Comprensione: voce del verbo vivere | di Franca Spagnolo

da | 17 Agosto 2024 | Arte, Attualità, Libri

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima.(George Bernard Shaw)

Si racconta che Dio volle fare l’uomo a sua immagine e somiglianza così prese il fango dalla terra, lo plasmò poi soffiò nelle narici un alito di vita e trasformò quella materia in anima vivente.

Avete mai provato a manipolare un pezzo d’argilla? Credo sia un’esperienza sensoriale fantastica. Sentire tra mani la materia che proviene dalla terra riesce a farti vivere l’istante in cui “TUTTO” ha avuto inizio… Quel soffio divino lo senti scorrerti dentro come fosse torrente che bagna il fango, il profumo misto di terra e vita al di là degli occhi, fermo tra narici e gola, trasforma quel contatto in un momento di pura gioia. Provate…non bisogna essere scultori per regalarsi certe emozioni.  

In questo articolo desidero parlarvi di uno tra i pittori naif italiani più noti. I paesaggi dei suoi dipinti ritraggono luoghi della pianura padana e soprattutto animali esotici e selvaggi. Avete già capito di chi sto parlando? Mi riferisco al grande Antonio Ligabue.

Devo ammetterlo, adoro Antonio Ligabue! Sono affascinata da ogni piccola sfumatura del suo immenso “essere”.

Nato a Zurigo il 18 dicembre nel 1899, figlio di un’italiana emigrata venne dato in affidamento a una famiglia tedesca che però non legittimò l’adozione. La vita di questo Artista autodidatta è contrassegnata da dolore ed emarginazione. Nel 1913 entrò in un collegio per bambini disabili dove si distinse per le doti artistiche ma anche per la cattiva condotta. Nel 1917 fu curato in una clinica psichiatrica dove rimase per alcuni mesi. Qualche anno dopo venne espulso dalla Svizzera e tornò in Italia vivendo una vita da nomade ma continuando a esprimere la sua genialità attraverso la pittura e plasmando sculture in argilla. Lo scultore e pittore Marino Mazzacurati scoprì il talento di Ligabue offrendo all’Artista la possibilità di coltivare la sua grandissima dote. Nel 1961 Mazzacurati insieme a Giancarlo Vigorelli organizzarono un’esposizione alla Galleria La Barcaccia di Roma presentando al pubblico alcuni dipinti di Ligabue. Da quel momento Ligabue venne consacrato a livello nazionale.    

Molti conoscono l’Artista pittore, ma questo genio incompreso, nacque come disegnatore e scultore. Lui amava la materia docile – la terra del Po -, che attraverso le mani e la sua arte, riusciva ad addomesticare dando sfogo a quella pulsione incontenibile tipica dei geni…la creatività.

Ligabue masticava la terra amalgamandola alla saliva per renderla omogenea, morbida, umile serva a cospetto della sua brutale innata potenza artistica. Dopo aver abbozzato la figura, definiva i dettagli con la pressione delle mani, colpendo la materia con i pollici e rifinendo tutto con un oggetto affilato. Ogni dettaglio prendeva forma percorrendo il confine sottile che separa la coscienza umana dall’animale primordiale, che vive nutrendosi d’istinto.

L’opera di cui voglio parlarvi si intitola: Animali in lotta. Scultura in creta modellata da Ligabue tra il 1936 – 1942, rappresenta la lotta tra una lince e un gatto selvatico.  Un’opera di una bellezza potenza suggestiva da togliere il fiato. La rabbia, l’aggressività dei due felini sembra venir fuori da una sorta di incanto dentro cui l’Artista si è calato tirando fuori l’angoscia di un animale ferito che estrae gli artigli per difendersi. I corpi possenti, le bocche spalancate, gli occhi fissi e algidi sull’avversario pronto a lanciarsi.  Dinanzi tanta magnificenza il respiro diventa affannoso come fosse quello delle belve feroci. Nella tensione dei muscoli tesi affiora la potenza barbara di un’anima inquieta. Si viene rapiti dall’immagine di una lotta combattuta da chi sa che sopravvivere vuol dire mostrarsi forti anche quando il dolore è così lacerante d’averti reso debole.

Sono passati molti anni da quando un meraviglioso uomo di nome Antonio Ligabue nella consapevolezza del suo immenso dolore, creava magnifiche sculture, disegni e dipinti che il più delle volte donava in cambio di un bicchiere di vino o un momento di attenzione. Eppure ciò che è stato questo Artista, il suo immenso talento, la sensibilità, l’amore, sono rimasti lì…attaccati alle sue opere che parlano di purezza, natura, colori vividi di un’esistenza passata a desiderare solo d’essere compreso

Comprensione: voce del verbo vivere.

Namasté

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