Emanuela Bonamin, manager e Miss Mamma Italiana 2019 | INTERVISTA

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2008
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«Ogni cosa che faccio, dalla più banale a quella più complessa, si basa sui sentimenti. Nulla è fatto a caso per caso. A qualsiasi cosa attribuisco un senso, una motivazione, un valore. Cerco costantemente di aprirmi e di gestire le mie emozioni e, perché no?, anche alle mie debolezze ascoltando il cuore seppur mantenendo un certo equilibrio dettato dalla ragione.» (Emanuela Bonamin)

Ciao Emanuela, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale modella e donna delle passerelle?

In realtà come modella e “donna delle passerelle” non ho così tanto da raccontarti perché, di fatto, ho aperto e per il momento anche chiuso un breve ma intenso capitolo della mia vita, che è iniziato nel 2019, con la mia partecipazione ad un Concorso di Bellezza nazionale qual è Miss Mamma Italiana. Mi viene da sorridere se penso a come tutto è nato per pura casualità, esclusivamente per far felici i miei bambini. Tornavamo da una giornata trascorsa al mare e lungo il tragitto la mia attenzione fu attirata da un’insegna luminosa che pubblicizzava la tappa di selezione regionale. Presi il cellulare, incuriosita dal concorso, ed iniziai a leggere a voce alta i requisitivi richiesti per l’iscrizione. “Prova di abilità di 90 secondi”… questo mi incuriosì molto. Dissi ai miei figli “Solo se partecipate assieme alla mamma, ci iscriviamo”. Accettarono con grande entusiasmo ed impegno. E così, prima ancora che me ne rendessi conto, ho vinto la selezione di Castelfranco Veneto (TV) staccando il pass per le finali nazionali di Gatteo Mare di Luglio 2019. Ho gareggiato con mamme dai 25 ai 45 anni e avendone io 43 non nascondo la grande soddisfazione avuta al momento della proclamazione. Le mamme concorrenti vengono valutate non solo per la loro bellezza esteriore. Oltre alla prova di abilità ci sono vari incontri e questionari durante i quali si ha modo di andare oltre all’apparenza e all’aspetto fisico che molto spesso non coincidono con i valori che si hanno dentro.

… chi è invece Emanuela Donna e Mamma nella sua quotidianità? Cosa puoi raccontarci di te al di fuori dei palcoscenici e delle passerelle?

