OBESITA’ E SOVRAPPESO: NON E’ SOLO COLPA DEL CIBO | Intervista alla Dott.ssa Renata Rana – Psicologa – esperta in comportamenti alimentari | di Daniela Cavallini

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 “Grassezza non fa bellezza” in contrapposizione con “mangia che sei troppo magra”, sono due atavici leitmotiv esortativi a prendesi cura della bellezza nonché della salute del corpo. Tuttavia, corsi e ricorsi storici rappresentano quanto  i due opposti schemi culturali, frutto non solo di abitudini alimentari, ma anche di simboleggianti status di opulenza, si sono susseguiti  “imponendo”  alternativamente canoni estetici condizionanti il genere femminile.

“Se vuoi dimagrire, mangia la metà” era un adagio popolare, peraltro mai disconosciuto da una branca della dietologia, che tutt’oggi lo sostiene, pur enfatizzando l’importanza di un’alimentazione equilibrata. Il concetto di dieta, inteso come “periodo di limitazione del cibo sino al raggiungimento del peso forma”,  si è evoluto sensibilizzandoci all’educazione alimentare come stile di vita, supportato dalla sostenibilità nutrizionale, conviviale e soprattutto psicologica.

Ne parliamo con la cara Amica Dottoressa Renata Rana – Psicologa – esperta in comportamenti alimentari, Autrice del libro  “Alimentazione e dinamiche familiari in Psicologia del Comportamento Alimentare” che ci saluta con un prezioso augurio:

“Auguro alle persone che leggeranno

la libertà dai pesi

che impediscono all’anima di respirare

ed il coraggio di volare.

Fissa l’appuntamento più importante,

quello a cui non puoi mancare:

con l’amore per te stessa,

una nuova vita, ti aspetta!”

Daniela Cavallini:

Benvenuta cara Renata, leggere il tuo libro è molto coinvolgente, tanto che, in linea con gli argomenti trattati, è pleonastico definirlo un’incitazione alla bulimia… letteraria, però: lo si legge avidamente, tutto in una volta, fino alla fine. Una lettura, che pur nel rispetto del contenuto clinico, attraverso la semplicità espositiva, soprattutto avvalorata dalla tua storia personale che racconti scevra da inibizioni, sensibilizza e stimola ad accettarsi e prendersi cura di sé con amore.

Oggi si parla molto di Psicologia del comportamento alimentare, che cosa significa?

Dott.ssa Renata Rana:

La Psicologia del Comportamento Alimentare, si occupa della prevenzione e riduzione di sovrappeso, obesità e patologie correlate che richiedono un cambiamento nello stile di vita, e si inserisce nell’ambito della Psicologia della salute rivolgendosi a bambini, adolescenti e adulti.

In Italia sono state rilevate più di sedici milioni di persone in sovrappeso, cinque milioni di persone obese e più di un milione e mezzo con obesità grave.

Urge affrontare il problema in modo efficace e complesso, intervenendo sulle cause e sulle conseguenze psicologiche connesse a questa condizione di mancata salute.

Ovvero è necessario un approccio terapeutico multidisciplinare per un problema che ha caratteristiche multifattoriali. Da qui sorge la necessità di intervenire attraverso la comprensione e il cambiamento di fattori psicologici sottostanti.

Daniela Cavallini:

Come trasponiamo il necessario intervento nella fase pratica?

Dott.ssa Renata Rana:

Acquisendo consapevolezza  di quanto e come pensieri ed emozioni condizionano, in generale, i nostri comportamenti. Ad esempio, emozioni quali rabbia, ansia, vuoto, solitudine, noia, depressione, attivano delle risposte “appetitive”, che non possono essere risolte o bloccate dalla semplice dieta.

Le persone, infatti, sanno cosa devono o non devono mangiare, ma il problema sorge quando non riescono a sostenere il regime congruo, prescritto dal Nutrizionista e spesso sperimentano percezioni di fallimento, di inadeguatezza e profondo senso di colpa per questo comportamento.

Daniela Cavallini:

Il che significa cadere nel classico circolo vizioso del cibo consolatorio…

Dott.ssa Renata Rana:

Infatti, anche i Professionisti dell’area alimentare e nutrizionale, consapevoli degli ostacoli emotivi presenti nei loro pazienti, hanno suggerito, nelle linee guida per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso, la necessità della figura dello Psicologo al fianco dell’internista, nutrizionista, obesiologo, diabetologo fino ad arrivare all’area chirurgica per il trattamento delle obesità gravi (chirurgia bariatrica).

Daniela Cavallini:

Nei casi citati, come interviene lo Psicologo?

Dott.ssa Renata Rana:

Curiosando nella “cassetta degli attrezzi” dello Psicologo, ritroviamo il colloquio clinico che rappresenta uno strumento prezioso che facilita non solo la consapevolezza, ma anche il cambiamento, perchè, in un’ottica cognitivo-comportamentale, consente di “cambiare le credenze” che sono collegate al comportamento disfunzionale.

Daniela Cavallini:

Quali sono i fattori più importanti nel determinare il nostro rapporto con il cibo?

