Chiara Pavan, fondatrice della Schola Michaeli | Intervista di Caterina Civallero

da | 13 Ottobre 2024 | Interviste, Libri

Buongiorno Chiara, benvenuta e grazie per aver accettato il mio invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Buongiorno Caterina, vado a braccio come si suol dire, cominciando a raccontare un po’ della mia storia, per motivare la natura dei progetti di cui mi occupo.

Fin da piccola ho avuto percezioni acute e una sensibilità particolare, che mi portava a osservare le cose sempre da un punto di vista differente rispetto ai miei coetanei… tanto da essere stata spesso esclusa dagli altri, da quelli “più normali”.

A catechismo, a scuola, in famiglia, le mie considerazioni erano “imbarazzanti e scomode” perciò venivo zittita e lasciata senza risposte. Pativo le ingiustizie e il divario sociale, soffrivo per cose che gli altri nemmeno notavano.

La natura e la fantasia mi allietavano, avevo due amici e un cane. Stavo spesso da sola e il mio gioco preferito era saltare sulle pietre del fiume. Mia sorella mi detestava, mio fratello mi ignorava, mia mamma aveva altro da fare e mio padre lavorava. Io leggevo, disegnavo, creavo

A quell’epoca i libri che avevano attirato la mia attenzione nella libreria del salotto erano La Divina Commedia, La Storia Infinita, Gli Egizi e La Metamedicina di Claudia Rainville.

…Effettivamente ero un po’ fuori dal coro. Le bambine a scuola pensavano ai ragazzini e io dicevo che i bambini in africa morivano di fame.   

Henry Miller sostiene: «Siamo tutti parte della creazione. Siamo tutti dei re, dei poeti, dei musicisti, e non resta che aprirsi come un loto per scoprire cosa si nasconde dentro di noi». Qual è stato l’evento catalizzante che ha dato il via al caleidoscopico percorso che ti contraddistingue?

Ho ricevuto in regalo il mio primo mazzo di tarocchi a 8 anni: era arrivato per posta in omaggio con un giornale. A 11 anni facevo scrittura medianica e a 12 ho vissuto la mia prima visione lucida. Ero una donna, mi stavano tirando per i capelli verso un rogo e tutti mi sputavano addosso. Ho impiegato tempo a capire ma da lì la mia ricerca di comprensione non si è più fermata, e comunque ho cominciato a credere all’eternità dell’anima che esperisce attraverso varie vite.

Cercavo di essere come gli altri ma non ci riuscivo.

Dai 15 ai 19 anni sono stata depressa e anoressica, mi tagliavo le braccia, vestivo di nero ed ero arrabbiatissima. Non andavo in discoteca, non avevo il ragazzo e mi attiravano le storie magiche della mia città, Torino.

Leggevo Nietzsche e il libro Zarathustra mi rivelò molti segreti. Poi Siddharta, la morale anarchica di Kropotkin, l’etica di Spinoza…

A 19 anni pensai che sarebbe stato meglio farla finita ma nel momento cruciale pensai “non posso dare questo dolore a mamma” e decisi di vivere. Quello fu il momento più importante della mia vita perché morii e rinacqui, e da lì niente fu come prima. Un fiume di bellezza, amore e gioia cominciò a fluire nella mia vita, mi invase uno tsunami di esperienze che da belle diventavano sempre più incredibili. Rivoluzionai la mia vita e incontrai degli amici, veri stavolta, e mi sentii amata per la prima volta. Fu forte…

Cominciai a fare meditazione, a recitare i mantra, divenni vegetariana e lessi libri di Maestri indiani che illuminarono il mio cammino.

Durante un seminario di cultura vedica sentii una voce che mi diceva che ero pronta per l’India e poco dopo partii. Torino-Putthaparti, scalo a Bombay e Bangalore. Non dormivo da due giorni per l’emozione. Durante il viaggio lessi “Autobiografia di uno yogi” e quando l’aereo atterrò io scoppiai a piangere pensando “sono tornata a casa!!”. Mi scoppiava il petto, uscendo dal velivolo odorai l’aria e la riconobbi. Sentivo che tutto era al posto giusto.