Se come donna di spettacolo ho ancora poco da raccontare, come mamma, moglie, amica e donna impegnata nel mondo del lavoro mi servirebbero pagine e pagine. Sono mamma di due meravigliosi bimbi, Vittoria di 12 anni e Gianmaria di 9, nonché compagna fedele di Odino da oltre 20 anni. Sono particolarmente fiera ed orgogliosa di questo in quanto, soprattutto al giorno d’oggi, è la conferma che si può essere bella ed attraente ma al tempo stesso rimanere una donna seria e fedele non solo in ambito sentimentale ma anche in quello professionale. Dal 2004 infatti lavoro presso la ditta Antonio Carraro S.p.A., una meravigliosa realtà italiana che, come dice il nostro Presidente, il Sig. Antonio Carraro, produce da oltre 110 anni il “Trattore più bello del Mondo!”. Ho iniziato come stagista per poi passare, poco meno che trentenne, alla guida dell’Ufficio Acquisti coordinando e gestendo un fantastico team di circa 10 persone e un fatturato d’acquisto di milioni di euro. Un ruolo, il mio, sicuramente non facile soprattutto per una donna ma indubbiamente stimolante e ricco di tante sfaccettature e sfumature che rendono le mie giornate sempre diverse, piene di sfide e continue possibilità di crescita professionale e personale. Nel tempo libero, quel poco che mi resta dopo il lavoro e la famiglia, mi dedico allo sport. Mi sveglio al mattino molto presto e vado a correre mentre, due volte alla settimana, seguo delle lezioni individuali con un personal trainer. Faccio attività fisica sia per mantenermi in forma che per scaricare le tensioni che si accumulano ogni giorno a causa del lavoro, della gestione dei figli e di tante altre situazioni che ci piombano spesso addosso senza volerle. Vedi per esempio la situazione legata all’emergenza Covid-19 che ci attanaglia ormai da quasi un anno. Ho sin dall’inizio cercato di mantenere la calma, di non lasciarmi sopraffare dall’ansia e dalla paura. Ma non è semplice purtroppo. Continuando a parlare delle mie passioni: al divano preferisco la bicicletta o semplicemente una sana passeggiata all’aria aperta con la famiglia. Non guardo la TV e cerco di usare il cellulare il meno possibile. Odio farmi influenzare e manipolare dalle notizie, dai gossip, dai Social. Se ho bisogno di “conoscere” seleziono accuratamente la fonte da cui attingere le informazioni, cercandole personalmente e decidendo quando è il momento di stoppare il tutto. Siamo nell’era della tecnologia e questa, purtroppo, ha preso il sopravvento sui contenuti spesso strumentalizzando le situazioni rendendoci delle vittime dell’informazione stessa. Adoro viaggiare. Tempo permettendo, e senza mai far perdere un’ora di scuola ai miei figli, organizzo viaggi rigorosamente “fai da te” in località tassativamente fuori dalle rotte commerciali e turistiche di massa. Per me viaggiare è sinonimo di libertà. Nulla a che vedere con le formule dei Club Vacanze dove si gioca a freccette, si fanno i balli di gruppo …. Assolutamente no. Si viaggia per conoscere il mondo, le culture diverse, gli usi e i costumi altrui. Non cerco la pizza o gli spaghetti all’estero, non cerco la compagnia dei miei simili. Cerco il “diverso”, il confronto tra usi costumi lingue e tradizioni diverse. Infine, altra grande passione, la cucina sana e salutare. Sembra strano ma, nonostante io sia una donna super impegnata trovo il tempo e il modo per preparare ogni giorno piatti sani per la mia famiglia. Mi sveglio al mattino prestissimo per sistemare la casa e preparare una buona colazione per tutti a base di frutta, toast, uova strappate o pancakes. Lo stesso avviene per la cena: cucino tutto al momento. Non compro nulla di preconfezionato o precotto.

Qual è stato il tuo percorso professionale che ti ha condotto dove sei ora?

Sono stata abituata a “lavorare” fin da piccola. Mi spiego meglio. Ho vissuto con i nonni materni a causa del lavoro dei miei genitori che vedevo solo nei weekend. Conservo ancora i bigliettini che mia madre ci lasciava sopra la tavola il sabato mattina all’alba, prima di partire per recarsi al lavoro. “Emanuela, dopo avere fatto i compiti, sistema la camera, togli la polvere, lava il pavimento, prepara la tavola etc.”. Lo stesso valeva per mio fratello Luca: “Spazza il cortile, sistema il garage, taglia l’erba  etc.”. A casa nostra era vietato poltrire sul divano. Prima lo studio e poi l’aiuto in famiglia. Questa cosa credo me la porterò per sempre. Mi sono diplomata in Ragioneria e successivamente iscritta all’Università di Venezia. Ho due Lauree e parlo tre lingue, Inglese, Tedesco e Spagnolo. Ho vissuto, studiato e lavorato (grazie a varie Borse di Studio) in Germania e in Florida dove ho lasciato il mio cuore. Sogno infatti di poter tornare e stabilirmi definitivamente a Miami, una località multietnica dove mi sento perfettamente a mio agio. Durante gli studi ho sempre aiutato la mia famiglia nel lavoro iniziato decine di anni fa dalla nonna paterna. Andavo, e vado tutt’ora appena mi è possibile, a vendere nei mercati rionali piantine da orto, fiori e sementi. Un ambiente assolutamente diverso da quello abituale (sono Direttore Acquisti in una grande azienda metalmeccanica come già detto prima) ma che ha contribuito a plasmare il mio carattere e a farmi diventare la donna che ora sono. Una donna forte, con grinta da vendere.

A chi ti ispiri nel tuo lavoro? Chi sono i tuoi modelli nel panorama nazionale e internazionale?