Dott.ssa Renata Rana:

Gli studi sulla Psicologia del cibo dimostrano come quest’ultimo, lungi dall’essere unicamente una forma di sostentamento fisiologico, sia anche espressione di molteplici significati simbolici, affettivi e relazionali. Attraverso gli approfondimenti della psicologia del cibo, si comprende come le variabili psicologiche agirebbero da mediatori dell’influenza di quelle fisiologiche sia nelle condotte “sane” che nei disturbi dell’alimentazione.

Daniela Cavallini:

In ambito alimentare, come si formano preferenze e rifiuti?

Dott.ssa Renata Rana:

Il processo di formazione delle preferenze alimentari è l’interazione di influenze diverse dove predisposizione genetica, apprendimento, cultura ed emozioni giocano nella stessa partita ruoli fondamentali.

Molto spesso tendiamo a preferire ciò a cui siamo più abituati. Il gusto e le preferenze alimentari sono un processo che inizia nel grembo materno, ma continua il suo sviluppo in diversi momenti della vita con conseguenti cambiamenti dei propri gusti.

I nuovi alimenti vengono più facilmente accettati o rifiutati se consumati insieme a piatti già etichettati dal bambino come gradevoli o no. Se il bambino assume un alimento associandolo ad un’esperienza negativa può facilmente sviluppare un’avversione che può durare anche tutta la vita.

Troppo spesso ci si dimentica che nutrirsi non è solo un atto di soddisfacimento fisiologico, ma è un atto sociale, di comunicazione, un atto relazionale.

E’ quindi importante il contesto familiare in cui avviene il momento del pasto perché l’esperienza positiva e la familiarità, rappresentano una parola chiave nel processo di determinazione di preferenze e rifiuti.

Infatti, il comportamento dei genitori a tavola e nei confronti del cibo, sia esso implicito sia esplicito, è una bussola per l’apprendimento dei bambini. In buona parte infatti esso avviene per imitazione.

In quanto onnivori, gli esseri umani avrebbero potenzialmente accesso ad una gamma pressoché infinta di alimenti ma, in pratica, la scelta quotidiana è notevolmente ridotta.

Questo avviene perché mangiamo più con la testa che con la bocca.

Una volta risolto il problema della sopravvivenza, le nostre abitudini alimentari sono fortemente influenzate dalle rappresentazioni mentali di quello che riteniamo commestibile.

La cultura ha una notevole influenza sulle nostre scelte alimentari, condizionando la disponibilità degli alimenti e le pratiche di consumo, ma non solo. Il comportamento alimentare si distingue per l’elevato valore simbolico, che non si esaurisce nella sua funzione nutrizionale ma può essere considerato come atto di comunicazione e di espressione di Sé. In particolare, in alcuni studi di Psicologia Sociale è emerso come gli individui tendano a giudicare gli altri sulla base degli alimenti scelti, o che suppongono mangino, e che spesso tendiamo a scegliere un cibo per comunicare qualcosa di noi stessi.

Daniela Cavallini:

Nel tuo libro dedichi un lungo capitolo al complesso tema del cibo come “riempimento” del vuoto interiore…

Dott.ssa Renata Rana:

Certo, perché il cibo e la vita affettiva hanno un legame profondo. L’essere umano è portato ad esprimere gran parte delle emozioni che prova attraverso la sua relazione con il cibo.

Alcune ricerche hanno evidenziato lo stretto rapporto tra il cibo e la vita affettiva e quanto questo possa servire a gestire le emozioni. Tuttavia, quando tale meccanismo diviene ricorrente ed automatico, infatti, si scivola nella patologia alimentare.

Attraverso il rapporto con il cibo si esprime un bisogno d’amore: il cibo diventa un anestetico con cui si cerca di eliminare la sofferenza o l’insoddisfazione.

Una scorciatoia con cui si tenta di riempire quel vuoto che per qualche ragione si è creato dentro di noi. Il rapporto con il cibo si intreccia fin dalla nascita con le esperienze affettive legate ai primi rapporti significativi, se si pensa all’allattamento, allo svezzamento e a tutti i vissuti emotivi che condizionano queste esperienze. I pasti stessi sono un punto di riferimento importante, scandiscono i ritmi della nostra giornata e ogni evento importante della nostra vita sembra essere accompagnato da banchetti alimentari attraverso cui socializziamo e festeggiamo.

I piaceri della gola, inoltre, sono da sempre legati ai piaceri della sfera sessuale.

Il sesso ed il cibo sono due necessità legate all’emozione del piacere e al nutrimento in senso sia emotivo che fisico, hanno quindi in comune aspetti simbolici tra cui anche quello della socialità espresso dalla condivisione con gli altri.

A questo si aggiunge anche l’importanza data dalla società occidentale alla bellezza estetica e alla forma del corpo.

Il cibo può diventare il sostituto dell’equilibrio emotivo. Quante volte abbiamo affievolito le nostre frustrazioni facendoci una scorpacciata o divorando del buon gelato al cioccolato?

La compulsione che ci guida quando mangiamo rappresenta, molte volte, la disperazione a livello emotivo.

Daniela Cavallini:

Uno sfogo alle emozioni represse?

