“È solo il mio nome” il nuovo libro di Marco Lugli

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Un omicidio a sfondo razziale scuote la città di Lecce.

Con la propria immagine offuscata da passate vicende familiari, il commissario Luigi Gelsomino è costretto al ruolo di comprimario nell’indagine assegnata all’ispettore Anna Fontana. I contorni del caso, a prima vista semplice e riconducibile all’ambiente della piccola criminalità legata all’immigrazione clandestina, si complicano quando un secondo omicidio in tutt’altro contesto, ma identico per modalità, prefigura una delirante trama criminale.

Un assassino che uccide senza logica e senza movente, che marchia le sue vittime con un’indecifrabile stimmate di cinque lettere incise nella carne.

Un intrigo senza capo né coda che solo un poliziotto senza più nulla da perdere può desiderare di risolvere.

Il romanzo parte fin da subito con una descrizione macabra. Sul pavimento è riverso il corpo di un uomo extracomunitario. I dettagli che Lugli apporta alla descrizione forniscono un quadro ampio e macabro di una situazione limite.

L’uomo chiamato dall’assassino “Adam Petros” è Chaka Chala. La sua vita si barcamena tra un centro di accoglienza e uno spaccio in strada. L’uomo è in fuga dal suo paese, per scappare dalla guerra, tuttavia come asserisce l’autore scappando alla guerra, l’uomo muore “in un paese dove si vive in pace”. La sua condizione di clandestino è ben esplicitata dall’autore, ne viene raccontato il timore di arrivare in un posto sicuro, l’angoscia di sbancare il lunario, talvolta compiendo attività illecite, l’accontentarsi di un pasto poco gustoso, e di un posto caldo di fortuna per la notte. Situazioni egregiamente descritte, che l’autore ricalca passo dopo passo, raccontando la vita difficile di chi per scappare dalla guerra, si ritrova in terra straniera facendo a pugni con la vita, le differenze, e molto spesso la diffidenza verso un colore di pelle diverso.

A fornire da contro parte a questa storia oscura è senz’altro il corpo di polizia formato principalmente da due “menti principali”, quella di Anna Fontana, a cui è affidato il caso, e quella del commissario Gelsomino, braccio sinistro della prima.

Il personaggio di Anna Fontana è uno dei protagonisti della storia. L’autore ne ricalca ogni fattezza del suo carattere. Di lei si potrà evincere il carattere spigoloso e orgoglioso, la sua voglia di rivalsa verso la vita, e i primi momenti post partum, dove si cerca di riadattarsi alla vita. Attraverso il personaggio Fontana, infatti, il lettore potrà vedere da vicino le numerose situazioni impervie che percorre una madre che torna al lavoro, dopo aver messo al mondo una creatura nuova. Il caso del “killer poeta”, infatti, è il primo dopo una lunga assenza sul luogo del lavoro. Ciò sembra raccontare in maniera sapiente, restando al passo coi tempi, una situazione piuttosto contemporanea, dove la figura della donna si discosta dal concetto essenzialista di madre e angelo del focolaio, per raggiungere una forma nuova, dove una donna seppur madre può ritornare alla sua forma prima, fatta di lavoro, impegni e molto altro, una forma dove non si è solo genitori, ma anche donne, persone, esseri umani.

Accanto alla figura di Anna Fontana, si erge senza dubbio, quella del commissario Gelsomino. Attraverso la loro cooperazione, seguendo la scia di una serie di omicidi seriali che seguiranno quelli di “Adam”, il testo di Lugli si rivelerà essere un giallo fitto di colpi di scena, dove la verità è dietro l’angolo, e aspetta solo di essere svelata.

 

 

Genere: thriller-giallo (police procedural)

Numero di pagine: 312

Anno di pubblicazione: 2023