Alcune volte i dialoghi più belli, non avvengono nei caffè affollati ma nell’aria, tra un pensiero e l’altro, tra una domanda e una risposta che sembra arrivare da un luogo senza tempo.
Questa intervista non è una semplice conversazione, un incontro con un’anima che ha vissuto l’inferno senza smettere di cercare il paradiso. Alda Merini parla con la leggerezza di chi ha fatto pace con il mondo, con la serenità di chi ha smesso di prendersi troppo sul serio e con la profondità di chi ha amato senza misura. Qui, tra parole che sorridono e frasi che accarezzano, c’è il ritratto di una donna che non ha mai avuto paura di essere se stessa. Un’anima che oltre la vita, continua a bussare alle nostre finestre aperte, ricordandoci che la poesia non muore mai.
Franca: Ciao Alda, grazie per il tempo che mi dedicherai.
Alda: Io vivo nell’eterno, il tempo non mi appartiene adesso e forse neppure prima. Dimmi tutto.
Franca: Anche la poesia non ha tempo, perciò adesso senti di stare nel posto giusto?
Alda: Oh, cara mia, la poesia non ha tempo e nemmeno domicilio fisso. Io sto dove mi cercano, dove mi leggono, dove mi pensano. E sai una cosa? Sto anche nei bar pieni di fumo.
Franca: Ah… e tu fumi ancora?
Alda: No, ma se avessi una sigaretta tra le dita, probabilmente mi piacerebbe fumarla in silenzio, come un piccolo rito, un respiro sospeso. Vedi, la sigaretta è un po’ come la vita, è fatta di fumo e vuoto, e in quel vuoto ci troviamo spesso. L’eternità è ovunque…basta sentirla.
Franca: Dove altro sei?
Alda: Nelle risate! Negli occhi che si cercano e negli occhi che si capiscono. Mi chiedevi se questo è il posto giusto? Diciamo che finalmente nessuno mi dice più di stare zitta.
Franca: Tu sei sempre stata anima, l’anima nessuno può farla tacere.
Alda: Ah ma ci hanno provato, eh! Con le camicie di forza, con le pillole, con le etichette appiccicate sulla fronte. Solo che l’anima è come un gatto randagio: lo butti fuori dalla porta e rientra dalla finestra, con gli occhi accesi di notte. Io ho sempre lasciata aperta quella finestra.
Franca: Chi altro è entrato da quella finestra?
Alda: Oh, di tutto! La luna, per prima. E poi l’amore, sempre zoppo ma testardo. I matti, che sono i miei fratelli d’anima. Le parole, che mica le puoi fermare con un lucchetto. E poi il dolore, che si credeva padrone di casa. Ma io gli ho fatto spazio, accanto al caffè e gli ho detto: “va bene, siediti pure, ma sappi che qui si ride lo stesso”.
Franca: Dolore e caffè, bel connubio: emozione ed energia. Il dolore nutre l’energia? Quanto hai riso insieme al dolore?
Alda: Ho riso tanto. A volte di lui, a volte con lui, che poi è la stessa cosa. Il dolore è come un vecchio amante…ti fa piangere, ti sfianca, ma poi ti insegna a ballare scalza sulle note strampalate della vita. E quando ti accorgi che senza di lui, non saresti quella che sei, lo ringrazi e gli offri un altro caffè. Perché l’energia vera non è non soffrire. È prendere il dolore per mano e fargli vedere quanto può essere bello il mondo, nonostante tutto.
Franca: Cito una tua frase: “Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro”. In che posto vive il cuore di una scrittrice?
Alda: Il cuore di una scrittrice vive nel luogo più strano e incerto che esista. É sospeso tra il passato e il futuro, tra il sogno e la realtà. È un po’ come una vecchia libreria, con scaffali vuoti e polverosi pieni di storie da scrivere, e un angolo dove il dolore si siede con una tazzina da tè. Vive sempre qualche passo indietro, si, perché quando scrivo, non racconto mai il presente, ma lo respiro attraverso i ricordi, le lacrime, le parole non dette. Ma poi, mentre il cuore è dietro, la mente è avanti a correre verso la luce, a cercare sempre quel passo che manca per andare OLTRE. E in mezzo c’è il sangue, che scrive, che vive, che soffre.
