«Un lettore ha una sua formazione, una sua anima, una sua storia che è matematicamente impossibile azzerare quando si confronta con qualsiasi cosa nella vita, e aggiungo per fortuna, quindi, anche quando legge lo fa filtrando il tutto con le sue esperienze.» (Alessandro Porri)

Ciao Alessandro, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Ciao e grazie a voi per l’invito. Sono romano, ho 57 anni e sono infermiere. Lavoro da oltre 30 anni in un servizio pubblico che si occupa di dipendenze, quindi il mio lavoro ha molto a vedere con il sociale. La scrittura, ma anche altre arti, da anni mi aiutano a tirare fuori quello che ho dentro, una vera e propria valvola di sfogo che mi aiuta ad affrontare e contrastare le situazioni veramente pesanti con cui ho a che fare quotidianamente.
Qual è la tua formazione professionale e letteraria?
Dopo aver fatto il liceo scientifico, e aver avuto un insegnante di lettere davvero come pochi, ho decisamente cambiato idea sul mio futuro e su ciò che volevo veramente fare. Ho conseguito la laurea in scienze infermieristiche e cominciato a lavorare in un reparto di medicina e cardiologia presso una struttura privata. Dopo tre anni, ho vinto il concorso pubblico presso una ASL di Roma e sono stato assegnato al Ser.d., Servizio che si occupa di dipendenze a 360 gradi. Questa cosa, del tutto casuale, mi ha aperto un mondo, e a 40 anni ho deciso di tornare sui banchi di scuola conseguendo il diploma in dirigente di comunità ed un master universitario in coordinamento infermieristico con il massimo dei voti. Ho sempre amato scrivere, inizialmente, stimolato dal mio professore di liceo, mi dedicavo essenzialmente alla poesia. Con gli anni ho sentito l’esigenza di esprimermi con altre forme di scrittura, dal racconto, alla fiaba, al romanzo, agli aforismi. Credo che la capacità di scrivere sia legata a doti naturali a cui vada accompagnata una cosa importantissima che è la lettura, dagli autori classici a quelli più moderni.
Come nasce la tua passione per la scrittura? Ci racconti come hai iniziato e quando hai capito che amavi scrivere?
Per scrivere bisogna avere fantasia, la fantasia va alimentata con la lettura, la lettura nasce dalla curiosità. Come dicevo prima sono importanti nella formazione delle passioni e quindi della persona stessa, gli incontri, le predisposizioni naturali e gli interessi. Durante le scuole medie ho incontrato un professore di musica che mi ha iniziato all’ascolto dei classici a seguito di questo ho intrapreso i miei studi di pianoforte, al liceo un incredibile docente di disegno ha stimolato in me la voglia di dipingere, come quello di lettere il desiderio di scrivere. Per anni mi sono dedicato solo alla poesia e ad un certo punto ho sentito l’esigenza di condividere i miei scritti con qualcuno che andasse oltre alle mie strette amicizie così ho cominciato a partecipare a concorsi letterari. Crescendo e frequentando grazie al mio lavoro la sfera delle problematiche sociali, sentivo che la poesia non mi bastava più, avevo bisogno di più spazio per raccontare storie di persone, di vita, di sentimenti. Sono nati i primi racconti, con il tempo diventati sempre più lunghi fino a trasformarsi in romanzi. Partecipando a vari premi e concorsi letterari a carattere nazionale ho visto che le mie opere piacevano, vincevano premi un po’ ovunque, questo mi ha dato sempre di più lo stimolo a continuare a scrivere, attività e passione a cui dedico sempre più tempo nella mia vita. Grazie ai premi letterari che ho vinto ho avuto la possibilità di pubblicare con case editrici, giovani, serissime e totalmente in modo gratuito, cinque romanzi e due sillogi poetiche.
Ci parli del suo romanzo Rosso di sangue e di vino edito da PandiLettere. Come nasce l’idea di pubblicare questo libro e perché hai deciso di farlo? Qual è il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storia che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?
