Se c’è una cosa che invidio agli americani
E che qui da noi è pressoché sconosciuta
E’ il loro gran gioire ed elargire a piene mani
Quando il destino di perfetti sconosciuti muta.
Tanto di cappello a chi tocca i vertici del successo
E maggiormente se ha origini non certo blasonate
Gli riconoscono il merito e non è mai un eccesso
Parlare del fenomeno in tivù e giornalistiche testate.
Borse di studio, finanziamenti di incredibili progetti
Considerati un vanto immenso per la nazione tutta
Da un’aura di incondizionata ammirazione i protetti
Ché il meritato successo non è mai una cosa brutta.
Mentre qui da noi scatta la critica ad ogni costo
Cercano anche il pelo nell’uovo in modo ossessivo
L’invidia attanaglia chi vorrebbe prenderne il posto
A denti stretti fanno buon viso a cattivo gioco passivo.
Mettere i bastoni tra le ruote e offuscare l’immagine
Proprio a quei campioni che tutto il mondo ci invidia
Burocrati che applicano la legge con corone di spine
Ma che si chiamano fuori nella recita della commedia.
Campioni come Sinner, l’Italia del tennis: mai avuti!
Ha vinto praticamente tutto: è numero uno al mondo
Ma più del merito sottolineano quel “doping” che rifiuti
Pur soffrendo, lui tira dritto con vittorie a tutto tondo.
Jannik Sinner: talento fuori dal comune, non se la tira
Educato, gentile, modesto, e mai parole fuori posto
Il figlio che ogni mamma vorrebbe avere e lo ammira
Vince, e con una grazia sì leggera questo atleta tosto.
Maria Rosa Bernasconi