DUE: L’acutissima percezione dei profeti e del Messia|di Edoardo Flaccomio

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Il grande tradimento

 

Che l’errore faccia parte della quotidianità da tempo immemore, lo dichiara senza ambiguità la storia che normalmente apprendiamo a scuola. Oggi, però, qualcosa è cambiato. Il terrore falcia la felicità sull’intero pianeta. Il tema della globalità è all’ordine del giorno e condiziona la vita di tutti, scaduta ormai a livelli di vera e propria eutanasia dell’esistenza. Inutile nascondere la realtà dei fatti, ciò che separa la fine dell’homo di neandernet è un tenue velo di pura conoscenza.

È possibile rimettere in sesto le potenzialità dell’essere umano nell’economia della vita?

Il tema è serio e va affrontato con risoluzione, in previsione dell’aggiornamento dei principi originari cui obbedivano i profeti.

Un caso per tutti: Gesù di Nazareth. Un uomo carismatico e potente, il più grande conoscitore delle Leggi Universali dopo Mosè e prima di Maometto ed il più grande incompreso della storia. Basti pensare alle crociate o alla decina di milioni di indios morti in passato in seguito alle colonizzazioni perpetrate dai paesi europei per mano dei conquistatori, in nome di una spietata evangelizzazione. Da simbolo di remissione dei peccati e salvezza dell’umanità, il crocefisso è capovolto  divenendo spada da impugnare per uccidere esseri umani, colpevoli unicamente di appartenere ad aree terrestri soggette a sollecitazioni telluriche diverse, solo nella forma, da quelle europee. Per non parlare dell’inquisizione e delle aberranti punizioni inflitte a coloro che in qualche maniera risultavano peccatori nei confronti di Cristo.

Si direbbe che l’umanità preferisca vivere di miti! Nel momento in cui la soluzione a tutti i problemi è a portata di mano, essa preferisce ignorarla. Piuttosto che scegliere la strada del benessere, intraprende la via della repressione sistematica di ciò che si eleva oltre gli interessi viscerali. La cruenta crocifissione del Messia ne è un esempio lampante.

Le parole utilizzate da quest’uomo, vere e proprie perle di saggezza, magistrali modelli di verità strutturate, si abbatterono violentemente sulla vita abitudinaria di duemila anni fa disorientando sia chi deteneva il potere, sia la gente comune, oberata da occupazioni materiali. Di fronte alla possibilità di fare un passo in avanti in previsione di un benessere più profondo, i ceti più agiati e potenti preferirono lasciare le cose com’erano e si adoperarono per zittire definitivamente questo grande maestro spirituale. Il timore di perdere privilegi sociali e la paura di una repressione da parte dei romani, spinsero il Sinedrio ad una scelta scellerata nei confronti della verità eterna.

Si poteva evitare che ciò accadesse? Esisteva la possibilità di un finale incruento?

Se gli uomini di potere avessero padroneggiato il codice celato nelle Sacre Scritture, avrebbero messo in atto il comandamento denominato Qorban o Congiunzione dei Contrari. Tale unione avrebbe dovuto portare ad una proficua concordanza tra Kaifa ed il predicatore di Galilea, anziché ad una cruenta quanto volgare decisione di abbandonarlo ai romani per condannarlo a morte sicura. Privo dell’unità di significato legata all’amore universale e di una genuina sensibilità nei confronti di un uomo che predicava pur sempre l’esistenza di un Dio compassionevole ed amorevole, il libero arbitrio di chi comandava, poté dettare la propria scelta, frutto di speculazioni individuali e scorrette. Risalendo chiassosamente dagli abissi della carnalità e sovrastando l’esile voce della libertà del Creatore, affiorante dalle profondità della coscienza, la libera scelta di alcuni pre-potenti rappresentanti del Sinedrio, eresse il muro della divisione, commettendo, agli occhi del loro stesso essere, il peccato più ignobile che possa esistere sulla terra: l’eliminazione fisica di un giusto senza sporcarsi direttamente le mani: TRADIMENTO ASSOLUTO.

All’errore di lesa maestà nei confronti della Legge Ancestrale dell’Unione degli Opposti,chiamata QORBAN in ebraico, errore stigmatizzato metaforicamente nell’Antico Testamento, con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, hanno cercato di porvi rimedio i profeti, esseri speciali e sensibili, nei confronti delle norme del Modello Assoluto Rosh, citato nella prima parola della Torà: BERESHIT.

Costoro, consapevoli del gravissimo sbaglio perpetrato dalla ‘prima coppia intelligente’ e delle nefaste ripercussioni sulla felicità terrena, hanno fatto di tutto per aiutare il genere umano a ricercare la gioia di vivere attraverso il loro esempio, non senza aver conosciuto a fondo se stessi e la Testa Rosh che in essi agiva costantemente.

Consci della specularità umana rispetto a Dio e della complementarietà tra il Verbo, in alto, e la parola, in basso, questi messaggeri in carne ed ossa, hanno dato nome, vita e forma al Principio Unico che da pragmatici rilevatori avevano scoperto e sperimentato nel corso della vita quotidiana. Stando alla loro particolare percezione, tutte le strutture si originano a partire da determinate equazioni verbali, vere e proprie onde che si trasformano in materia con la nostra osservazione e percezione.

Le loro sottilissime capacità intuitive e deduttive , erano accentuate dalla verginità dei tempi e dal potere naturale proveniente dal silenzio interiore, anticamera delle esperienze mistiche portatrici di conoscenza.

Questi lontanissimi uomini si spinsero oltre i limiti del possibile, per quei tempi, e giunsero a comprendere i sorprendenti meccanismi creatori. Per esempio, notarono che l’evoluzione di una qualsiasi matrice strutturale, subisce sempre un brusco arresto a sinistra, ed un’accelerazione a destra, previo Qorban. Tale strategia di comportamento si ritrova, all’interno di moltissimi miti e rituali e, ad un attento esame, anche nel corpo delle religioni. Il Versante Informatore è chiamato ‘lato della luce’. Esso coincide con il Lato Destro della Struttura Mentale Sovraordinata. D’altro canto, la famosissima frase espressa da Gesù all’uomo crocifisso con lui: “Quando entreremo nel Regno dei Cieli siederai con me alla Destra del Padre”, è molto eloquente in proposito, essa non avrebbe alcun senso al di fuori del Modello Assoluto . Perché sedere proprio a destra e non a sinistra, o dietro, o di fronte al Padre?

Edoardo Flaccomio