Franco Maresco, Io e il Jazz: “Charlie Parker: 70 anni dalla morte con il jazz visto dalla luna”

da | 07 Marzo 2025 | Eventi, Musica

Franco Maresco, Io e il Jazz. “Charlie Parker: 70 anni dalla morte con il jazz visto dalla luna”. Martedì 11 marzo, ore 21:15 – Real Teatro Santa Cecilia. Dopo il sold out degli abbonamenti, disponibili i biglietti dei singoli appuntamenti al botteghino.

Palermo 7 marzo. La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group continua con successo la programmazione della rassegna Io e il Jazz al Real Teatro Santa Cecilia di cui Franco Maresco, su invito del presidente e fondatore del Brass Group Ignazio Garsia, cura la direzione artistica. Appuntamento martedì 11 maro alle ore 21.15 con l’incontro dal tema Il jazz visto dalla luna A 70 anni dalla morte. Franco Maresco racconta Charlie Parker con scritti inediti di Tony Scott, immagini e testimonianze rare, Umberto Cantone (voce recitante).

Franco Maresco, per questo ottavo appuntamento di “Io e il Jazz” ospita Umberto Cantone, in occasione del settantesimo anniversario della scomparsa di uno dei più influenti musicisti della storia del jazz, Charlie Parker Una grande passione di Maresco, quella per il jazz, nata alla metà degli anni ‘70 proprio durante i concerti al Brass Group, prima allo scantinato di Via Duca della Verdura e in seguito a Palazzo Butera, attualmente sede di un prestigioso museo internazionale, e poi ancora al Teatro Golden. Ed è lo stesso regista che ha ideato questa iniziativa che comprende 11 incontri tra musica, cinema, televisione (“e altre divagazioni”, recita il sottotitolo).

Charlie Parker, conosciuto anche con il soprannome di “Bird”, è stato un pioniere del bebop e ha influenzato profondamente il panorama musicale del XX secolo. La sua innovativa tecnica al sax contralto e le sue improvvisazioni audaci hanno trasformato il modo di concepire il jazz, ponendo le basi per le generazioni future di musicisti. A settant’anni dalla sua morte, l’eredità artistica di Parker rimane viva e continua a ispirare artisti di ogni genere e pubblico in tutto il mondo.

Durante l’evento, Franco Maresco racconterà la vita e l’opera di Parker attraverso una serie di scritti inediti del noto musicista e compositore Tony Scott, un contemporaneo di Parker che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del jazz moderno. Questi documenti, mai pubblicati prima, offrono un insight unico sulla personalità complessa e sul talento straordinario di Parker.

L’accompagnamento musicale sarà arricchito dalla voce recitante di Umberto Cantone, che darà vita a testi selezionati e narrazioni evocative, creando un’atmosfera coinvolgente e suggestiva. La serata si propone di portare il pubblico in un viaggio attraverso la vita di Parker, evidenziando non solo le sue conquiste artistiche, ma anche le sfide personali che ha dovuto affrontare.

“Il jazz visto dalla luna” è un’opportunità imperdibile per gli appassionati di musica e cultura, nonché per chi desidera approfondire la conoscenza di uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi. La combinazione di parole, immagini e suoni offrirà un’esperienza multisensoriale che onorerà la memoria di Parker, facendo emergere l’intensità emotiva della sua musica. L’appuntamento si colloca all’interno di una serie di eventi organizzati per celebrare la storia del jazz e le sue icone. L’obiettivo è quello di promuovere la cultura musicale e incoraggiare il pubblico a riscoprire l’importanza del jazz come forma d’arte vivente e in continua evoluzione. Partecipano Salvatore Bonafede (pianoforte), Vito Giordano (tromba e flicorno) e Nicola Gianmarinaro (clarinetto e sax tenore).

Parker nasce a Kansas City nel 1920, Charlie Parker, ed è lì che debutta nel 1937, con orchestre mainstream e gruppi blues. È con uno di questi che, nel 1941, arriva sulla scena newyorkese. In quel periodo, ha già intrapreso la strada verso un stile personalissimo, estremamente innovativo, che svilupperà ulteriormente, fino a fare di lui uno dei padri fondatori del jazz moderno. Nel 1947, si stabilisce definitivamente a New York e, assieme a Dizzy Gillespie, Thelonius Monk, Charlie Christian, Kenny Clarke, Bud Powell, Max Roach e altri giovani musicisti afroamericani, che avvertono l’esigenza di evadere dalla prigione dello swing, ormai industrializzato e stereotipato dalle grandi orchestre bianche, dà origine a melodie insolite, decisamente non orecchiabili, costruite con frasi staccate, energiche, e intervalli a dir poco inusitati: è il be-bop, che esordisce nei locali della 52ª strada, sconvolgendo chi va ad ascoltarlo. Parker, con il suo sax alto, è ineguagliabile per tecnica e immaginazione. Un solista stupefacente, esplosivo, in grado di improvvisare a velocità sorprendente.

Bird e i bopper strappano dal jazz l’etichetta di «espressione popolare» e considerano sé stessi, per la prima volta nella storia di questa musica, musicisti “seri”, artisti, non semplicemente esecutori. Assumono atteggiamenti del tutto originali, diventando presto simboli di un radicale anticonformismo sociale, oggetto – come la loro musica – di derisione da parte dell’opinione pubblica più conservatrice.