A chi mi ispiro? Alla mia nonna materna, Noemi. Una donna rimasta vedova a poco più di vent’anni con due figli piccoli (mia zia aveva 2 anni e mio papà aveva pochissimi mesi). Una donna che nonostante la grande disgrazia e la miseria in cui si trovava non si è mai persa d’animo. Ha continuato col lavoro del nonno defunto andando ai mercati da sola, col carro trainato dal mulo, ed interfacciandosi con un mondo difficile fatto di tanti pregiudizi ed ingiustizie soprattutto nei confronti delle donne. Stiamo parlando di oltre cinquant’anni fa … Lei purtroppo è mancata qualche anno fa a causa di un cancro al seno. Fino all’ultimo ha voluto andare al mercato a vendere le sue belle piante e non si è mai lamentata. Un carattere difficile, certo, molto forte e determinato. Una donna che ha sofferto e che ha dovuto fare tante rinunce nella vita, dalla famiglia ai figli. Per scelta e per rispetto non si è più risposata. Nel panorama internazionale invece il mio modello, anzi, punto di riferimento, è Madre Teresa di Calcutta, una grande religiosa che ha dedicato la sua vita ad aiutare i poveri e i bisognosi. Presi e incanalati ormai nel vortice del consumismo, dell’apparenza, dovremmo tutti imparare ad avere un po’ più di amore verso il prossimo.

Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa servono oggi l’arte e la bellezza secondo te?

Concordo sul fatto che l’Arte, quella vera con la A maiuscola, dovrebbe essere uno stimolo per tutti al miglioramento individuale e collettivo. Anche l’intrattenimento dovrebbe diventare una forma d’arte con intelligenza e buon gusto, per il progredire della società. Tuttavia al giorno d’oggi l’arte tende ad essere considerata marginale nel panorama culturale e questo è un vero peccato. A pochi interessa leggere un libro o osservare un dipinto, una statua o qualsiasi opera d’arte, con lo scopo di arricchirsi interiormente. Preferiamo al contrario possederli, comprarli, assegnare all’opera d’arte un posto nella nostra libreria o alle pareti del salotto di casa. Giusto per dimostrare che noi ce l’abbiamo. Emozioni e sentimenti sono stati sostituiti dalla “novità” richiesta dalla società odierna in cui tutto è destinato al consumo. Oggi si pensa più alle copie che saranno vendute dei quel libro, più che ai contenuti. I testi delle canzoni spesso sono banali ma poco importa. La canzone deve essere orecchiabile, deve diventare il tormentone dell’estate magari a suon di parolacce volgari e frasi spesso insensate dai contenuti che fanno venire i brividi. Eppure li reputano “artisti”, quelli che “contano”, gli “influencer”, inconsci dell’importanza che questo ruolo dovrebbe rivestire soprattutto nella società odierna dove predomina l’individualismo, la gara a chi ha più follower, a chi modifica (e spesso storpia) di più le proprie foto … e la propria anima.

Conoscerai benissimo un’antica credenza secondo la quale “la fotografia ruba l’anima”. Oliviero Toscani, che di fotografia un po’ se ne intende, in una intervista rilasciata qualche anno fa ad Assisi presso il Convento di San Francesco dov’era per visitarlo, disse che «Forse è per questo che tante persone che sono troppo fotografate rischiano di diventare vuote dentro. Tante top model, tanti uomini famosi sono vuoti … la fotografia di fatto ruba il luogo della libertà, l’energia che ci fa vivere e andare avanti … e quindi, da questa prospettiva, chi scatta una foto deve sentirsi addosso una responsabilità pesante come un macigno … la responsabilità è nel capire che la fotografia ritrae le persone per quello che sono. Per questo bisogna stare attenti a documentare con serietà. Io posso dire che mi domando sempre se ho sufficienti cultura e capacità per raccontare e testimoniare il tempo che sto vivendo». Tu da donna fotografata per professione e passione, cosa ne pensi delle parole di Toscani? Davvero essere tanto fotografati può rubare l’anima tanto da diventare vuoti dentro? Cosa risponderesti da modella a Toscani?

