I rischi dell’Avvocatura nel Mondo e il Diritto di Difesa | di Avv. Aurora d’Errico

da | 30 Gennaio 2025 | Attualità, Libri

Oggi, vorrei ricordare quella che è stata definita: “La giornata internazionale degli avvocati in pericolo”, che si celebra fin dal 2009, il 24 gennaio di ogni anno, per mantenere in vita l’attenzione dell’opinione pubblica sul ruolo dei miei colleghi avvocati che, in moltissimi Paesi del nostro pianeta, sono colpiti da regimi autoritari nell’esercizio delle loro funzioni difensive.

L’idea della Fondazione che ha dato origine a tale ricorrenza annuale, è nata con il fine di ricordare la situazione che subiscono molti colleghi in diverse parti del mondo, che si battono per un giusto processo, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali. Secondo l’IDHAE (Istituto dei Diritti Dell’uomo degli Avvocati Europei), sono circa un migliaio gli avvocati che negli ultimi anni sono stati minacciati, torturati, imprigionati e talvolta uccisi, per il solo fatto di difendere i diritti dei loro assistiti.

Così, ogni anno, l’attenzione è dedicata ad un particolare Paese dove la persecuzione degli avvocati, soprattutto quelli che si dedicano alla difesa e alla protezione dei diritti umani, impediscono di fatto, di esercitare liberamente la professione dell’avvocatura.

Quindi, accanto ai magistrati e agli operatori delle forze dell’ordine, che rischiano, in alcuni casi, la loro vita nello svolgimento delle loro funzioni, si annovera anche la categoria degli avvocati nell’esercizio del diritto alla difesa. Molti sono stati in questi anni, gli episodi ricordati: il massacro di Atocha, a Madrid (24 gennaio del 1977), in cui furono uccisi ben cinque avvocati esperti in diritto del lavoro, nel periodo di transizione tra la dittatura Franchista e la democrazia; in Colombia, dove un centinaio di colleghi sono stati arrestati e incriminati dalle autorità, spesso accusati di “eversione” o “terrorismo”, molti dei quali sono stati uccisi. Stessa cosa è accaduta a Bogotà, dove i colleghi che si sono occupati di cause ambientali e di vertenze sindacali, sono stati arrestati a migliaia per “complicità” accanto ai loro clienti.

Ed ancora nell’Azerbaigian, in cui agli avvocati non è consentito difendere coloro che vengono accusati di reati politici, oppure in Arabia Saudita, dove molti colleghi sono stati arrestati, tra cui l’avvocato Waleed Abu Al Khair, portavoce delle violazioni dei diritti umani nel suo Paese. E poi, l’Egitto dove il collega Ibrahim Metwally Hegazy, che si è occupato principalmente delle sparizioni forzate, è stato arrestato e sottoposto a torture fisiche e psicologiche.

In Cina, la collega Zhang Zhan è stata condannata a quattro anni di carcere solo per aver raccontato in diretta da Wuhan della crisi del Covid. In Pakistan, molte colleghe hanno subito violenze di ogni tipo, tra cui anche stupri e vere e proprie esecuzioni, come nel caso di Tahir Elci, presidente degli avvocati di Diyarbakir. In tutti questi Stati citati, la professione dell’avvocato viene esposta ad ogni tipo di attacco, non solo attraverso intimidazioni, incarcerazioni, uccisioni e torture da parte del potere governativo, ma anche da formazioni criminali. Sono gli stessi governi che spesso boicottano l’attività difensiva dei legali. Basti pensare che solo in Turchia, ad esempio, oltre seicento colleghi sono stati condannati a diversi anni di reclusione, solo perché colpevoli di aver esercitato fedelmente il mandato difensivo, nell’interesse esclusivo dei loro clienti.

Tanti i nomi dei colleghi turchi arrestati: Selcuck Kozagacli, Bartim Timtik, sorella di Ebru Timtik, morta in carcere dopo moltissimi giorni di sciopero della fame per il rigetto di tutte le istanze di scarcerazione per le sue gravissime condizioni di salute. Ebru, era una collega turca, impegnata nella difesa dei diritti umani, condannata a tredici anni di carcere, ormai diventata simbolo del diritto di difesa degli avvocati, era stata arrestata perché accusata di far parte di un gruppo considerato terrorista da Ankara.

In quasi tutti i Paesi citati, i vari governi utilizzano la carcerazione preventiva e il processo penale non come mezzo di accertamento della verità, ma come strumento di repressione atto ad impedire quel diritto di difesa, ovvero quel complesso di attività volte a sostenere le ragioni di un soggetto nel contesto di un giudizio e a controbattere quelle avversarie, diritto che dovrebbe essere garantito a tutti gli esseri umani negli ordinamenti giuridici moderni.

E, tale difesa, si realizza con il diritto e dovere di avere un difensore, ovvero un avvocato che guidi la parte nel processo attraverso consigli tecnici, giuridici, che mirino a dibattere la posizione dell’imputato, a sostegno della propria innocenza. Il diritto alla difesa sancito all’art. 24 della nostra Costituzione è stato annoverato fra “quelli inviolabili dell’uomo”, perché in questo modo si rende concreto e non soltanto apparente il diritto alla prestazione giurisdizionale, che è fondamentale in ogni ordinamento basato sulle esigenze indefettibili della giustizia e sui cardini dello Stato di diritto”.

E tale principio, dovrebbe trovare attuazione uguale per tutti, indipendentemente dall’appartenenza a questo o a quello Stato, se vogliamo che la nostra società si erga a un tassello più alto delle nostre “sorelle scimmie” ed arrivare ad un vero “stato di diritto”.

Del resto, come sosteneva il grande giudice Giovanni Falcone, “perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi sereni nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere”. È sufficiente cioè, che ognuno faccia il proprio dovere fino in fondo, nel rispetto della legge, con dignità professionale in modo da assicurare il raggiungimento della verità processuale, attraverso appunto, una buona e piena difesa.

Avv. Aurora d’Errico

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