“Guarda gli alberi, guarda gli uccelli, guarda le nuvole, le stelle… e se hai occhi potrai vedere che l’esistenza intera è ricolma di gioia. Ogni cosa è felicità pura. Gli alberi sono felici senza alcun motivo; non diventeranno primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi – non hanno nemmeno un conto in banca! Guarda i fiori. È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione.” Osho
La natura è un lembo di pace in mezzo al trambusto della vita che rincorre il tempo. La vegetazione è il posto dove l’anima si culla al fruscio delle foglie mosse dal vento perché ogni “spirito” offra il suo respiro al mondo. L’eternità è oltre il pensiero, al di là delle stagioni. É la luna che si specchia nel sole e poi cala per riemergere più luminosa. La natura è donna – madre di tutti -, rifugio di chi le parla in silenzio e in quel dialogo che affonda nelle emozioni, ritrova se stesso.
Ci sono luoghi che sentiamo nostri, li percepiamo come fossero parte di noi – siti magici – , posti dove si cammina sulla storia di civiltà passate ancora vive come energie. Esiste tra noi e queste civiltà una connessione che appartiene al mondo delle vibrazioni, a quello straordinario universo sensoriale che si desta ogni volta che il divino ci mostra la sua grandezza.
Molti conoscono il mare bellissimo della Sardegna: il fascino straordinario delle spiagge bianche, posti incontaminati che sembrano il riflesso del Regno celeste. La Sardegna però è molto altro. Linterno di questa straordinaria isola offre ai visitatori molte attrazioni naturalistiche: grotte dall’aspetto suggestivo per colori e forme, fonti sacre e…villaggi nuragici – argomento di questo articolo -.
La civiltà nuragica era una popolazione che viveva in Sardegna intorno al II secolo d. C. – il nome “nuragica” deriva da nuraghi, torri monumentali – dimora del capo spirituale di queste tribù, il quale deteneva poteri religiosi, politici e militari. Intorno la torre considerata anche sacra dimora e fortezza, sorgeva il villaggio costituito da capanne a base circolare, anche se in alcune comunità montane la popolazione aveva rifugio nelle caverne rese confortevoli dal sughero e il legno. Le torri nuragiche venivano utilizzate oltre come nascondigli in caso di pericolo, anche come sedi religiose, tombe – l’altezza di questi edifici veniva sfruttata anche per osservare gli astri e il cielo -. Il popolo nuragico aveva una conoscenza molto profonda di quelle che sono le energie della natura: sapeva utilizzarle a beneficio del proprio corpo ma soprattutto a ristabilire l’equilibrio energetico dove ogni respiro segue il cammino armonico della luce.
Dopo l’espansione della civiltà nuragica, i nuraghi divennero fabbricazioni sempre più articolate, collegate tra loro da corridoi sotterranei. Gli edifici utilizzati come luoghi di culto, venivano edificati in correlazione alla posizione del sole, all’energia della luce al respiro magnetico della terra. Ogni luogo sacro aveva forme particolari che andavano ad amplificare il magnetismo già presente nel luogo scelto. L’acqua dei pozzi dove avvenivano le purificazioni, era un acqua vibrazionale capace di allineare istantaneamente i chakra: e proprio quel magnetismo si percepisce percorrendo il Villaggio Santuario Romanzesur.
Romanzesur è un sito archeologico che si trova a 13 chilometri da Bitti, in provincia di Nuoro. Completamente immerso nel bosco tra file di alberi da sughero che sembrano tracciare il percorso sensoriale fra storia, bellezza, natura, spiritualità e fascino. Tutto ciò che possiamo ammirare in questo luogo suggestivo è frutto di diverse campagne di scavi effettuate tra la fine degli anni ‘80 e il 2001. Il complesso archeologico comprende il pozzo sacro, due templi, un anfiteatro, un labirinto e un centinaio di capanne.
Il percorso nel Romanzesur, si apre davanti un labirinto di muri concentrici che evocano i viaggi tortuosi dell’anima in cammino verso la luce. Tra capanne, templi e aree di fitta vegetazione, ogni pietra racconta una storia, e lo spirito di chi ha vissuto, fluttua tra le foglie, restituendo al mondo il soffio di quella vita.
Il cuore del villaggio è il tempio a pozzo o pozzo sacro costituito da ambienti che ricordano quelli gradonati tipici dei teatri. L’intera superficie circoscrive l’area dedicata ai cerimoniali dove si svolgevano funzioni collettive legate al culto dell’acqua. Quando all’inizio parlavo di “connessione” mi riferivo proprio allo scambio tra materia e spiritualità, natura e uomo. Il pozzo sacro è uno degli ambienti del sito archeologico dove ci si ferma e si può avvertire il flusso di madre natura: la potenza del simbolo della vita e della rinascita. Si viene pervasi da una sensazione di tranquillità e pace che annulla la realtà, abbandonati nello spazio dove l’inconscio parla restituendoci il mondo che abbiamo dimenticato.
Le emozioni da vivere passeggiando in un luogo che definirei oltre che di altissimo livello archeologico, anche di ampio valore spirituale, sono tante. Credo che descrivere in modo dettagliato l’intero villaggio, ne potrebbe attenuare le suggestioni, alterandone la potenza vibrazionale che non può sfociare dall’aspettativa del sentito dire ma deve nascere nell’istante in cui si vive.
Bisogna custodire gelosamente quei momenti di dialogo con madre natura. Tutto quello che ci offre in dono appartiene a noi, alla nostra anima e quella dei nostri antenati che sono tra noi: in mezzo le pietre, il sughero, le foglie, il sole e il ciclo della luna che si specchia nelle acque della nostra coscienza.
Namasté
Franca Spagnolo
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