Spesso le storie che racconto nei miei romanzi nascono da uno spunto iniziale preso dalla realtà, perché, sarà anche banale ma niente al mondo è più straordinario della realtà. Lessi un giorno un articolo dove nel festeggiare una centennale di attività di una rinomata cantina delle Langhe i proprietari intervistati raccontavano, tra i vari episodi, quando durante la Seconda guerra mondiale più di una volta fascisti e tedeschi si recavano presso la cantina pretendendo a forza dell’ottimo vino senza pagare. Il romanzo, dopo questo spunto iniziale, diviene totalmente una storia di fantasia e di conseguenza anche i personaggi che la vivono. Narra in modo appassionato le vite di tutti i componenti di questa famiglia che prenderanno strade diverse per poi rincontrarsi, parla delle storie e delle vite delle persone che in qualche modo avranno a che fare con questa storica azienda. Il messaggio che vorrei arrivasse è l’assoluta assurdità e inutilità della guerra che crea sofferenze e morte da ambo le parti, ma anche il messaggio di speranza e di aiuto che sanno donarsi le persone nei momenti di vera difficoltà. La pubblicazione nasce a seguito della vincita dell’importante premio letterario Alberoandronico di Roma che prevede per la categoria romanzo inedito la pubblicazione come premio. Mi piace sottolineare anche il primo premio ottenuto dal romanzo nel concorso letterario nazionale ANPI (associazione nazionale partigiani italiani) a dimostrazione di quanto sia stato apprezzato l’impianto storico che fa da sfondo alle vicende proprio da chi, di quel periodo, se ne intende davvero tanto.
Chi sono i destinatari di questo libro?
Veramente tutti, perché dentro si possono trovare davvero tanti generi letterari miscelati sapientemente tra loro. È destinato agli amanti della storia, ci sono più di sei mesi di studio alle spalle, consultazioni di testi storici e di testi epistolari di lettere dal fronte; agli amanti di appassionate storie d’amore; a chi ama il vino di qualità e le atmosfere di campagna, forti sono le citazioni sulle tecniche di vendemmia e conservazione dei vini pregiati; a chi crede nella redenzione dell’essere umano; a chi vuol sapere di più sul mondo partigiano analizzato in modo obiettivo con i suoi tanti pregi e alcuni difetti; ai giovani per sapere da dove arriviamo, cosa hanno vissuto i loro nonni, quanto sia stata dura da conquistare la nostra libertà di oggi; ai nonni per ritrovarsi in tanti paesaggi dell’anima.
Una domanda difficile Alessandro: perché i nostri lettori dovrebbero leggere Rosso di sangue e di vino? Prova a incuriosire chi leggerà questa intervista perché vada in libreria o nei portali online per acquistarlo.
Perché ci sono personaggi che attraverseranno l’intera storia e ne usciranno fuori completamente diversi e cambiati, non sempre i “cattivi” lo sono fino in fondo bisogna imparare a comprendere gli altri e poi perché, come mi ha scritto una mia lettrice dopo aver letto questa storia: “Ho appena terminato il suo libro. Lascia, nonostante tratti temi dolorosi e reali, il sapore fresco e arioso della speranza, complimenti davvero”.
Nella tua attività letteraria hai pubblicato altri libri? Se sì, ci racconti quali sono, di cosa trattano e quale l’ispirazione che li ha generati?
Come dicevo prima ho pubblicato altri libri, inizialmente amavo il genere giallo sempre condito da un estremo studio psicologico dei personaggi. Ho creato una sorta di serie facendo analizzare dei casi diversi dalla stessa squadra investigativa, mi era sembrata ricchezza poter tornare sugli stessi protagonisti e dargli nel tempo sfumature diverse, appartengono a questo periodo Il cacciatore di sangue e La giostra dei bimbi sperduti. Ora sono interessato però a storie diverse come quella di cui stiamo parlando nell’intervista, ce ne sarà un’altra che vedrà la luce il prossimo anno verosimilmente dal titolo Un viaggio tra cielo e mare. Sia i titoli citati prima che quest’ultimo hanno avuto o avranno la pubblicazione essendosi aggiudicati premi letterari.
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?
Sarebbe facile rispondere tutti e due ed infatti in questo caso opto per la risposta facile. Ci vuole talento, ci vuole impegno, ci vuole fortuna. Una cosa è certa senza talento non si dura nel tempo.
«Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Cosa ne pensi tu in proposito? Cosa legge il lettore in uno scritto? Quello che ha nella testa “chi lo ha scritto” oppure quello che gli appartiene e che altrimenti non vedrebbe?
Un lettore ha una sua formazione, una sua anima, una sua storia che è matematicamente impossibile azzerare quando si confronta con qualsiasi cosa nella vita, e aggiungo per fortuna, quindi, anche quando legge lo fa filtrando il tutto con le sue esperienze. La cosa bella, però, è che anche il libro appena letto diventerà una sua esperienza che modificherà un poco le sue lenti di osservazione futura perché l’essere umano non è mai uguale a se stesso… almeno si spera!
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?
La bellezza è qualsiasi cosa riesca a suscitarmi delle emozioni positive, quella cosa o quella persona che quando torni a confrontarti con lei ti senti nel posto giusto come fossi a casa.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo del tuo consiglio.
Amo leggere un po’ di tutto non ho un genere o un autore ben definito che prevale sugli altri. Credo che la lettura sia un po’ come la musica ci sono momenti e momenti della nostra vita dove ci attira più un genere rispetto a un altro. Tra i classici amo il classico dei classici, La Divina Commedia di Dante, come si può non emozionarsi leggendo Paolo e Francesca o la preghiera alla Vergine? Amo poi tutta la produzione di Leopardi anche se mi ritrovo più nello stile di Pascoli. Tra quelli a livello temporale più vicini a noi mi piace molto lo stile diretto di Ungaretti. Tra i contemporanei amo l’estrema semplicità anche se mai banale di Sergio Bambarén con cui ho saltuari scambi di mail e di cui posso consigliare, per chi non lo conoscesse Il delfino. Per la sua particolarità posso citare Rayuela di Julio Cortázar. Ci sono poi dei classici assoluti che andrebbero letti assolutamente almeno una volta nella vita come ad esempio Gli indifferenti di Moravia amato anche da uno dei protagonisti del mio romanzo o Cent’anni di solitudine di Marquez.
E tre film da vedere assolutamente? …e perché proprio questi?
Risvegli, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, Gli Aristogatti. Perché sono la base, il mezzo e il top del tutto.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?
Visto che non mi faccio mancare niente di ciò che riguarda il mondo dell’arte, il mio prossimo impegno artistico è lo spettacolo teatrale che farò a fine giugno. Frequento un corso di recitazione che mi dà molte soddisfazioni e a proposito di scrittura ho scritto anche per il teatro, lo scorso anno un mio copione è stato messo in scena con successo. C’è stata da poco la presentazione del mio Rosso di sangue e di vino a cura di una brava attrice che ha presentato magistralmente la storia e letto degli stralci, a fine intervista vi riporto il link YouTube per chi volesse rivedere il tutto e comprendere qualcosa in più del mio romanzo. Il prossimo anno dovrebbe vedere la luce il mio nuovo romanzo Un viaggio tra cielo e mano una storia di un rapporto particolare tra un padre vedovo e una figlia inizialmente abbandonata ambientato in Islanda. Spero di fare presentazioni a breve o incontri con i lettori presso fiere del libro che sicuramente la casa editrice PandiLettere avrà in programma. Ricordo che il modo più semplice di acquistare il mio libro è tramite gli store online tipo Amazon o anche ordinarlo presso le grandi librerie tipo Mondadori o Feltrinelli.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?
Concludo ringraziando te Andrea per lo spazio che mi hai dato, saluto i miei lettori attuali e quelli che lo diventeranno, mi farebbe piacere ricevere un vostro commento spassionato dopo la vostra lettura del mio romanzo con eventuali consigli critiche ecc tutto ben accetto.
Il libro:
Alessandro Porri, Rosso di sangue e di vino, PandiLettere ed., Roma, 2023
https://www.pandilettere.com/inostrilibri/rossodisangueedivino
Alessandro Porri
https://www.facebook.com/alessandro.porri.7
Alessandro Porri arte e scrittura graffi di ruggine – profilo prettamente artistico
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063616356372

Video presentazione del romanzo Rosso di sangue e di vino da parte dell’attrice Lucia Caponetto.
https://www.youtube.com/watch?v=Vda0yMTSCqE
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/