Buongiorno, cari lettori, eccoci di nuovo con un altro degli articoli per la mia rubrica di Mobmagazine: “In salotto con Aurora”.
Oggi è venuto a trovarci il Prof. Paolo Sossai, docente dell’Università di Camerino e Primario di Medicina interna, nonché Direttore del Dipartimento di Scienze mediche della Scuola Internazionale delle Maxiemergenze e Medicina delle catastrofi, già coautore di “Pancia in fiamme” e “Virus intelligenti. La Storia dimenticata”, per illustrarci il suo ultimo libro: “Medicina Arma di Potere”. Buongiorno, Professore e ben venuto nella mia rubrica virtuale!
Buongiorno a Lei, Avvocato, e ai Suoi lettori e grazie per ospitarmi nella Sua rubrica.
Leggendo il suo libro, sono rimasta molto colpita dal titolo:” Medicina Arma di Potere”. Perché ha scelto proprio questo titolo e, soprattutto, lei cosa intende per “arma di potere”?
Chi ha rapporti professionali con la vita e la morte ha indubbiamente a disposizione un forte potere nell’ambito del proprio gruppo sociale. In epoca moderna il “potere” in ambito sanitario non è più gestito principalmente dai professionisti della salute ma dai politici che decidono l’organizzazione e le nomine dei professionisti ai vertici delle Aziende Sanitarie. A questo proposito ricordo che nel 1992, quando si cominciò a parlare di Aziende Sanitarie scrissi un articolo in cui evidenziavo la contraddizione nell’uso del termine “Azienda” in ambito sanitario perché una Azienda sviluppa utili che non sono la finalità di una organizzazione sanitaria!

Nel primo capitolo: “La vita e l’esigenza della cura”, lei cerca di dare una definizione della “vita”, ancor prima della “cura” e riporta ciò che scrisse Paul Nurse, Nobel per la medicina, nel suo “What is life?”( Mondadori – Milano 2021), nel quale “prende in considerazione cinque grandi idee della biologia: la cellula, il gene, la selezione naturale, la chimica e l’aspetto informazionale. Ma, per lei, in cosa consiste esattamente la vita?
Abbiamo raggiunto risultati tecnici di elevato livello in ambito sanitario, pensiamo, per esempio, alla chirurgia robotica ma alla domanda fondamentale di cosa è la vita non abbiamo raggiunto ancora una univoca risposta. Le forme di vita più semplici dovrebbero caratterizzarsi per una propria autonomia replicativa come avviene nei batteri. Allora i virus come li dobbiamo considerare, visto che non sono in grado di replicarsi da soli ma necessitano di parassitare una cellula batterica o un organismo multicellulare? Nel libro andiamo ad approfondire proprio questo argomento.
Professore, nel suo libro ripercorre le tappe più importanti dell’evoluzione della medicina nella storia, fino ad arrivare alla legge Crispi ( 17 luglio 1890, n. 6972), in cui si è formalizzata la nascita di uno Stato che ha iniziato a prendersi cura dei suoi cittadini. Crede che il sistema Sanitario attualmente vigente nel nostro Paese, abbia in qualche modo realizzato appieno la Legge Crispi, oppure, secondo il suo parere, c’è ancora molto da fare e cosa?
Alla fine del XIX secolo si sono poste le basi di uno Stato sociale dove l’assistenza sanitaria assumeva un ruolo rilevante al fine di debellare un elevato carico di malattie infettive dell’epoca (p.e. tubercolosi, malaria, ecc.) ma è nel pieno del XX secolo che si è sviluppato un sistema sanitario nazionale universalistico con la legge 833 del 23 dicembre 1978, firmata dall’allora Ministro della Sanità, Tina Anselmi. Questa legge ha permesso di curare milioni di italiani senza che questi dovessero preoccuparsi di avere il denaro per farlo! Questa legge ha subito modifiche sostanziali con la riforma del titolo V della Costituzione con la quale la Sanità ha assunto una spiccata dimensione regionale. La recente pandemia da SARS-CoV-2 ha messo in evidenza che in presenza di situazioni emergenziali sia necessaria una gestione centrale dei problemi sanitari. Inoltre, non è assicurata la stessa assistenza sanitaria in tutte le Regioni. La sempre più frequente fuga del personale sanitario verso il privato è un chiaro segno che gli attuali sistemi sanitari debbano essere riformulati ma lo scoglio più grande è l’interferenza politica nella gestione sanitaria. Ritengo, inoltre, che occorra stabilire un percorso professionale ospedaliero nel quale il medico possa fare carriera (prima in Italia c’erano le figure dell’assistente e dell’aiuto) mentre ora un medico entra nel sistema come Dirigente Medico e rischia di andare in pensione sempre con la medesima qualifica! Nella mia esperienza lavorativa in Svizzera, la carriera di un medico in Ospedale era stabilita in 5 diversi livelli, incentivando così il raggiungimento di traguardi superiori.