Dott.ssa Renata Rana:

Assolutamente sì. Emozioni represse, ovvero di cui non si è pienamente coscienti, quelle che non accettiamo. Tuttavia, reprimerle non porta a nulla: quelle emozioni torneranno e molto spesso si manifesteranno nei  cibi che mangiamo o come mangiamo.

Per l’essere umano, il cibo è molto più che un bisogno fisiologico: dal punto di vista simbolico, è legato alla madre e alla sua simbologia.

Parla del nostro modo di amare e di essere amati; del nostro modo intimo di relazionarci con la vita.

Daniela Cavallini:

Renata, finora abbiamo parlato di ricerca del cibo correlato alle emozioni, tuttavia esistono persone che in preda ad analoghe emozioni rifiutano il cibo. Tra il serio e il faceto è da sempre diffuso il riferimento al digiuno per le pene d’amore…

Dott.ssa Renata Rana:

Ti rispondo in modo sintetico, ma efficace: chi mangia troppo, manifesta il bisogno di sopravvivere ad una minaccia reale o immaginaria; chi non mangia, esprime il desiderio di smettere di vivere.

 Daniela Cavallini:

Siamo in molti, soprattutto con l’avvicinarsi della stagione estiva, a reprimere il bisogno di cibo, ricorrendo non di rado a farmaci anoressizzanti, concentrando la nostra energia sulla sopportazione di diete drastiche per affrontare al meglio la cd “prova costume”. Questo significa che siamo in grado di controllare le nostre emozioni se motivati da un obiettivo?

Dott.ssa Renata Rana:

Prendere e pedere peso o essere sempre a dieta è come trovarsi perennemente a bordo di una montagna russa emotiva.

Le diete alimentari funzionano fino a quando si ha abbastanza motivazione per portarle a termine. Se non sono supportate da interventi psicologici molto spesso, aiutano a perdere peso ma appena si interrompono non garantiscono il mantenimento della forma fisica nel tempo.

Questo accade perché i meccanismi coinvolti nell’alimentazione sono molteplici e per lo più di natura psicologica ed affettiva.

Come dimostra la ricerca scientifica, soprattutto nelle diete dimagranti restrittive,  divieti, obblighi ed eccesso di regole oltre a causare stress favoriscono la perdita di controllo che degenera nelle abbuffate e nella trasgressione.  Inoltre, le diete ci allontanano dalla percezione del piacere, creano delle distanze con il proprio mondo interiore, dall’amore “pieno” ed incondizionato verso noi stessi.

Lentamente, ma inesorabilmente, si crea così, una mancanza di ascolto del proprio corpo e di se stessi e ciò costituisce una delle cause principali del sovrappeso.

La soluzione consiste nell’apprendere un nuovo modo di pensare, che permetta di acquisire nuove abitudini e conseguentemente differenti comportamenti, in altre parole, scoprire un modo diverso di rapportarsi con il cibo, naturalmente coadiuvati dal sinergico aiuto di Professionisti ascritti alla nutrizione ed alla psicologia.

Daniela Cavallini:

Concludo la nostra intervista, citando un pensiero estratto dal tuo libro, che mi ha particolarmente colpita perché ne percepisco l’intrinseco monito al cd “body shaming”:

 “chi soffre di disturbi alimentari, sente di vivere sospesa: sospesa tra il peso ideale e quello reale, bloccata nel mezzo tra la mente e cuore, tra corpo e pancia, facendo indigestione di pensieri ed emozioni.

In lotta tra la parte che desidera guarire e l’altra che è convinta di non poterci riuscire; una parte che sente di essere seme che rinasce e l’altra rinunciataria che suggerisce che il cibo è la soluzione.

Una parte che sente di non voler rinunciare alla rotondità di bambina e l’altra che vuole divenire adulta, in corpo femminile.

E’ come se dentro abitassero due opposti, due eccessi mai sazi, che non sanno incontrarsi in una via di mezzo…

E strada facendo, senti di voler “divorare” la vita, di “mordere” il tempo che sembra non cambiare le cose “indigeste.”

Si diventa nemiche di sé stesse senza rendersene conto, in un valzer in cui un dolore profondo e sensi di colpa, determinavano il ritmo vitale, fino a far mancare il respiro”.

Ringraziare Renata, ancor prima della Dott.ssa Rana, è un atto dovuto: Lei, la bella Donna di successo che conosciamo per la sua professione,  si è messa a nudo, scegliendo di raccontarsi nel Suo libro – con tanto di fotografie – che descrive fin nei minimi particolari i disagi che ha patito a causa del suo corpo in sovrappeso e, soprattutto indicandoci la via di guarigione percorsa abdicando persino alla protezione della Sua intimità, allo scopo d’ infondere fiducia e coraggio per affrontare il percorso verso il cambiamento desiderato a coloro che si percepiscono “sbagliate nel loro corpo”.

“IO CHE…”

 

…OGGI SONO FELICE!

Renata Rana

 Un abbraccio,

Daniela Cavallini

P.S.: Per ricevere il libro “Alimentazione e dinamiche familiari” contattare l’Autrice al +39 3473400512