Fare rete tra pubblico e privato per progettare il futuro per le Madonie

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Regione Siciliana assente o sorda rispetto alle esigenze del territorio con la conseguente difficoltà di un rapporto concreto; necessità di una coesione politica degli amministratori locali al momento, invece, divisi da interessi “di campanile”, totale mancanza di coordinamento tra pubblica amministrazione e imprenditori privati lasciati a se stessi; tutti i problemi delle aree interne e montane amplificati, ad iniziare dalla desertificazione dei centri abitati. Una analisi oggettiva e  realistica quella scaturita nel corso del convegno “Quale futuro per le Madonie”, che si è tenuto, non a caso, nel Museo del GAL Hassin, una eccellenza europea nel campo dell’astronomia, ma vittima di un colpevole disinteresse da parte della Regione e non solo.

Individuate anche le soluzioni: governare il territorio in modo sinergico, tornare a fare politica, cioè prendere decisioni per programmare il futuro, innescare meccanismi virtuosi di confronto e collaborazione tra pubblico e privato, che parlano sempre più frequentemente lingue diversi on tempi diversi. Trasformare, dopo trenta anni di immobilismo, l’Ente Parco delle Madonie in un organismo vivente, propositivo, che sappia coniugare la salvaguardia del territorio con la sua valorizzazione. E, infine, imprenditori, soprattutto nel settore turistico, che siano capaci di innovare partendo dalla ricchezza della tradizione, che è territorio, prodotti tipici, ambiente, cultura, attività artigianali.

La presenza di autorevoli relatori è stata introdotta dal sindaco Marcello Catanzaro che ha sottolineato la perdita di popolazione nel proprio Comune pari al 17% in dieci anni, sicuramente simile negli altri centri del comprensorio madonita. “I giovani devono restare e partecipare all’impegno civico, per ricreare spazi di confronto, di ascolto, di studio dei problemi, per tenere alta l’attenzione e sollecitare risposte. Tutti dobbiamo essere protagonisti ed autori dei processi di cambiamento”, ha dichiarato.

Da Pino Mogavero, storico sindaco di Isnello e presidente della Fondazione GAL Hassin, del quale è stato il lungimirante fondatore, è partito un duro atto d’accusa nei confronti della classe politica e istituzionale non a caso assente, dall’assessore regionale al Territorio e ambiente, Totò Cordaro al commissario straordinario del Parco delle Madonie, Salvatore Caltagirone, che non hanno inviato neanche un loro rappresentante, fino all’ex governatore Rosario Crocetta capace di ignorare l’offerta di un investimento da 40 milioni per un progetto internazionale in Sicilia (SQUARE KILOMETRE ARRAY Exploring the Universe with the world’slargest radio telescope).Disattenzione dimostrata anche dalla stragrande maggioranza degli amministratori locali nei confronti di una realtà, qual è il GAL Hassin, che oltre ad essere l’eccellenza siciliana in Europa nella ricerca e studio del cielo è anche una grande opportunità di crescita culturale e turistica sul territorio. Indicazioni utili per disegnare il futuro delle Madonie, nel corso del convegno organizzato grazie anche alla presenza di Futurlab e Caseificio Bompietro,  sono state fornite dagli interventi di autorevoli relatori quali il professore Giovanni Ruggeri e Stefano Agosta, docenti rispettivamente dell’Università di Palermo e Messina; da Alessandro Ficile, presidente della Società di Sviluppo delle Madonie, dal giudice della Corte costituzionale, Luca Antonini, e dall’intervento di Francesco Tufarelli, dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha sottolineato comeil futuro del GAL Hassin dovrà dipendere direttamente dal governo centrale dal Ministero. Roberto Valenza ha sapientemente moderato le relazionie introdotto i contributi di Pietro Macaluso, presidente dell’Unione dei Comuni delle Madonie, del deputato regionale Luigi Sunseri (M5s) e Maria D’Amico, vice presidente di Nebrodi Outdoor, che ha illustrato la Carta del turismo sostenibile, sottoscritta d diverse associazioni del territorio,  qualificata anche dalla campagna plastic free, cioè è bandito l’uso di plastiche monouso nelle proprie attività.

Numeroso e partecipe il pubblico, qualificato dalla presenza di numerosi amministratori locali e imprenditori di vari settori, associazioni tra le quali SiciliAntica, che ha animato il successivo dibattito.