LA VITA E’ UNA GIRANDOLA: DONA-TOGLIE-RIDONA- CON I SUOI TEMPI…  ALL’INFINITO

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“Un incontro particolare” racconto  tratto da “L’ultimo abbraccio” di Gian Ettore Gassani

Nella storia tratta dal pluripremiato romanzo “L’ultimo abbraccio” di Gian Ettore Gassani – Avv. Matrimonialista e Presidente AMI – intitolata “Un incontro particolare”,  l’Autore pone in luce quanto la vita possa essere paragonata ad una girandola, enfatizzandone l’alternanza – talvolta repentina – di eventi, sensazioni e sentimenti; momenti susseguenti ed oscillanti tra  annichilimento, incoraggiamento, gioia, speranza, attesa, delusione, angoscia, disperazione  e… Rinascita!

L’assioma che non dobbiamo dimenticare è che la vita ci sostiene costantemente, talvolta persino impercettibilmente, ma  è sempre e comunque garante di Rinascita. E’ in questo pensiero che  troviamo insita la preziosa fonte dell’esortazione al coraggio per superare i periodi bui  e la speranza  nell’agognato tripudio di nuove emozioni.”

Tutto può cambiare in un solo momento e la storia che stiamo per presentarvi –  Gian Ettore Gassani  ed io – dall’emblematico titolo -“Un incontro particolare”-, lo dimostra.

Un pensionato, Dimitri Wozniak, provato dalla vita sin dall’infanzia e rimasto vedovo, con l’unico figlio partito per un luogo lontano in cerca di una vita migliore, sopravvive con la flebile speranza di trovare uno stimolo per tornare a vivere.

Tuttavia, dopo un paio di giorni trascorsi tra le sue mura, isolato dal mondo, sulle scale di casa incontra Alina, una bella signora poco più che trentenne, con la figlia Svetlana, una bimba di soli sei anni, che in breve tempo gli si affeziona e lui l’accudisce quando la mamma lavora. Questo impegno gratuito e profuso con affetto, offre a Dimitri un refolo di  vitalità.

Ed è così che Alina e Svetlana instaurano con Dimitri un rapporto espansivo, tanto che la piccola lo battezza “nonno di cuore”.

Durante i momenti di scambio quotidiano tra i tre protagonisti del racconto, Dimitri si accorge che Alina non sta bene e nei giorni seguenti, il malessere si acutizza in modo preoccupante tanto da indurre Dimitri ad imporle di contattare un medico.

In coincidenza, l’azienda per la quale Alina lavora, le manda  il mattino seguente il medico fiscale per controllo. E’ Il medico stesso – il  Dott. Ko­stenko –  che si rende subito conto dello stato di gravità in cui versa la donna e la convince ad un ricovero ospedaliero. La diagnosi si rivela impietosa: Leucemia fulminante. Con la complicità del Dottor Kostenko, Dimitri supera gli impedimenti – incondivisibili e disumani – che gli vietano di  far visita ad Alina e neppure di accedere alle informazioni che la riguardano, poiché non parente della malata. 

E’ ancora una volta il Dott. Kostenko ad offrirsi di interagire segretamente con l’oncologo che cura la donna per riferire a Dimitri  notizie e non solo: per permettergli di fare visita ad Alina, gli procura un travestimento da barelliere, con il quale può entrare in reparto passando inosservato.

In quei momenti, i cui particolari sono descritti con  proverbiale delicatezza da Gian Ettore, i due  confessano di amarsi. 

Nel giro di pochi giorni la donna, decede e, dramma nel dramma,  Svetlana, nonostante l’amore e la  massima cura di Dimitri, è costretta al trasferimento in orfanotrofio, l’internat di Pozen. Lo stesso in cui venne portato Dimitri cinquan’anni prima.

E’ grazie all’umanità ed alla determinazione della Direttrice dell’internat, oltreché alla caparbietà del “nonno di cuore” Dimitri,  che nasce un’alleanza atta ad ovviare le inflessibili regole, permettendo così all’uomo d’instaurare un rapporto costruttivo orientato al benessere di Svetlana e dei suoi nuovi sventurati amici.

Per conservare intatta la preziosità  del racconto sino alla vostra lettura, ci asteniamo dal riferire le situazioni ed i  dialoghi descritti con tale intensità dall’Autore, tanto forti da coinvolgere  il lettore in un’alternanza di emozioni, quali strazio, consapevolezza e generosità.

Nel mese di giugno,  Svetlana, è  inserita nel programma delle “vacanze terapeutiche” – organizzato in favore dei ragazzi dell’internat per la disintossicazione dai veleni di Chernobyl. ovvero un periodo di affido a famiglie disponibili a riceverli nelle loro case per la durata di tre mesi, e così  la bimba è ospite di Giuliana e Alberto.