Le tue esperienze spirituali hanno condizionato profondamente la scelta del sentiero che hai scelto di percorrere nella vita. Come hai conciliato il sacro con il profano. Quale professione hai svolto prima di diventare operatrice olistica-conduttrice di percorsi di Consapevolezza?

Dopo essere tornata dall’India mi trovavo in una situazione particolare: da quattro anni lavoravo in una scuola, educavo i bimbi in età prescolare, e la vita mi fece capire che era tempo di andar via. Non volevo ma dovevo, così mi licenziai e decisi di prendermi un anno sabbatico per riflettere. Con il mio compagno partii per il Sudamerica. Sarebbe troppo lungo narrare quelle avventure a una a una, perciò, dirò solo ciò che serve per la mia intervista.

Incontrai uno sciamano in Ecuador, si chiamava Shaia, e con lui sperimentai la riconnessione con l’oltre.

Pochi giorni dopo ero su un pullman e stavo scendendo verso il Perù. Stavo leggendo Osho e mi capitò una cosa simile a quella che vissi in India. Intanto avevo scoperto che quel tipo di esperienza si chiamerebbe samadhi, l’unione con il divino che porta alla liberazione dei legami terreni (moksha). Anche in questa occasione ebbi necessità di un po’ di tempo per “digerire” l’esperienza, però fu tutto più veloce.

Il nostro grande viaggio durò ancora qualche mese e al rientro in Italia un amico ci donò una guida dell’India. Io e il mio compagno avevamo imparato in Sudamerica a farci portare sull’onda della vita e così partimmo per l’oriente. E ci rimanemmo per tre anni. Visitando, imparando, comunicando, sperimentando. Io anche studiando.

Pensai che forse avrei fatto bene a trasferirmi in quella terra che sentivo così familiare, invece, al rientro in Italia capii che l’India potevo portarla dentro me e trasmetterla ai ricercatori spirituali. Io intanto facevo tanta pratica di trasformazione interiore, anche grazie al percorso di tecnica vibrazionale che stavo seguendo con un’allieva diretta di Baba Bedi XVI (portatore della tecnica) e risolvevo i miei conflitti, le mie ferite e i miei problemi. Maturavo, miglioravo, mi alleggerivo.

Mi formai come massoterapeuta e cominciai a lavorare, con grande soddisfazione. Avevo definito quale sarebbe stata la mia direzione di vita ed ero felicissima.

La tua scuola di formazione, da te fondata, e presso la quale tieni corsi collettivi e sessioni individuali, si chiama Schola Michaeli. Immagino ti sia ispirata all’arcangelo Michele; se questa è la ragione spiega al pubblico di MobMagazine qual è stata la tua esperienza in merito.

Quando terminò la relazione con il mio compagno arrivò Michele, S. Michele Arcangelo, che mi prese sotto la sua ala protettrice e cominciò a guidarmi attraverso segnali inequivocabili. Mi disse che in Tibet c’era un Maestro che mi aspettava e così partii nuovamente. Durante un ritiro vipassana lo incontrai effettivamente e anche questa esperienza mi segnò immensamente; ci misi molto a “digerirlo” ma l’effetto fu davvero straordinario. Era il 2011.

Nel 2013 Michele mi indicò di andare a Lourdes, a piedi, e ci andai, anche se io non ero una pellegrina mariana. Fu, superfluo dirlo, un’esperienza a dir poco singolare, ma ormai ero temprata, sapevo che Michele mi stava educando e io ero nella fiducia totale.

L’anno successivo fondai un’associazione, un centro di ricerca spirituale e di crescita personale. Tutto andava benissimo e molta gente partecipava alle mie meditazioni. Dopo una di queste vissi un’esperienza che definirei mistica, una via di mezzo tra la visione lucida e il viaggio astrale, e in me si completò un processo cominciato anni prima.

