“A caccia dell’Albero della Vita” ǀ di M. T.  De Donato e A. Sinkko ǀ Recensione di Fiori Picco

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“A caccia dell’Albero della Vita- Un viaggio spirituale nelle tradizioni del giardino” di Maria Teresa De Donato e Anneli Sinkko è un testo analitico e profondo sul significato dell’esistenza umana e sull’eterna connessione con Dio o Intelligenza Superiore.

Attraverso uno studio accurato e meticoloso, le autrici hanno confrontato numerosi passi della Genesi e testi sacri di civiltà e culture antiche come la giudaica, la cristiana e la sumera, evidenziandone gli aspetti in comune, come il concetto di Giardino dell’Eden, un luogo idilliaco e primordiale in cui l’uomo era strettamente in simbiosi con la Terra e con tutta la magnificenza del Creato.

Un luogo dove i nostri antenati non conoscevano dolore o sofferenza, né disobbedienza ed egoismo.

Le autrici conducono il lettore in un percorso di attenta riflessione sui quesiti della vita e delle nostre origini. Cosa ha spezzato l’originale e idilliaco equilibrio con la Natura e con il Tutto, trascinando l’essere umano verso gli abissi dell’auto-distruzione?

Il libero arbitrio ha condotto l’uomo verso scelte deleterie e regressive, e forse è per questo che la durata della nostra vita ora è limitata e dobbiamo affrontare malattia e morte. Siamo noi ad aver interrotto il soffio cosmico, energetico e vitale che scorreva nei nostri corpi rendendoci più longevi?

Perché l’uomo, definito “animale evoluto e dotato di intelletto” e creato a immagine e somiglianza di Dio, è biologicamente più fragile e precario di altre specie di creature centenarie e perfino degli alberi?

Da sinologa e studiosa di antropologia, posso affermare che, anche nella cultura orientale, in particolare del popolo Wa della Cina, l’uomo ebbe origine in un luogo paradisiaco, sul Monte Gongming, in una vallata piena di immensi e lussureggianti vigneti. Sulla cima del Monte fu trovata una gigantesca zucca avvinta a un filare d’uva dolcissima. Danuogan, il capostipite dell’etnia Wa, paragonabile ad Adamo, viveva in armonia con il Re delle Rane e, quando usò la sua spada per aprire la zucca, la cucurbitacea si spaccò in due e uscirono tutte le creature del mondo. Danuogan è paragonabile anche a Noè, in quanto costruì una canoa, vi fece salire una mucca e fuggì per sopravvivere a un devastante diluvio. Fu da quel momento in poi che, nelle notti di luna piena, le bestie selvatiche dei monti assalirono i villaggi, e i secchi di legno usati dalle donne per lanciare l’allarme e per attingere l’acqua al pozzo si ruppero, non permettendo più alle tribù di soddisfare la sete.

Eva, nel momento in cui fu tentata dal serpente e mangiò la mela, fu condannata a partorire con dolore.

Diverse sono le fonti e le culture, diverso il modo di raccontare la Creazione e le radici dell’umanità, ma forti sono le similitudini che dimostrano la nostra fratellanza.

Adamo fu plasmato con l’argilla; la Dea Nüwa creò la civiltà cinese forgiando delle statuette con la terra. I giardini sono presenti nell’Antico Testamento e nei Vangeli, così come nel Buddhismo. Buddha Sākyamuni ebbe l’illuminazione sotto l’albero sacro del ficus. La sua nascita fu annunciata da un elefante bianco alla madre Māyā, che ricevette il bambino nel grembo “senza alcuna impurità”. Gesù fu annunciato a Maria dall’Arcangelo Gabriele e fu frutto dello Spirito Santo.

Si evince che un’Entità Superiore abbia creato il Tutto dando ai popoli la possibilità di decidere liberamente delle proprie azioni.

Pregevole è l’impegno delle autrici nell’affrontare un argomento così complesso e delicato che, a tutt’oggi, rappresenta ancora un mistero.

L’uomo non riesce a codificare questi grandi enigmi perché trascendono la sua conoscenza, per questo è recidivo negli errori.  Il concetto di peccato originale nel Cristianesimo è la causa scatenante di tutte le nostre sofferenze ma, con la redenzione, possiamo ambire a una serena vita nell’Aldilà.

In Oriente il peccato originale è legato alle innumerevoli reincarnazioni che, ripetendosi, permettono di evolvere e di migliorare sciogliendo i nodi karmici. Nel Buddhismo, il Nirvana e l’illuminazione non riguardano solo la specie umana ma tutti gli esseri viventi, che sono parte integrante del Creato.

Questo libro rappresenta un percorso che le autrici hanno definito “entusiasmante e difficile” ma che le ha accomunate spiritualmente, a prescindere dal credo religioso, dalla cultura di appartenenza e dalla distanza geografica, nella diffusione di un messaggio universale: siamo tutti una grande famiglia.