Certo. Ci sono paesi del mondo in cui le credenze popolari sono ancora fortemente radicate, soprattutto per le donne. La foto viene vista come un sortilegio, una magia che intrappola l’anima della persona. Ricordo in India, ad esempio, dove ci sono state parecchie volte per lavoro, dove bisognava sempre chiedere il permesso di scattare una foto. Permesso che spesso veniva negato. Nel mondo Occidentale invece il fenomeno è diverso, triste a mio avviso, collegato ai Social. Ci si fotografa continuamente, in tutti i luoghi, in tutti i modi e in tutte le situazioni. Dalla mattina alla sera, da quando si fa colazione a quando si va a letto. Al ristorante non ci si parla perché costantemente online o in chat, o intenti a fotografare il piatto che si ha davanti con l’obiettivo di avere commenti su commenti, like e followers in aumento. Costantemente a riprenderci col telefonino, a documentare l’impossibile, come se davvero al mondo interessasse ciò che noi facciamo in ogni singolo istante della nostra vita. Davanti, di lato, di dietro, a pancia in su a pancia in giù. Filmiamo tutto, accumuliamo migliaia e migliaia di foto che spesso ritocchiamo fino a sembrare delle persone diverse. Seni gonfiati, visi tirati, vite assottigliate, gambe da cerbiatta e poi …. se ci vedono in spiaggia in costume dal vivo …. panico e depressione. Un gran peccato, una grande perdita. Se ti va bene sbatti contro l’ennesimo pilone della luce perché camminavi come uno zombie a testa in giù con lo sguardo fisso sul cellulare. Se ti va male, e ahimè questo è inevitabile, ti perdi una grande occasione! Rinunci ad ogni singolo istante alle possibilità di godere appieno della relazione che potresti avere, dal vivo, con gli altri.

«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come secondo te è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea social e tecnologica?

Cos’è l’amore? È una domanda difficile che può avere tante risposte, tutte diverse. Amare per me significa semplicemente voler bene ad una persona, desiderare di stare in sua compagnia più tempo possibile. Esistono tante forme di amore. Si amano i figli, il proprio compagno, i familiari in senso più allargato del termine. Ma si amano anche gli animali, gli amici, il proprio lavoro. Si parla di amore romantico, platonico, spirituale, religioso, carnale, passionale ma anche di amore verso noi stessi, una forma di amore che spesso sottovalutiamo e non cerchiamo di sviluppare come invece dovremmo. Ma cosa vuol dire amare? Me lo chiedo spesso, e spesso non so darmi una risposta esaustiva. Per me amare significa mettere l’”altro” prima di noi, prima di qualsiasi altra cosa, anche a costo di rinunce. Andare incontro all’altro è uno dei modi migliori per mettere delle basi solide a una storia d’amore e fare in modo che duri per sempre. Fare sparire tutto il resto che improvvisamente diventa meno importante. Affinché questo sentimento duri nel tempo e possa dare vita ad una vera e propria storia serve, tuttavia, trovare reciprocità e il cosiddetto trasporto fisico: desiderare l’intimità con una persona è uno dei primi segnali per capire che non è solo affetto quello che si prova. In campo sentimentale, infatti, è essenziale mantenere viva la passione nel corso del tempo per fare in modo che l’amore si alimenti continuamente e resti sempre vivo col passare degli anni. Il sesso è infatti parte integrante della coppia, il motore che dà massima espressione all’amore.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anais Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? Quanto incidono l’amore e i sentimenti così poderosi nella tua vita e nella parte artistica di te?

Purtroppo non ho ancora avuto modo di leggere questa scrittrice. Per poter esprimere un parere in merito alle parole estrapolate avrei sicuramente bisogno di più informazioni e conoscenze sia sull’autrice che sul testo. Tuttavia, per quanto riguarda la mia vita, sia in ambito professionale che personale, non posso che confermare l’indiscussa importanza dell’amore e dei sentimenti. Ogni cosa che faccio, dalla più banale a quella più complessa, si basa infatti sui sentimenti. Nulla è fatto a caso per caso. A qualsiasi cosa attribuisco un senso, una motivazione, un valore. Cerco costantemente di aprirmi e di gestire le mie emozioni e, perché no?, anche alle mie debolezze ascoltando il cuore seppur mantenendo un certo equilibrio dettato dalla ragione. Questo perché ritengo che i sentimenti, quelli autentici, siano o debbano essere alla base di ogni nostra azione quotidiana. Sono le radici del nostro “io”, del nostro vissuto, la nostra guida e la nostra forza. La società moderna, quella in cui siamo ora, tende a manipolare e a standardizzare i nostri modi di pensare, agire ed essere. Al contrario se ci facessimo guidare un po’ più dai sentimenti, se iniziassimo a guardare maggiormente all’interno di noi stessi, potremmo andare oltre la superficialità e scoprire nuove risorse e nuove emozioni. Ed è un gran peccato non sfruttare questa grandissima possibilità che noi tutti abbiamo. Il problema a mio avviso è capire quali sono i veri e solidi sentimenti verso i quali canalizzare la nostra energia e il nostro interesse. Avere quindi accesso alla “realtà metafisica”, alla quale fa riferimento Anais Nin, grazie alla giusta intuizione, alla propria soggettiva capacità di capire e gestire le emozioni