Lo stesso accadrà, pochissimi anni dopo, con i giovani poeti e scrittori della Beat Generation, prevalentemente bianchi, alla ricerca di alternative alla vita “in giacca e cravatta” proposta loro dal sistema: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs e altri ancora si fanno cantori di questa generazione, lasciandosi sedurre, non a caso, dalla musica e dalle abitudini dei bopper, e facendo di Charlie Parker quasi una divinità, in vita e in morte.

La Sicilia ha un rapporto speciale con il jazz, consolidato dal lavoro della Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group, che quest’anno celebra più di 50 anni di attività. La nostra terra ha una sensibilità unica, capace di accogliere e rielaborare culture e linguaggi diversi, e il jazz è perfetto per questa terra. Il jazz, con la sua capacità di mescolare influenze e reinventarsi, rispecchia l’anima della Sicilia: un luogo aperto e in continuo dialogo con il mondo. La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana oramai è un simbolo di questa connessione. Portare avanti una realtà come il Brass Group per oltre 50 anni, con concerti, eventi e progetti di respiro internazionale, non è solo un risultato straordinario, ma anche una testimonianza del valore della cultura e dell’arte come pilastri della comunità. E su questo argomento interviene Franco Maresco.

Franco Maresco interviene invece nel suo rapporto con il jazz: Maresco e Garsia, due grandi che hanno dedicato la vita alla cultura in simbiosi con il jazz. Ha mai pensato di realizzare un film con una big band? E il Brass Group quanto ha avuto peso nell’ ispirazione dei suoi film?

I primi musicisti jazz li ho incontrati in carne ed ossa al Brass. Prima li vedevo solo in televisione, come un evento, visto che l’epoca internettiana era lontana. Vederli dal vivo fu esaltante. Assistevo alle performance di Ignazio Garsia che suonava o a volte accompagnava gli ospiti. Mi piaceva come suonava, il suo tocco swing. Cominciai a fare programmi a Radio Palermo Centrale. La mia era una rubrica di jazz, facevo interviste ai protagonisti delle stagioni del Brass e poi le mandavo in onda. Col Brass continuai ad avere rapporti anche quando cominciai a lavorare in televisione. In coppia con Ciprì, dal 1986, collaboravamo con TVM. A quel tempo era più costoso realizzare cortometraggi e allora proponemmo uno scambio a quell’emittente: loro ci mettevano loro a disposizione sofisticate attrezzature e noi realizzavamo dei programmi. Si trattava di contenitori come “Interno Notte”, che conducevo insieme a Umberto Cantone, una sorta di “Fuori orario” di Ghezzi tutto palermitano. Oppure “Jazz, Blues ed altro”, in cui io presentavo dei corti di jazz americani all’epoca dello swing. Spesso costruivo un discorso quanto più possibile organico intorno a questi documenti con grandi artisti come Hank Jones e Benny Golson. Facevamo delle vere e proprie puntate speciali col Brass, qualche volta riprendendo pure la Big Band. Una delle serate che riprendemmo fu quella del 1994, quando la Big Band fu diretta da Clark Terry, colui che era stato, negli anni ’50, un pilastro fondamentale dell’orchestra di Ellington. E non mancammo nemmeno quando arrivò Günter Schuller, uno dei personaggi fondamentali nella storia del jazz, pensiamo solo ai dischi fatti con Miles Davis e con Gil Evans. Venne a Palermo per dirigere “Porgy and Bess” versione Evans – Davis.  Con lui, tra gli altri, c’era Paolo Fresu alla tromba e rimanemmo diversi giorni a raccontare con le immagini quell’evento. Documentammo pure i suoi seminari. Questo e tanto altro del passato mi lega a Ignazio Garsia. Il Brass Group ci ha fatto conoscere i grandi che arrivavano qui, indimenticabili maestri come Oscar Peterson e Ray Brown. Per questo mi fa piacere tornare a collaborare al Brass, perché è come tornare a casa. E’ un’oasi nel deserto presente di una Palermo ormai imbarbarita, di un mondo finito. Non ci rimane che il passato da celebrare. Una celebrazione che un giovane, se vuole, può cogliere, con pazienza e dedizione”.

Programma della Rassegna “Io e il Jazz”

Martedì 11 marzo, ore 21:15

Il jazz visto dalla luna A 70 anni dalla morte.

Franco Maresco racconta Charlie Parker con scritti inediti di Tony Scott, immagini e testimonianze rare. Umberto Cantone (voce recitante).

Martedì 25 marzo, ore 21:15

A qualcuno piace FRED

L’America a volo d’angelo nei musical di Fred Astaire.

Martedì 15 aprile, ore 21:15

Stanley in jazz

Alcune delle più celebri sequenze dei film di Kubrick rimusicate in chiave jazz.

Letture di Umberto Cantone.

Martedì 29 aprile, ore 21:15

Non è mai troppo jazz

Il jazz in Italia visto dalla televisione.

A cura della redazione di Fuori Orario, lo storico programma di Rai3 inventato da Enrico Ghezzi.

Con Fulvio Baglivi.

Io e il Jazz

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