La coppia, molto abbiente ed appartenente alla Roma  “bene”, vive nel lusso, ma con l’angoscia di non poter avere figli e, giorno dopo giorno, il loro matrimonio pur naufragato  tra liti, tradimenti, rinfacciamenti, in assenza totale di amore e rispetto, sopravvive per amore di convenienza, nell’ indifferenza. Fu così che, con l’aiuto di un’amica, Giuliana apprese le modalità per chiedere un ragazzo/a in affido per tre mesi, proveniente dall’internat di Prozen e convince Alberto ad accettare la nuova esperienza. Alberto, pur riluttante, accetta.

All’arrivo in aeroporto, Svetlana incontra Giuliana e Alberto, elegantissimi  e, data la sua timidezza, non riesce a sostenere lo sguardo dei suoi misteriosi affidatari e quando sale a bordo della loro Mercedes, rimane incantata davanti a tanto lusso, sia per l’auto che per tutto quanto la circonda di Roma, nel breve tragitto, verso la nuova destinazione.

Giunta a casa della coppia, Svetlana, ancor più stupita dall’opulenza inimmaginabile, è contenta di essere accompagnata da Giuliana nell’elegante camera predisposta per lei con incluso un bagno bellissimo e, soprattutto, dotato di vasca idromassaggio dove può farsi quello che defisce “il più bel bagno della sua vita”.

Per cena Daniel, il cuoco, le prepara una pizza, una fettina panata e le immancabili patatine fritte. La ra­gazzina divora tutto senza distogliere nemmeno lo sguardo dal piatto, buttando giù due lattine di coca cola ghiacciata con l’avidità di un assetato nel deserto.

Quando va a letto si addormenta di colpo, come se fosse svenuta, su un lettone con lenzuola di lino e un copriletto in stile marinaro.

A non prendere sonno, invece, sono Alberto e Giuliana. La piccola straniera si stava preannuncian­do come l’esperienza più lontana dallo stile della loro esistenza. Avevano capito che avrebbero dovuto mi­surarsi con un’adolescente difficile.

«Hai visto quanto è magra questa orfanella? Sa­pessi che pena mi ha fatto vederla con quegli stracci addosso. E poi ha gli occhi tristi. Non è che abbiamo fatto una cazzata?» esclama Alberto al buio, con la speranza di addormentarsi il prima possibile.

«Per la prima volta abbiamo fatto qualcosa che abbia un senso, asserisce Giuliana. «Avremmo potuto aiutare un bambino a distanza», risponde Alberto.  

«Alberto, non abbiamo mai condiviso niente. Non mi parli del tuo lavoro. Non so dove cazzarola vai, con chi stai, se gli affari vanno bene o male. Mi hai trasformato in una marionetta che deve recitare un copione per dimostrare al mammasantissima di turno che siamo la coppia perfetta. Svetlana, alme­no, potrà farci capire qualcosa di noi.

Durante i giorni che seguono, Giuliana si occupa moltissimo di Svetlana, tanto da sviluppare la ragazzina sdentata e trasandata, in una piccola Barbie.

Tutti e tre partono per trascorrere le vacanze estive in un luogo elitario, malgrado ritenuto “inquinato” da gente del popolo. Un ostacolo che la coppia è costretta a superare è la “presentazione in società” di Svetlana, vale a dire ai loro amici e conoscenti, persone giudicanti foriere di  espressioni meschine nei riguardi della ragazzina e soprattutto in merito alla scelta della coppia.

E’ in quel periodo di vacanza che proprio Alberto inizia a giocare sulla sabbia con Svetlana ed a viziarla in ogni modo. Tale comportamento è il segnale che Svetlana ha sconfitto l’anaffettività di Alberto, facendo emergere in lui un’inconsueta dolcezza.

Terminato il periodo di affido, Giuliana e Alberto, accompagnano Svetlana all’aeroporto e con le lacrime agli occhi, Giuliana dice alla ragazzina «ti voglio bene» ed Alberto aggiunge «anche io piccola. Ti aspettiamo l’anno prossimo a braccia aperte». Nel lungo prosieguo del racconto, tutto fa presagire un cambiamento costruttivo nel rapporto tra Giuliana e Alberto, che l’Autore descrive enfatizzando quanto, da quello che doveva essere un aiuto alla bambina, in realtà è la bambina stessa, ad aiutare loro.

Quali saranno gli sviluppi futuri tra la coppia in seguito alla conoscenza di Svetlana? Cosa avrà in serbo la vita per la bimba ed i suoi affidatari? La vita dona-toglie-ridona all’infinito. E così sarà!

Un abbraccio ed un cordiale saluto da: Daniela Cavallini  con  Gian Ettore Gassani

FOTO COPERTINA DANIELA CAVALLINI GIAN ETTORE GASSANI