Per Ippocrate “Un uomo saggio dovrebbe considerare la salute come la più grande delle gioie umane, ed imparare come, col suo stesso pensiero, trarre beneficio dalle sue malattie.” (460 a.C. – 370 a.C.) Anche lei pensa che si possa ricavare beneficio dalle proprie malattie e in che modo?
È evidente che soprattutto le persone nelle fasce di età più avanzate sono colpite da un significativo carico di malattie da quelle cardiovascolari a quelle respiratorie e tumorali con le quali i pazienti inevitabilmente devono convivere, imparando ad avere maggiore attenzione agli stili di vita (attività fisica, buona alimentazione, buona qualità del sonno, abolizione di fumo e attenzione agli alcolici). Il grande lavoro “culturale” da fare è quello di sensibilizzare sugli stili di vita non solo i malati ma soprattutto la popolazione “sana”.
Lei cita anche John P.A. Ioannidis della Standford University, che nel suo articolo “Why most published research findings are false”(“Perché i risultati di ricerche pubblicate sono falsi”), ritiene che “La probabilità che una ricerca approdi a risultati falsi aumenta quando vi sono grandi finanziamenti, o comunque cospicui interessi economici in gioco”. In che modo le case farmaceutiche hanno “influenzato” le scelte politiche dei vari Stati, soprattutto in seguito all’ultima pandemia, quella relativa al Covid 19, in considerazione del fatto, come lei ha anche riportato nel suo libro, che in una recente audizione al Parlamento Europeo, Janine Small, in qualità di capo dell’area commerciale della nota casa farmaceutica Pfizer, ha dichiarato che “il vaccino non è stato mai testato come strumento per impedire la trasmissione del virus? E allora, come mai professore, secondo lei, si è reso ugualmente l’obbligatorietà di un tale vaccino?
A metà dell’anno scorso avevo deciso con i miei Collaboratori di studiare quali fattori avessero condizionato la letalità per COVID-19 (rapporto tra morti per COVID-19 e infetti) su circa 3 miliardi e mezzo di abitanti di tutti i continenti e iniziai così a considerare diversi fattori quali la percentuale di vaccinati, la tipologia di sistema sanitario, PIL pro capita, indice di prosperità, ecc. L’analisi statistica ci ha portato ad evidenziare che solo due erano i fattori determinanti la letalità: la quota dei vaccinati e la tipologia dei sistemi sanitari. In sintesi: più alta percentuale di vaccinati e i sistema sanitari universalistici erano gli elementi che riducevano significativamente la letalità. Sui vaccini il problema principale è stato il modo con cui la vaccinazione è stata “proposta” alla popolazione. Questo argomento è stato approfondito in “Virus intelligenti. La Storia dimenticata”
Riportando ciò che lei ha scritto nel suo settimo capitolo “Medicina e farmaci”, “Una delle più frequenti accuse mosse al sistema farmaceutico mondiale è quella di spingere alla medicalizzazione anche la popolazione “sana”, abbassando i valori di normalità di vari parametri. La spinta a questa azione avverrebbe tramite la sponsorizzazione economica di alcuni medici e ricercatori considerati leader e che sono quelli che poi partecipano alla formazione delle linee guida. Sulla scia di questi leader, la maggior parte dei medici si adeguerebbe alle nuove indicazioni aumentando così i fatturati delle società farmaceutiche. Crede che non sia eccessivo, oggigiorno, il ricorso ad una massiccia dose di farmaci in generale anche per un semplice raffreddore, rispetto al passato?
Sicuramente il continuo abbassare i limiti di normalità degli esami ha e avrà come conseguenza sempre di più l’uso di farmaci e sostanze di origine vegetale o animale al fine di raggiungere il risultato indicato nelle linee guida. Non mettiamo in dubbio che alla base di queste linee guida vi sia un onesto lavoro da parte di alcuni ricercatori ma anche il fatto che per il paziente è molto più comodo assumere un farmaco che dedicarsi con più attenzione agli stili di vita che sicuramente richiedono un costo personale più elevato ma un minore costo per la società nel suo complesso.
Esiste per lei un segreto per rimanere sani e lontano il più possibile dalle malattie?
L’obiettivo di una buona salute nasce da una condizione psicologica di “benessere” nella quale autostima, serenità ed empatia permettono di trasferire anche in ambito organico questa sensazione di “stare bene”.
Cosa vuole augurare ai nostri lettori di Mobmagazine?
Di avere una vita “sana” piena di interessi e anche nel caso di malattia, di avere la forza d’animo di affrontarla trasformando un handicap in un percorso virtuoso di crescita e miglioramento, anche a cento anni!
Grazie infinite Professore e in bocca al lupo per la sua “Medicina Arma di potere”!
Avv. Aurora d’Errico
Il libro:
Paolo Sossai, “Medicina Arma di potere”, Curcio editore, 2023: