Una storia semplice | di Anna Avitabile

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Qualche volta, anche in situazioni quotidiane, è possibile vivere momenti speciali, semplicemente lasciandosi coinvolgere in storie delicate e commoventi.

C’è un fruttivendolo ambulante con un figlio quasi quarantenne, Mario, diversamente intelligente, che spesso lo affianca nel suo lavoro. 

Li conosco da anni e più volte mi è capitato di riflettere su quanto possa essere complicata e faticosa la loro vita, con orari scomodi e situazioni precarie. 

Il padre di Mario si è organizzato al meglio dando al figlio il compito di srotolare le buste per alimenti e staccarle lungo la zigrinatura. 

Ogni tanto, si lascia andare al racconto di momenti imbarazzanti creati dal figlio, i cui comportamenti bizzarri risultano incomprensibili per molti. Altre volte, si nota l’affanno nel soddisfare i suoi bisogni speciali. 

Mario non sempre è abbastanza veloce o attento alle indicazioni del padre e, ogni tanto, dà qualche segno di insubordinazione. 

Se gli chiedi qualcosa, risponde con espressioni buffe, perlopiù basate su frasi fatte.

Un giorno, mentre cerco i soldi per pagare, una volta terminata la spesa, Mario vede che ci sono delle  “pagelline” all’interno del portafoglio e me le chiede.

Le pagelline sono immagini commemorative dei defunti, generalmente plastificate. Riportano un’immagine della persona che non c’è più, con i suoi dati anagrafici, da un lato, e una preghiera o dedica personale, dall’altro. 

Nel mio portafoglio ce ne sono tre, che rappresentano persone care, venute a mancare negli anni precedenti. 

In genere, le pagelline o immaginette restano in un cassetto, ma, in questo caso, ho voluto che fossero sempre con me, come simbolo di una presenza discreta e rassicurante. 

L’insolita richiesta di Mario, però, mi ha colpito e decido di fargliene scegliere almeno una. Le estraggo e gliele mostro. 

Mario esita, con l’espressione vogliosa, ora che le ha viste, le vorrebbe tutte.

L’istinto mi suggerisce di accontentarlo.

Per maggiore sicurezza, intercetto lo sguardo del padre, la cui espressione è chiarissima, insieme alle poche parole che pronuncia: se gliele dai, lo fai contento, fa la collezione!

Che idea stravagante, quella di collezionare oggetti che sono cari ad altri, quasi come se fossero figurine molto quotate. Mi sembra che dia un valore aggiunto alle persone che mi sono care.

Non ho più dubbi, gliele regalo tutte.

Questo semplice gesto dona alla sua faccia un guizzo di vitalità, gli occhi si illuminano di una luce speciale, mentre quelli del padre si inumidiscono di commozione.

Ora so che Emma, Rita e Raffa, che erano delle mamme, stanno facendo, ancora una volta, qualcosa di buono per un figlio, che ne ha bisogno più di chiunque altro.

È come se stessero, ancora una volta, prendendo per mano e coccolando un “bambino” diverso.

A me, restano vividi ricordi di situazioni vissute con le persone che non ci sono più.

Mario, invece, la cui mente segue sicuramente altri percorsi mnemonici, si appiglia ai ricordi di altri.

Se dei pezzi di carta plastificata riescono a farlo  sentire importante e ricco, perché mai non concedergli questo inconsueto piacere!

E perché non collezionare, così semplicemente, momenti di autentico splendore!