Dono d’Amore | di Franca Spagnolo

da | 01 Ottobre 2024 | Attualità, Libri

Dio non poteva essere dappertutto, così ha creato le madri. (Proverbio ebraico)

Quante poesie sono state dedicate alle mamme? Quante opere d’Arte hanno attraversato quel sentimento d’amore madre-figlio trasformandosi in una scultura, un dipinto, una foto, per arrivare ai nostri cuori oltrepassando la linea dove ogni cosa tocca e scopre le radici profonde della vita.

Desidero proporvi una poesia dedicata alla mamma che secondo me racchiude il senso profondo della maternità in cui prima della vita e il miracolo che rappresenta, c’è il pensiero, la ricerca e la consapevolezza del senso materno nella donna.

I versi che sto per presentarvi sono del poeta, drammaturgo, musicista e filosofo indiano (nato a Calcutta 1861 e morto a Śānti Niketan, Bolpur, 1941), premio Nobel per la letteratura 1913 –Rabindranath Tagore–  autore di opere famose in tutto il mondo come Gītāñjali  e  Śiśu. Vi consiglio di approfondire le informazioni che riguardano questo “illuminato”, partendo dalla motivazione per cui gli è stato riconosciuto il premio Nobel della letteratura e che a mio parere definisce il senso della sua grandezza: «Per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale.»  

Maternità

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?

Domandò il bambino a sua madre.

Ed ella pianse e rise allo stesso tempo

e stringendolo al petto gli rispose:

tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,

tu eri il Suo desiderio.

Tu eri nelle bambole della mia infanzia,

in tutte le mie speranze,

in tutti i miei amori, nella mia vita,

nella vita di mia madre,

tu hai vissuto.

Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa

ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,

e mentre contemplo il tuo viso,

l’onda del mistero mi sommerge

perché tu che appartieni a tutti,

tu mi sei stato donato.

E per paura che tu fugga via

ti tengo stretto nel mio cuore.

Quale magia ha dunque affidato il tesoro

del mondo nelle mie esili braccia?

Le parole che il poeta scrive ispirandosi alla mamma, transitano lungo il cordone ombelicale che l’ha nutrito per nove mesi. Narrano indagando nello strato più intimo dell’essere donna e mamma. Il figlio nell’interrogare la madre si confessa… attraverso il dialogo, rivela la consapevolezza sull’origine dell’esistenza stessa. La maternità è una scelta che ogni giorno una donna fa, e perciò non deve rappresentare un ruolo in cui tutto è scontato e obbligatorio rispetto il modello che la società costruisce intorno a l’essere “femmina”. Si sceglie di donare la vita, si accetta il dono d’amore offerto da: “Lo Spirito immortale” che èl’origine di tutte le cose. Rabindranath Tagore mette in luce la paura e la gioia, il riso e il pianto delle donne che sentono il peso del dono che hanno ricevuto e che spesso le porta a credere di non essere all’altezza di tanta grandezza -“Quale magia ha dunque affidato il tesoro del mondo nelle mie esili braccia?”-  ma nello stesso tempo c’è un richiamo alla consapevolezza del poter creare la Magia.

La maternità è quel sentimento d’amore che lega la natura a ogni essere vivente. Tutto ciò che collega l’umanità alla potenza dell’Universo dà origine al miracolo della vita. Esiste un passaggio diretto tra natura e vita che si chiama Donna, l’UNICA tra gli esseri umani capace di creare la più grande MAGIA nel mondo e per il mondo: LA VITA.

Namasté

Franca Spagnolo

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