Franca: C’è chi sceglie le parole da non dire, come suggerivi tu, ma ci sono parole che andrebbero sempre dette? Quali?
Alda: Certo! Tutte quelle che vorremmo sentirci dire: capisco, perdonami, resta, grazie, ti amo. Queste parole sono semplici ma potenti. Comprensione, perdono (a volte l’orgoglio pesa più del peccato), la gratitudine, mia cara, è il fiore più bello che possiamo lasciare dietro di noi. Il ti amo, senza calcoli, riserve, senza paura di sembrare ridicoli. Le parole non dette sono eleganti, certo. Ma quelle giuste sono rivoluzionarie.
Franca: Alda Merini è una rivoluzionaria?
Alda: Certo! Ho fatto la rivoluzione della fragilità, in un mondo che voleva solo forza. Ho difeso la follia come un dono, quando tutti la chiamavano malattia. Ho amato senza vergogna, senza misura, senza paura di cadere. La cosa più rivoluzionaria che ho fatto? Sono rimasta me stessa, sempre, anche quando volevano cambiarmi, curarmi, zittirmi. Se questo non è fare la rivoluzione, allora non so cosa sia.
Franca: Hai scritto che la cattiveria è degli sciocchi, che non hanno capito che non vivranno in eterno. Ma se l’anima è eterna, gli sciocchi saranno cattivi per sempre?
Alda: Bella domanda! Ma vedi, l’eternità non cambia mica le persone, le smaschera. Gli sciocchi, quelli che credono di avere tempo per l’odio, forse si porteranno dietro la loro miseria anche nell’aldilà, finché non si stancheranno di essere così piccoli. Ma l’anima è furba, sa aspettare. E prima o poi, anche il più ottuso capisce che l’amore è l’unica cosa che non marcisce. Magari ci mettono un’eternità, ma chissà…anche l’inferno a lungo andare può stancare.
Franca: Si dice che gli Artisti siano anime dannate. Oltre la vita cosa cambia?
Alda: Oh, cambia che finalmente nessuno ci chiede di essere “normali”. Da vivi siamo anime dannate perché sentiamo troppo, amiamo troppo, soffriamo troppo. Perché trasformiamo il dolore in versi, la gioia in pennellate, il silenzio in musica. E questo, agli occhi degli altri, sembra una condanna. Ma OLTRE la vita cambia tutto! Non c’è più peso, giudizio. Rimane solo l’essenza di ciò che abbiamo creato. E sai la cosa buffa? Quelli che ci chiamavano dannati, alla fine ci leggono, ci amano, ci cercano. Forse l’Arte è proprio questo: la nostra piccola immortalità.
Franca: Secondo te, questa chiacchiera come può finire, a parte un buon caffè?
Alda: Può finire con una risata, che è sempre la chiusura più elegante. Oppure con un silenzio pieno, di quelli che non imbarazzano ma fanno compagnia. O magari con una poesia improvvisata, che nasce come nascono i fiori tra le crepe del cemento. Ma sai cosa ti dico? Che le chiacchiere belle non finiscono mai davvero. Restano nell’aria, nei pensieri, nel cuore. Come un buon caffè…o una vecchia poesia che ogni tanto torna a bussare.
Franca: Io lascio porte e finestre aperte, cosa mi rispondi?
Alda: Ti rispondo che ogni tanto quando sentirai uno spiffero, un brivido leggero sulla pelle, una parola che ti viene in mente all’improvviso. Non spaventarti, sarò io che passo a trovarti.
Franca: Grazie anima luminosa, sei la poesia più bella che il cuore mi suggerisce.
Alda: Tienimi con te, tra le righe, tra i sogni, tra i silenzi pieni. Io sarò sempre lì, dove le parole hanno ancora qualcosa da dire.
Namasté
Franca Spagnolo
