lì potrete ammirare in tutta la sua imponenza e misteriosa bellezza la “Sedia del Diavolo”.
A metà tra il quartiere Nomentano e Africano, in Pizza Elio Callistio, abbracciato e quasi custodito come in una fortezza da una schiera di edifici del secondo dopoguerra, c’è quello che rimane del sepolcro a tempietto dedicato a Elio Callistio un liberto (uno schiavo liberato dalla sua condizione di schiavitù tramite vie legali) dell’imperatore Adriano. La struttura di quello che resta del monumento è stata edificata su due piani ed è il laterizio, l’epoca della costruzione risale al II secolo d.C. L’appoggio della cupola nella parte superiore e la volta a vela nella camera inferiore sono elementi architettonici all’avanguardia e assai rari per l’epoca, questo “rudere” perciò si può inserire tra i tanti tesori artistici che fanno di Roma: Un museo a cielo aperto.

La forma a “sedia” del tempietto è dovuta al cedimento della facciata, che ha conferito alla tomba le sembianze di una gigantesca poltrona con tanto di braccioli, perciò dopo il crollo per tutti divenne: La Sedia del Diavolo.

In realtà questo nome non venne attribuito al monumento solo per la forma, nel XII secolo questo meraviglioso sepolcro, sorgeva in mezzo la campagna romana, ergendosi ben visibile lungo le valli del fiume Aniene, luogo fin dall’antichità legato alla presenza di Satana: i popoli italici infatti interpretavano l’attività vulcanica del sottosuolo come segno dell’esistenza dell’Inferno nelle vie sotterranee. Il monumento data la sua conformazione divenne rifugio di vagabondi, prostitute che di notte accendevano fuochi e visti da lontano conferivano al tempio un aspetto sinistro e inquietante, non fu difficile perciò attribuirgli un nome tanto maligno. A un certo punto si vociferò tra la gente del posto che questo sito imperiale fosse frequentato da streghe e maghi che ogni notte svolgevano riti satanici. Tra le leggende popolari intrise di mistero e alchimia, c’è quella che vede un alchimista di nome Zum Thurm che avrebbe inciso sulle pietre del sepolcro la parola “Kabala”, trasferendo ogni lettera su un mattone diverso perché il significato fosse inaccessibile e tuttavia chi fosse riuscito a trovare e leggere la sequenza, avrebbe acquisto il potere magico di cambiare il destino di se stesso e degli altri. Un’altra storia invece conferiva alle pietre del tempio poteri curativi, perciò grattando i mattoni e mescolando la polvere a preparati galenici ne aumentava i benefici. Nel 1958 quella che nel XVII secolo era piazza Sedia del Diavolo diventa piazza Elio Callistio, quando un delegazione di cittadini chiese la variazione del toponimo ma la Sedia è ancora lì, splendida – imponente – ad affascinare chiunque la osservi, immaginando i misteri della sua storia.
La Sedia del Diavolo è uno di quei monumenti che potresti soffermarti a guardare per ore, il suo fascino è così ipnotico da condurre la mente in una specie di déjà vu in cui ogni pensiero si muove intorno quella gigantesca seduta dove sembrano accendersi fuochi colorati in cui la fantasia disegna maghi, streghe e tutto scorre come in un film vissuto in un tempo remoto tra luci e ombre. Riesci a sentire le voci di quelle anime vive nel tempio e la polvere magica di quei mattoni la senti arrivarti in gola e fermarsi al centro dello stomaco dove si irradia per curare ogni parte del corpo.
Supponiamo che io sia una Strega e che abbia nascosto tra le righe “senza senso” di inizio articolo una parola dal potere inimmaginabile, sfido chi mi legge a trovarla per goderne dei benefici. Chi dovesse scoprirla tenga per sé il segreto e faccia di quelle vibrazioni buon uso.
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Namasté
Franca Spagnolo