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita artistica e umana, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Sicuramente ed indubbiamente i miei genitori e i miei nonni che con tanto amore hanno supportato ed affiancati me e mio fratello sin dai nostri primi mesi di vita. Se oggi sono “quella che sono” è anche, e fortemente, merito loro. I bambini non nascono cattivi, non nascono bulli, non nascono fannulloni. Siamo noi che insegniamo loro ad esserlo. Essere genitori è un compito estremamente difficile e delicato. Qualcuno lo definisce come il “lavoro più difficile del mondo”. Da mamma di due figli in età pre-adolescenziale non posso che confermarlo. Spero solamente di essere in grado, così come è stato fatto con me, di trasmettere loro quelli che sono i veri valori della vita.

Quali sono gli autori e i libri che hai amato e che consiglieresti ai nostri lettori? Suggerisci almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Durante i miei studi, in particolare universitari, ho letto tantissimo. Passavo ore ed ore sui libri in particolare durante i periodi di preparazione degli esami. Ragione per la quale, dopo le Lauree ho bruscamente limitato il tempo prima dedicato alla lettura. Ora, quando e se ho tempo (poco!), preferisco leggere libri di “ordinaria quotidianità” come li definisco io. Testi che trattano problematiche concrete quali il rapporto genitori-figli, la sana alimentazione, la gestione dell’ansia e dello stress, oppure testi su tematiche utili a livello lavorativo come il team building, il public speaking o la gestione delle risorse umane. Attualmente sto leggendo nei piccolissimi ritagli di tempo “Fattore 1%” di Luca Mazzucchelli. Un testo che parla delle piccole sane abitudini, piccoli gesti, operazioni ripetute con costanza che consentono l’instaurarsi di abitudini che a lungo termine si riveleranno utili strumenti per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Un testo semplice e pratico che mi sento di consigliare a tutti coloro che desiderano, come me, mettersi in gioco con un assetto mentale creativo, flessibile e coraggioso. Mi permetto a tal proposito riportare alcune parole dell’autore: “Per far fiorire splendidamente un giardino dobbiamo anche avere il coraggio di credere in quello che oggi non vediamo!”. Parole che vanno splendidamente a braccetto con il mio motto: “Never Say Never & Never Give Up!”

Ti andrebbe di consigliare tre film da vedere assolutamente ai quali sei legata? E perché secondo te proprio questi?

Come per i Libri anche in ambito Cinema la dinamica è la stessa. Prima di avere figli, io e il mio compagno trascorrevamo buona parte dei nostri weekend all’interno delle sale cinematografiche o in salotto a guardare tutti i film possibili ed inimmaginabili ad esclusione di quelli di fantascienza o i cinepanettoni. Con la nascita dei bambini gli impegni sono aumentati in modo esponenziale e il tempo per sedersi o sdraiarsi comodamente sul divano per guardare un bel film è venuto sempre meno. Al tempo stesso abbiamo dovuto inevitabilmente cambiare genere e, onestamente, posso dire che è stata una grandissima e piacevolissima scoperta. Ci siamo orientati verso i film Disney dove la preferenza indiscussa va a “Il re Leone”, uno dei film d’animazione più acclamati, riconosciuti e ricordati dal pubblico di tutto il mondo. Narra di una vita con tutti i presupposti per essere vissuta in tutta felicità, ostacolata sempre da tante difficoltà. Rappresenta un po’ la vita di tutti noi, fatta anche di cattiveria, invidia e falsità. Ogni volta che lo guardo mi emoziono e devo dire che, a 44 anni, piangere alla visione di un cartone animato mi stupisce piacevolmente ma alla fine mi fa pensare che non può che farmi bene!