Quali benefici offrono i tuoi insegnamenti? E quale impegno deve assumersi l’allievo che sceglie di evolvere attraverso il tuo contributo?

I benefici sono molteplici ma in particolare è la libertà il premio più grande. Quella sensazione di solidità, di equilibrio, di forza e sicurezza. La percezione di bastare a sé stessi. Non ci sono più bisogni da soddisfare, al massimo valori aggiunti da accogliere.

Tornare a sé stessi è un bene per l’individuo ma indirettamente lo è anche per tutti gli altri. Credo profondamente che ognuno di noi abbia il diritto ma anche il dovere di costruire la propria felicità e la felicità di ognuno partecipa alla creazione di un mondo migliore!

L’impegno dell’allievo è determinante: solo l’impegno verso sé stesso, ci permette di proseguire verso la meta nonostante le difficoltà.

La società odierna ci rende spesso deboli e svogliati, facendoci credere che sia meglio prediligere la comodità alla sollecitudine verso la propria realizzazione, eppure è altamente nutritiva la fatica che facciamo per raggiungere un obiettivo, anche nel processo di conquista del nostro potere interiore. 

Enzo Bianchi afferma: «Abbiamo avuto insegnanti ma i più grandi maestri nella vita sono il malato che curiamo, lo straniero che non capiamo, il nemico che ci fa male. Sei d’accordo con queste parole?

Assolutamente sì. Ho sperimentato sulla mia pelle che la grande crescita è per lo più stimolata dal dolore o dall’incomprensione o dalla paura. Io direi che le persone con cui ho vissuto conflitti o quelli che ho aiutato mi hanno spinta maggiormente verso la crescita e la libertà. Di base poi ci deve essere in noi la volontà di comprendere e di fare introspezione.

Se posso condividere con te una cosa Caterina, ti racconto che per anni, prima di divenire mamma, dedicavo la mia domenica ai senzatetto. Cucinavo pasti caldi per loro a casa e glieli portavo, insieme a ciò di cui avevano bisogno, come coperte, vestiti o libri. In autonomia, con un’amica. Mi piaceva stare con loro perché imparavo moltissimo. Ho sperimentato l’invisibilità agli occhi dei passanti stando seduta con loro sui marciapiedi. La vergogna, l’imbarazzo, la paura o il senso di colpa dei cittadini mi rendevano trasparente. Ma loro non sanno cosa si perdono… che tesoro c’è nelle vite di quegli angeli in borghese…

Dove possono trovarti le persone che sono in cerca dei tuoi preziosi progetti?

Lavoro a Torino ma amo viaggiare perciò potrei essere ovunque. Gli incontri hanno una cadenza mensile e durano un’intera giornata. Preferisco lavorare in presenza, anche individualmente; mi hanno chiesto però di creare il materiale video da distribuire online per chi è troppo lontano.

A ottobre comincerà il nuovo ciclo di Accademia della Dea (tutte le info su accademiadelladea.it) e a gennaio il Cammino di Michele (info su chiarapavan.com), mentre in sede a Torino verranno proposte le varie attività visionabili sulla sezione eventi di chiarapavan.com.

Oggi, grazie all’imponente bagaglio di esperienze acquisite, promuovo i miei percorsi di crescita che consistono ne l’Accademia della Dea per le donne e il Cammino di Michele per gli uomini, percorsi che hanno come obiettivo quello di riaccendere la fiamma interiore, di accompagnare i ricercatori spirituali alla Liberazione dando loro la possibilità di tornare a se stessi. Per stare bene e per contribuire alla pace sociale.

CONTATTI

CHIARA PAVAN, operatrice olistica-conduttrice di percorsi di Consapevolezza

Tel. 392.3755896

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Il sito

Il sito dell’Accademia della Dea

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