Ci parli dei tuoi ultimi lavori e degli impegni di passerella in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?

Sto lavorando su me stessa con l’obiettivo di tornare a dare il giusto peso alle cose chi mi capitano e alle persone che gravitano attorno a me. L’amore incomincia da noi! Prima di amare gli altri dovremmo amare noi stessi. Non si tratta di egoismo, ma bensì di centratura personale, equilibrio mentale. Quando ti conosci, ti rispetti e ti ami per quello che sei puoi finalmente smettere di essere ossessionato dalla perfezione, dal fatto di pretendere a tutti i costi di avere l’approvazione altrui … il famoso e tanto odiato “Like”. I “follower”, gli “Amici”, chi sono in realtà? Dove mi devo concentrare? In che direzione devo andare per il bene mio e della mia famiglia? Io sono io, un’opera d’arte unica e irripetibile. Su questo e sul senso della vita sto lavorando in questo momento. Sul fatto di farmi scivolare addosso tutto ciò che non ha un senso, tutto ciò che non merita un attimo della mia attenzione. Sul liberarmi dalle negatività e in particolare dalle persone (donne soprattutto) invidiose, negative e false, che si sono fermate all’apparenza senza andare a fondo, senza conoscere chi sono in realtà. Quindi per risponderti, posso dire che gli impegni di passerella vengono davvero presi a seconda di cosa mi si presenta, senza eccessive forzature da parte mia. Di recente ho partecipato a GUESS MY AGE con Papi ed è stata un’esperienza molto divertente, davvero. Avevo partecipato anche in RAI a DETTO FATTO condotto da Caterina Balivo. Anche in quel caso il divertimento supera tutte le angosce che potrebbero suscitare dall’andare in onda in reti nazionali. E forse, prendere tutto così, come viene, senza tanti progetti programmati è davvero la giusta ricetta!

Cosa ti aspetta nel tuo futuro artistico-professionale che puoi raccontarci?

In ambito artistico non mi aspetto assolutamente nulla. Ovviamente sono disponibile a valutare partecipazioni a trasmissioni televisive, o a talk show, in linea con la mia figura di mamma e donna fortemente impegnata nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda invece il mio ambito lavorativo auspico di poter dare sempre di più alla meravigliosa azienda, l’Antonio Carraro S.p.A., che ha creduto in me e che mi ha già dato tantissime possibilità di crescita personale e professionale. Sono fortemente convinta che non abbiamo mai finito di imparare. Dobbiamo sempre miglioraci e porci nuovi obiettivi, nuove sfide. Ogni giorno quando varco i cancelli dell’azienda mi pongo un obiettivo e cerco di perseguirlo in tutti i modi, nel rispetto degli altri con correttezza e professionalità.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Sono poco Social, per scelta e per mancanza di tempo. Ho un profilo Facebook che in realtà uso più per far conoscere l’attività dei miei genitori che la mia vita, e un profilo Instagram poco attivo ma con un bel po’ di foto relative ad Emanuela come Miss Mamma Italiana 2019, personaggio pubblico. Per quanto riguarda invece Emanuela nel privato, preferisco continuare a custodire con cura le mie giornate e i miei momenti di felicità in famiglia.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori?

Doveroso ringraziarti per avermi dato la possibilità di raccontarmi con questa carrellata di domande che, non ti nascondo, mi hanno messo anche un po’ in difficoltà in alcune parti. Domande diverse da quelle che spesso si fanno alla bionda di turno che ha vinto un titolo di bellezza nazionale …. Domande di contenuto, che richiedono delle riflessioni prima di rispondere. Domande che fanno capire il livello culturale, ed umano, di chi sta al di là. Andrea, che dire, non posso che esserne onorata dell’interesse dimostrato nei miei confronti. Auspico che le mie risposte ne siano state all’altezza!

Emanuela Bonamin

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Emanuela Bonamin

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Andrea Giostra

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